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L’improvvisa fine di un amore e il rebus di Letta

Immagine di copertina

Dividere le proprie strade può rappresentare un elemento di chiarezza, ma farlo improvvisamente dopo tre anni di flirt e con il conto alla rovescia verso il voto appena iniziato può rappresentare un bel grattacapo. Schiacciato in un cul de sac, Enrico Letta deve riuscire ora a uscirne: scaricati i Cinque Stelle dopo lo strappo sul governo Draghi, deve decidere se procedere sulla strada dell’alleanza con Carlo Calenda e altre forze centriste, valutare l’eventuale compatibilità di un simile accordo con il dialogo con Sinistra Italiana e Verdi, o scegliere una corsa solitaria o quasi. Sempre che non vi siano ritorni di fiamma, ritenuti improbabili, col Movimento Cinque Stelle. E in tutto questo chissà che Enrico Letta non si sia chiesto chi gliel’ha fatto fare di approfondire a tal punto l’alleanza con i pentastellati.

S&D

Era infatti il 2019, quando Matteo Salvini convinto di andare a elezioni anticipate finì per trovarsi all’opposizione, vittima di un’inattesa alchimia parlamentare cui non aveva proprio pensato. E quell’alchimia parlamentare tra PD e Cinque Stelle, nata come un patto di comodo, si fece sempre più alleanza, pur tra tante difficoltà e tanti strappi interni a entrambe le forze politiche. Con PD e Cinque Stelle ben contenti di elogiarsi gli uni con gli altri, raggiungendo l’apice con il bollino di leader dei progressisti attribuito dall’allora segretario del PD a Conte. Viene davvero da chiedersi per quale strano motivo il sempre esigente elettorato del PD sia riuscito a dare tale patente a uno che aveva poco prima messo la faccia sui decreti sicurezza di Salvini.

E oggi è di nuovo quell’elettorato esigente del PD a trovarsi di fronte a un bivio, così come Enrico Letta è chiamato a una scelta: virare verso Calenda o meno. Il leader di Azione si è sempre detto contrario a una coesistenza con i Cinque Stelle, ma al di là di questo sta attraendo col suo progetto politico fior di ex membri di Forza Italia, a partire da Mariastella Gelmini. E con anche Mara Carfagna e Renato Brunetta in cerca di una nuova casa politica, il rischio di spostamento a destra del partito di Calenda è concreto. L’esigente elettorato del PD è pronto ad accettarlo? Un sondaggio di Quorum/Youtrend dice che i dem preferirebbero di gran lunga un’alleanza centrista e che solo uno su dieci vorrebbe al proprio fianco i pentastellati, ma dice anche che in qualsiasi caso a vincere sarebbe il centrodestra. E oggi, Enrico Letta deve giostrarsi in un rebus fatto di scelte e di veti, in cui dovrà dire alcuni no a qualcuno tra Movimento Cinque Stelle, Azione, Verdi e Sinistra Italiana, col rischio di spaccare un partito che meglio di nessun altro sa dividersi. Forse se col Movimento Cinque Stelle è finita così, il PD dovrebbe ragionare se sia stato giusto farne nel tempo un alleato così stretto, ma ora non c’è più tempo per rimuginare sul passato.

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