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Home » Politica

Il campo largo di Letta puà vincere, ma costruirlo sarà tutt’altro che facile

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Il vincitore delle prossime elezioni sarà lo schieramento in grado di aggregare il maggior numero di partiti? Questo almeno è ciò che emerge dalla simulazione svolta da Youtrend insieme a Cattaneo e Zanetto, che ha provato a proiettare i risultati dei sondaggi di questi giorni su tre diversi scenari con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum corretto dal taglio dei parlamentari.

Il primo scenario prende in esame uno scontro tra l’alleanza PD-M5S e quella Lega-Fratelli d’Italia, con un grande centro composto non solo da Renzi e Calenda, ma anche da Forza Italia: in tal caso non vi sarebbe alcuna maggioranza in parlamento. Nel secondo scenario, invece, gli azzurri fanno parte del centrodestra, e sarebbero determinanti per fargli ottenere la maggioranza. Il terzo scenario, invece, vede il “campo largo” del centrosinistra prospettato da Enrico Letta, con il PD alleato sia dei Cinque Stelle che di Azione e Italia Viva: si tratta dell’unico dei tre scenari in cui il centrosinistra andrebbe a vincere.

Se questo dato numeri alla mano ha acceso l’ottimismo in casa dem, dal punto di vista politico sembra una strada ancora in salita. Il recente scontro tra PD da un lato e Azione e Italia Viva dall’altro sull’ipotesi (poi sfumata) di una candidatura di Giuseppe Conte alle suppletive nel collegio della Camera del centro di Roma fa capire come tra centristi e Cinque Stelle la distanza sia ancora molta e per costruire il cosiddetto campo largo c’è ancora molta strada. Una strada che non è detto sia indolore.

I sondaggi di oggi, infatti, non tengono particolare conto delle coalizioni e hanno la caratteristica di svolgersi senza elezioni in vista a stretto giro. Molti elettori del Movimento Cinque Stelle, infatti, si reputano verosimilmente incompatibili con Renzi e Calenda, così come molti elettori di Italia Viva e Azione hanno con tutta probabilità una pregiudiziale verso i pentastellati, una posizione quest’ultima mai nascosta ad esempio dal leader di Azione, che proprio per questo sarebbe stato pronto a scendere in campo contro Conte alle suppletive. In un’ipotetica coalizione che veda insieme PD, Cinque Stelle, centristi e partiti di sinistra, al netto di una trattativa tutt’altro che semplice, non è detto che tutti gli elettori di tali forze politiche siano pronti a seguirli automaticamente nell’alleanza. Starà, in tal caso, ai leader provare a costruire, prima ancora della coalizione, la fiducia degli elettori verso il nuovo soggetto.

Questo al netto di possibili nuovi soggetti politici in via di definizione. Il malcontento causato dai numerosi cambi di posizione dei Cinque Stelle rispetto alle origini è considerato da molti analisti un potenziale bacino di voti per molti elettori rimasti fedeli alle idee pentastellate della prima ora: Alessandro Di Battista, ad esempio, ha detto di prendere in considerazione la possibilità mettere in piedi un nuovo soggetto basato sul movimento delle origini, così come nel tempo sono nati Italexit di Gianluigi Paragone (più vicino a un elettorato euroscettico e proveniente soprattutto da destra) o il gruppo parlamentare L’Alternativa c’è, senza al momento essersi mostrati particolarmente incisivi. Ma quell’elettorato esiste, e potrebbe essere pronto a muoversi, così come quello centrista che potrebbe non vedere di buon occhio una simile alleanza, andando a cercare altri lidi più affini.

I numeri, per costruire un’alleanza larga ci possono essere, ma da soli non bastano. Perché l’alleanza possa essere vincente servirà per forza di cose anche la politica.

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