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Partecipate di Stato: la classifica degli stipendi dei top manager

Immagine di copertina
Claudio Descalzi e Alessandro Profumo, amministratori delegati rispettivamente di Eni e Leonardo. Credit: AGF

Eni, Enel, Terna, Poste, Leonardo. Il Governo stringe sulle nomine nelle grandi società a controllo pubblico. Ecco quanto guadagnano i vertici

Il Governo Meloni sta per dare inizio al valzer delle poltrone nelle grandi partecipate di Stato. Entro qualche giorno saranno nominati i nuovi top manager di colossi come Eni, Enel, Terna, Poste Italiane, Leonardo.

Scelte che rifletteranno non solo gli equilibri di forza interni alla maggioranza – con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia a spartirsi le cariche – ma anche certi indirizzi di politica economica dell’esecutivo: ad esempio, Claudio Descalzi, che alla guida di Eni ha spinto forte sugli investimenti nel gas, dovrebbe restare al suo posto malgrado sia alla fine del suo terzo mandato, mentre Francesco Starace, che ha fatto di Enel uno dei principali player europei nel campo delle energie rinnovabili, sarà con ogni probabilità sostituito.

I ruoli apicali nelle società a controllo pubblico sono particolarmente ambiti non soltanto per il prestigio annesso ma anche per gli stipendi d’oro che offrono (a cui corrispondono ovviamente grandi responsabilità).

Tra i top manager delle partecipate, il più ricco oggi è proprio Descalzi, amministratore delegato di Eni dal 2014, quando fu indicato dall’allora premier Matteo Renzi. Milanese doc, 68 anni, Descalzi lavora per il “cane a sei zampe” dal lontano 1981: dopo aver ricoperto diversi incarichi in Africa, è stato per sei anni il braccio destro dell’ex amministratore delegato Paolo Scaroni.

L’anno scorso – dopo le interruzioni registrate sui metanodotti russi – ha affiancato più volte il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nelle missioni del nostro governo in Algeria, Angola, Congo e Qatar per stipulare nuovi accordi di fornitura di metano.

Nel 2021 – ultimo dato disponibile – Descalzi ha ricevuto da Eni un compenso che supera abbondantemente i 7,7 milioni di euro (lordi): alla quota fissa di 1,6 milioni sono stati infatti aggiunti 4,2 milioni di bonus e 1,9 milioni sotto forma di azioni di Eni cedutegli gratuitamente. Il boom dei prezzi del gas ha generato incassi record per il gigante italiano degli idrocarburi, che ha chiuso il 2022 con un utile netto più che raddoppiato rispetto al 2021 (da 5,8 miliardi di euro a 13,8 miliardi).

Tuttavia Eni non è la gemma più preziosa nel ventaglio delle partecipate di Stato. Nel momento in cui scriviamo la società che ha sede all’Eur capitalizza circa 46 miliardi di euro a Piazza Affari, ma c’è chi fa meglio: Enel, che vale oltre 57 miliardi. Eppure, in base alle ultime relazioni sulla remunerazione aziendale, l’amministratore delegato di Enel guadagna leggermente meno rispetto a quello di Eni.

Negli ultimi nove anni la carica è stata ricoperta da Francesco Starace, ma il 67enne romano si avvia come detto verso l’uscita di scena. Nel 2021 il suo stipendio come numero uno di Enel ha sfiorato i 4,5 milioni di euro, di cui 1,52 di quota fissa, 1,45 variabile e 1,3 sotto forma di azioni, a cui vanno sommati poi 166mila euro alla voce “altri compensi”. E intanto Enel ha chiuso il 2022 con 140,5 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 63,9% sul 2021, ma anche con 60 miliardi di euro di debiti.

Al terzo posto nella classifica dei top manager più pagati delle società a controllo pubblico c’è l’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, carica che peraltro è stata rinnovata due anni fa e che dunque non è fra quelle oggetto di trattative tra i partiti di governo. Nel corso del 2021 si sono avvicendati alla guida di Fs l’uscente Gianfranco Battisti e Luigi Ferraris (che è ancora in carica): il gruppo ha riconosciuto 645mila euro a ciascuno di parte fissa, più 125mila euro di quota variabile. Totale: 1,54 milioni. 

Ammonta a poco più di un milione e mezzo anche lo stipendio riconosciuto da Poste Italiane al suo amministratore delegato Matteo Del Fante, in carica da sei anni e quindi giunto alla scadenza del secondo mandato. Fiorentino, 56 anni, Del Fante ha intascato nel 2021 circa 1,2 milioni di compenso fisso, più 375mila euro di quota variabile.

A questa somma sono state aggiunte, però, azioni di Poste del valore di 785mila euro, che portano il totale incassato dal manager a quasi 2,4 milioni di euro. Intanto, nel 2022 il gruppo ha registrato un utile netto pari a circa 1,5 miliardi a fronte di quasi 12 miliardi di euro di ricavi (+6% sull’anno precedente).

Cifre analoghe a quelle guadagnate da Del Fante derivano dalla cabina di comando di Terna, la società che gestisce le infrastrutture dell’energia elettrica italiane. Stefano Donnarumma, 55 anni, ex Acea, nominato dal Governo Conte Bis, ha percepito nel 2021 come amministratore delegato di Terna 2,1 milioni di euro, di cui poco meno di 1,1 milioni di quota fissa, 582mila euro di bonus e azioni per circa 475mila euro. L’anno scorso Terna ha messo a segno ricavi pari a 2,9 miliardi di euro (+13,8% rispetto al 2021). E ora per Donnarumma si vocifera di un passaggio a Enel al posto di Starace.

Una delle nomine più attese è quella al vertice di Leonardo. L’ex Finmeccanica è insieme a Eni l’azienda strategica per eccellenza del Paese e con la corsa al riarmo sta vivendo una fase di grande prosperità: il 2022 è stato archiviato con un risultato netto che sfiora il miliardo di euro (+58% sull’esercizio precedente) e con ordini in aumento del 21%, sebbene l’indebitamento resti molto elevato (3 miliardi).

Negli ultimi sei anni Leonardo è stata amministrata da Alessandro Profumo, manager di lunga esperienza (ex Unicredit e Mps): nel 2021 Profumo ha guadagnato 1,6 milioni di euro tra quota fissa e variabile, più azioni gratuite per circa 150mila euro. 

Strategica è anche la carica di amministratore delegato di Snam, la società che gestisce i metanodotti italiani. I vertici peraltro sono stati rinnovati lo scorso anno, quando l’italo-americano Marco Alverà è stato sostituito con il friulano Stefano Venier, 50 anni, ex Hera. Nel 2022 Snam – trainata dal «business dell’efficienza energetica», come si legge nella relazione finanziaria – ha registrato ricavi per 3,1 miliardi di euro, in crescita dell’11%.

L’anno precedente all’amministratore delegato dell’azienda sono stati riconosciuti 970mila euro di quota fissa e 753mila euro di bonus. Ma Alverà ha intascato anche azioni Snam del valore di 2 milioni di euro: prima di lasciare l’incarico si è così portato a casa la bellezza di 3,7 milioni.

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