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Home » Politica

Orfini a TPI: “Conte non è il futuro del centrosinistra”

"M5S volgari e antipolitici. Il Sì al referendum è sbagliato, la base voterà no": l'ex presidente del Partito Democratico si dissocia così dai vertici dem

 

Orfini a TPI: “M5S e Conte non sono il futuro del centrosinistra.

“Il M5S? È un’alleanza provvisoria. E Conte non è il leader del centrosinistra. Il Pd dovrebbe andare avanti da solo sul referendum e sulle regionali”, ha detto a TPI l’ex presidente del Partito Democratico Matteo Orfini. Tra un panel, un aperitivo e una chiacchierata con i militanti, l’abbiamo intervistato alla Festa dell’Unità a Modena.

Zingaretti ha scelto la linea del sì per il referendum sul taglio dei parlamentari. Questo mette in crisi il Pd?
Io credo sia una decisione sbagliata, lo abbiamo detto anche in direzione. La storia è la cultura politica del Pd dovrebbero portare a votare tutti contro una riforma che noi abbiamo sempre avversato. Abbiamo cambiato prospettiva nell’ultimo voto, voglio ricordare, perché c’erano state promesse di correttivi costituzionali e una nuova legge elettorale – che non ci sono.
Questo è un segno di debolezza di Zingaretti?
Questo si vedrà nel voto. Io intanto registro, e lo sa anche il segretario, che in questi giorni la larga parte dei nostri militanti voteranno per il no.
E’ questo il sentimento sul territorio?
Sì, la base ha fatto una scelta in piena autonomia, diversa dalla linea di Zingaretti. C’è una larghissima prevalenza di sostegno al no, perché non si sostiene la rozzezza di questa riforma. Vedere il simbolo dei Cinque Stelle con la poltrona tagliata è proprio una volgarità anti democratica.
Perché lei voterà no? Quali sono le ragioni profonde?
Noi siamo stati favorevoli a un taglio dei parlamentari, ma per il superamento del bicameralismo perfetto. Sostanzialmente abbiamo una macchina che non funziona: con due Camere che fanno la stessa cosa e si rimpallano le leggi. Un taglio secco, senza le riforme adeguate, in realtà complica le cose. Con la legge elettorale attuale rende difficile per una minoranza acquisire un potere e lascia i territori privi di rappresentanza. Ci saranno regioni e territori senza un rappresentante, che non è una sciocchezza. Perché poi quando c’è da difendere l’ospedale che viene chiuso, la scuola che non funziona, l’ufficio postale che viene ridotto…Insomma, gli interessi del territorio, poi chi lo fa?
Per i Cinque Stelle si tratta di una bandiera contro la casta. E’ così anche per quella parte del Pd che voterà Sì?
E’ ridicolo che oggi quelli che promuovono il Si sono tutti esponenti del governo. Quindi eviterei questi argomenti un po’ ridicoli e antipolitici.

In che cosa questo referendum è diverso da quello di Renzi del 2016? Quella volta la sconfitta portò alle dimissioni…
Quella era una riforma complessiva e anche più sistemica, proposta dalla maggioranza. Questa è una riforma fatta dal governo di prima, concepita quando Conte stava con Di Maio e Salvini. Non è una prova per l’esecutivo, quindi.
Ma come sta questo governo dopo un anno di vita?
Penso che l’errore è nell’aver caricato questa alleanza di aspettative future. Per me questo è un governo di larghe intese, tra forze alternative. Non si può dire che è il centro sinistra del futuro.
Conte invece è il nuovo leader del centrosinistra?
No, per me non lo è. Questa visione alimenta un elemento di debolezza. Per il Pd il governo non è un fine, ma un mezzo per portare avanti una visione, senza perdere identità e indebolirsi come secondo me sta facendo ora.

Il 14 riaprono le scuole. Lei ha criticato anche apertamente l’operato della ministra Azzolina…Si doveva aspettare per riaprire?
Dobbiamo riaprire e stiamo tutti aiutando la Azzolina, nonostante la ministra non aiuta se stessa né noi ad aiutarla. Da quando la scuola ha chiuso fino all’apertura sono passati sei mesi, in sei mesi si poteva fare la rivoluzione. Ripensare completamente la scuola, coinvolgendo da insegnanti a genitori. Invece si è parlato delle rotelle sotto i banchi e di polemiche con i sindacati.
La ministra Azzolina dice però che mai era stato fatto un investimento così strutturale per la scuola e che riuscirà finalmente ad assumere 80 mila insegnanti….
Appunto, il tempo verbale è al futuro. Perché non è riuscita a riaprire la scuola già con i professori in cattedra? C’è un ritardo oggettivo, di cui ci assumiamo le responsabilità come maggioranza, ma che si dovrebbe affrontare con maggiore umiltà. Nella scuola non c’è il rischio zero.

