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Maurizio Landini a TPI: “Oggi la nostra piazza sarà più forte di loro, scendete insieme a noi”

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Sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale - TPI, in edicola da venerdì 15 ottobre, l'intervista al segretario della Cgil, che racconta l’assalto neofascista alla sede nazionale del sindacato

Segretario Landini, dove era quando ha ricevuto la notizia dell’assalto? Quella di sabato per me è stata una giornata incredibile. Ero a casa mia, a Canossa, provincia di Reggio Emilia, con il carrello in mano, a fare la spesa. E poi?  Non avevo ancora finito di pagare quando mi è arrivata la chiamata dei compagni della Cgil: “Maurizio, stanno assaltando la sede nazionale”… Sembra un film. Un brivido. Accendo la televisione, vedo le immagini in diretta su Rainews. Capisco tutto. Pochi minuti dopo stavo già correndo in macchina verso Roma. Maurizio Landini, segretario della Cgil racconta come – dopo l’assalto a Corso d’Italia – è nata, a caldo, la grande manifestazione dei sindacati. Spiega perché quel gesto per lui è “Un attacco, fascista e squadrista, al mondo del lavoro”.  Secondo lei Forza Nuova e gli altri assalitori avevano una strategia? Mi sono convinto che fosse un piano preordinato, predisposto prima della manifestazione, con lucidità e freddezza. Cosa glielo ha fatto pensare? Non è un caso che dopo essersi dati appuntamento a piazza del Popolo si siano divisi in molti gruppi diversi, per percorrere un tragitto non breve e riapparire in Corso d’Italia per colpirci. Come mai proprio voi? La Cgil non c’entrava nulla con il green pass. Sono certo che noi eravamo, prima della manifestazione, l’obiettivo di un’aggressione che ha una sola matrice chiara: squadristica e neofascista. Perché? Quello che hanno fatto contro la Cgil è un atto dimostrativo e politico. Volevano colpire noi, ma con noi, simbolicamente i sindacati, il mondo confederale e tutto il mondo del lavoro. Il green pass era solo un pretesto? Siamo stati scelti come bersaglio a freddo. A loro non interessava il tema del green pass per i lavoratori. Qui c’è un altro punto decisivo: questa protesta, con il diritto di manifestare e le condizioni dei lavoratori non c’entra nulla. Perché? Strumentalizzano un problema serio, che esiste nel nostro Paese, per fini e scopi che nulla c’entrano con il problema che la gente sta vivendo. Ma proprio perché questa è la mia opinione, sono altrettanto certo che questo gesto, questa strategia, e gli uomini che hanno provato a metterla in atto non vadano in alcun modo sottovalutati. Lei voleva una risposta dura? Quando ci sono reati di questa natura bisogna applicare tutte le leggi di cui disponiamo. Cioè? Mi interessa il risultato. È importante affermare un principio scritto nella nostra Costituzione: le organizzazioni che si richiamano esplicitamente al fascismo, per ricostruire un nuovo partito fascista in Italia devono essere disciolte. Chiunque continui a professare un obiettivo di questo tipo sta tentando di perseguire un disegno inaccettabile. Non c’erano solo i neofascisti. Infatti, detto questo, c’è il tema di come si risponde al disagio sociale nato dopo la pandemia. Per fare questo occorre che il governo e la politica si rendano conto che occorre rimettere al centro il lavoro e i problemi che le persone vivono nel tempo del dopo Covid. E sul green pass cosa pensa oggi? Come è noto la Cgil, con Cisl e Uil, sostiene da mesi che il vaccino deve diventare obbligatorio, esattamente come accade, nel nostro ordinamento sanitario, per altri già obbligatori. E quindi? Per questo credo che il vaccino sia la strada maestra per mettere in sicurezza il maggior numero possibile di persone, anche alla luce di quel che la scienza ci dice. È il modo migliore per farlo, non solo in Italia, in tutto il mondo. Però l’obbligo vaccinale oggi non c’è.  Infatti da tempo avevamo chiesto al governo una transizione nell’applicazione del green pass. In particolare, tutti gli strumenti che servono, a partire dai tamponi, non devono essere a carico dei lavoratori, ma delle imprese. E chi li deve pagare? Abbiamo chiesto al governo che abbassasse drasticamente il prezzo dei tamponi fatti per finalità legate alla certificazione lavorativa. E poi? Che venisse ripristinato il credito di imposta, che è scaduto, per tutte le spese sanitarie già avvenute. Anche perché nei luoghi di lavoro, oltre ai vaccini, è necessario mantenere tutte le norme di distanziamento che hanno permesso di continuare le attività: parlo – solo per fare degli esempi – di mascherine, protezioni e sanificazioni. Anche perché, se non si osservano queste precauzioni si corrono i rischi di non combattere al meglio il virus. Lei oggi dice: “Abbiamo scelto di manifestare anche per il lavoro”. Bisogna rispondere alla rabbia. È sotto gli occhi di tutti che aumentano le disuguaglianze e la povertà, che i lavori continuano a essere troppo spesso precari. È ora di spiegare alle persone che non verranno lasciate sole. Va spiegato loro che le riforme future, dal fisco a quella delle pensioni, a quella degli  ammortizzatori sociali, servono a questo. Non è facile. Serve intelligenza nella gestione di questa fase. Non bisogna alimentare divisioni. Voi vi siete uniti. Un minuto dopo l’attacco ho chiamato i segretari di Cisl e Uil. Abbiamo deciso la manifestazione in tre minuti. Cosa dirà la piazza dei sindacati? La nostra mobilitazione ha un obiettivo semplice: dire in modo molto chiaro mai più fascismo, mai più recinti, mai più muri tra le persone, per rimettere al centro e applicare i valori della nostra Costituzione, a partire dalla difesa dei più deboli e dalla centralità del lavoro. È la risposta migliore che possiamo dare al nuovo squadrismo.

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