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“Qui a 100 anni dalla marcia su Roma, provo vertigine”: il discorso di Liliana Segre al Senato

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Il discorso di Liliana Segre al Senato: cosa ha detto la senatrice a vita

“Sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva, provo una vertigine a essere qui a 100 anni dalla marcia su Roma”: lo ha dichiarato oggi, giovedì 13 ottobre 2022, Liliana Segre nel suo discorso con il quale ha inaugurato la prima seduta del Senato nella neonata XIX legislatura.

S&D

Segre, che ha presieduto la seduta di Palazzo Madama in qualità di senatrice più anziana, ha rivolto un pensiero a Giorgio Napolitano, il quale non ha potuto presiedere la seduta per motivi di salute.

“Vorrei esprimere alcune breve considerazioni personali: incombe su tutti noi in queste settimane atmosfere agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa con tutto il suo carico di morte e distruzione, crudeltà, terrore in una follia senza fine” ha dichiarato Liliana Segre.

“Mi unisco alle parole del presidente della Repubblica: ‘La pace è urgente e necessaria, la via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino'”.

“In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della marcia su Roma che diede il via alla dittatura fascista – ha continuato la senatrice a vita – tocca a me presiedere questo tempio della democrazia”.

“Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava a ottobre. È impossible per me non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938 sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare e che quella stessa oggi si trova per uno strano destino sul banco più prestigioso del Senato”.

“Il Senato della 19esima legislatura è una istituzione profondamente rinnovata non solo negli equilibri politici, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche i giovani dai 18 anni ma soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200”.

La Segre, quindi, ha sottolineato: “Il Paese ci guarda, grandi sono le nostre responsabilità e al tempo stesso grandi l’opportunità di dare l’esempio. Che non vuol dire fare il nostro semplice dovere, ma, ad esempio, potremmo concederci di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata che ha fatto crescere la disaffezione dal voto interpretando invece una politica alta e nobile, una politica che si esprima con gentilezza e perfino con mitezza”.

“Le elezioni del 25 settembre hanno visto come giusto che sia una vivace competizione tra i diversi schieramenti. Il popolo ha deciso, è l’essenza della democrazia e la maggioranza ha il diritto e dovere di governare, mentre le minoranze hanno il compito altrettanto di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le istituzioni della Repubblica che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno”.

“In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100mila morti caduti nella lunga lotta per la libertà. Una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica”.

“In ogni occasione in cui sono stati interpellati i cittadini hanno sempre scelto di difendere la Costituzione, anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alle richieste degli italiani. La Costituzione è perfettibile, ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti e talora peggioratevi, se fossero stati invece impiegati per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.

“Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive’ anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?” ha concluso Liliana Segre tra gli applausi dell’aula.

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