Parliamo dell’altra sfida per il governo: le regionali. Per le ultime regionali in Emilia avete avuto l’aiuto delle Sardine. E ora?
Le Sardine ci sono e sono vivissime. E’ chiaro che quella sfida era una e quindi facilmente monitorabile. Poi non c’era il Covid, una campagna elettorale in pandemia è complicata. Però noi siamo in campo in tutte le regioni e cerchiamo di giocarcela.
Perché non siete riusciti a trovare candidati congiunti con i Cinque Stelle, a parte in Liguria?
In alcuni casi non era un’alleanza naturale. Come per me non lo è a livello nazionale. In Liguria partivamo da un terreno comune di opposizione a Toti. In altre regioni la dialettica tra noi e i Cinque Stelle è molto forte. Come in Campania, dove i rapporti tra De Luca e il Movimento non avrebbero mai consentito di immaginare un’alleanza. Ma poi dipende da tanti fattori…In Emilia abbiamo vinto da soli, in Umbria abbiamo perso insieme.

Quest’anno il Pd è sceso a compromessi. Uno dei temi sui quali non ha mantenuto le sue promesse è l’immigrazione. Cosa si dovrebbe fare per raddrizzare il tiro?
Siamo in una situazione in cui, numeri alla mano, non c’è nessuna emergenza. Gestiti male da noi diventano un’emergenza. I migranti non sono salvati da noi e quindi vengono distribuiti a caso, dove capita. Una volta c’era l’accoglienza diffusa che è stato smantellato dai decreti sicurezza.
Beh, è Minniti ad aver iniziato questa strategia…
Strategia che, come noto, non ho mai condiviso. Ma gli Sprar li ha distrutti Salvini.
Riuscirete a cambiare i decreti sicurezza?
Credo che si debba uscire da un’emergenza che creiamo noi: dobbiamo abrogare i decreti sicurezza e la Bossi-Fini. Ma soprattutto riscrivere dei meccanismi di salvataggio nel Mediterraneo per evitare le morti dei disperati nel Mediterraneo e che consentano un’accoglienza più ordinata e organizzata come gli Sprar. Il controllo delle frontiere non si può subappaltare: questo produce una violazione dei diritti umani inaccettabile.

Parliamo un momento di Roma. E’ uscita l’ipotesi D’Alema e lei, anche se dalemiano, non l’ha avvalorata. Perché?
D’Alema non ha mai espresso la volontà di fare il sindaco di Roma. Penso che serva una personalità di livello e il Pd a Roma ha una forza enorme di cui deve prendere consapevolezza. Alle politiche fu uno dei migliori risultati d’Italia, tornò primo partito alle regionali e alle europee. Insomma, la forza politica si misura con i voti e a Roma c’è.
Solo a Roma centro però…
Si figuri, io passo gran parte del mio tempo a Tor Bella Monaca per cercare di recuperare contatti con il territorio….
Insomma, chivede alla guida della Capitale?
C’è una classe dirigente stimata…Da Gentiloni, esponente del Pd romano, fa il commissario europeo ma nasce come assessore della prima giunta Rutelli. Sassoli fa il presidente del parlamento europeo e è stato eletto più volte nel collegio romano. Gualtieri fa il ministro dell’Economia. Zingaretti, romano anche lui, è il presidente della Regione Lazio. Abbiamo una serie di autorevoli figli del partito dem romano, penso che noi sia difficile tra questi nomi o altri qualcuno che si metta alla guida di questa città.

Leggi anche: 1.La rivincita di Zingaretti, che resiste alle correnti del No e lancia il PDSÌ / 2. Referendum sul taglio dei parlamentari: tutte le notizie / 3. Il PD in Calabria? Non pervenuto. L’evaporazione politica dei dem tra regionali e amministrative (di A. Bausone)

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