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Raffaele Cantone lascia l’Anac con una lunga lettera d’addio: “È un momento difficile”

Immagine di copertina
Raffaele Cantone

La lettera di dimissioni pubblicata sul sito dell'Autorità

Raffaele Cantone lascia l’Anac: le dimissioni

Raffaele Cantone lascia l’Anac. C’erano già state le prime indiscrezioni, ma questa volta è ufficiale: dopo oltre cinque anni alla presidenza dell’autorità Anticorruzione, Cantone lo ha annunciato in prima persona con una lunga lettera d’addio pubblicata sul sito dell’Autorità.

S&D

L’ormai quasi ex presidente ha fatto richiesta per rientrare in magistratura, “che ho sempre considerato la mia casa”. “Tornerò all’Ufficio del massimario presso la Cassazione”, fa sapere, che è dove Cantone prestava servizio prima di essere designato alla guida dell’Anticorruzione.

Il ritorno in magistratura: “È un momento difficile”

La magistratura vive una fase “difficile”, che “mi impedisce di restare spettatore passivo. È una decisione meditata e sofferta ma credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura”, continua nella sua lettera.

“Assistere a quanto sta accadendo, senza poter partecipare concretamente al dibattito interno – scrive Cantone – mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorché partecipe”.

Nel testo della lunga lettera con cui ha annunciato le sue dimissioni, Cantone ha ricordato come nei mesi scorsi avesse già presentato al Csm la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari. Ma “nelle ultime settimane le dolorose vicende da cui il Csm è stato investito hanno tuttavia comportato una dilazione dei tempi tale da rendere non più procrastinabile una decisione”.

Per questo, annuncia, “nella mattina di oggi, con alcuni mesi di anticipo, ho dunque avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura: un atto che implica la conclusione del mio mandato di Presidente dell’Anac, che diverrà effettiva non appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm”.

Cinque anni alla guida dell’Anac

Raffaele Cantone ha assunto la guida dell’Anac poco più di cinque anni fa: il 27 marzo 2014 l’allora premier Matteo Renzi lo propose come presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, nomina confermata dal Parlamento. Il suo mandato sarebbe scaduto a marzo 2020.

“Sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”, scrive nel testo.

Alla presidenza dell’Anac ha dato forte impulso all’attività per prevenire l’infiltrazione della corruzione negli appalti pubblici e agli interventi sulle operazioni sospette o a rischio. Il Mose, l’Expo, la ricostruzione post terremoto nel centro Italia, la riforma del Codice degli appalti sono solo alcuni degli ambiti su cui l’Anac è intervenuta in questi anni.

Forse, per Cantone, qualche riconoscimento in più da parte del governo non sarebbe guastato. “L’Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero”.

“Lascio la presidenza dell’Anac – scrive Cantone – con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero”. ”

Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata ma sarebbe ingeneroso – rimarca Cantone – non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore”.

Le critiche del ministro Bongiorno

E invece da parte del governo arriva qualche critica anche oggi. “L’Anac ha evidenziato che il tema della prevenzione è importante quanto quello della repressione. Ma, detto questo, alcune linee guida e regolamenti dell’Anac non riuscivano a coniugare l’esigenza della trasparenza con quelle dell’efficienza e della rapidità”, ha detto il ministro Giulia Bongiorno al Forum con l’Ansa.

“Ho un ottimo rapporto – ha aggiunto Bongiorno – con Raffaele Cantone, che mi aveva anticipato la decisione di lasciare, non è una sorpresa”. Ma “io l’avevo segnalato a Cantone che si doveva lavorare per snellire. Se per prevenire tutto blocchiamo tutto, non si fa niente”, ha aggiunto il ministro della Pubblica amministrazione.

Immediate le reazioni delle opposizioni. “Siamo molto preoccupati che si corra il rischio di vanificare tutti i significativi passi avanti compiuti dall’Anac nella prevenzione di un fenomeno molto diffuso che è una piaga e un freno alla crescita dell’Italia. Il Pd si impegnerà in ogni modo perché questo patrimonio non vada disperso e la lotta contro la corruzione torni al centro dell’attenzione in Parlamento e nel Paese”, afferma il deputato del Pd Walter Verini.

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