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La carica dei giovani verso il voto del 25 settembre

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Sarà che le elezioni sono arrivate in maniera abbastanza improvvisa e organizzarle in piena estate ha costretto i partiti a fare scelte molto rapide, sarà che col taglio dei parlamentari c’è stato meno spazio per i nuovi innesti, ma nonostante tutti parlino spesso e volentieri dell’importanza dei giovani, sembra che i candidati sotto i 30 anni, soprattutto nelle posizioni eleggibili, siano veramente pochi. Tutto nonostante Giorgia Meloni, oggi in testa a tutti i sondaggi, sia diventata deputata nel 2006 ad appena 29 anni e ministra soltanto due anni dopo.

Ma veniamo al presente. Le liste elettorali – ovviamente solo della Camera, visto che per essere eletti al Senato servono 40 anni – sembrano avere davvero pochi under 30, e i pochi che ci sono raramente sono in posizioni contendibili. Il PD aveva molto enfatizzato la presenza di giovani nelle proprie liste, ma alcuni post social su Israele hanno dirottato l’attenzione su questo, portando al ritiro del ventinovenne Raffaele La Regina. Questo lascia in pista come unica capolista under-30 del PD la venticinquenne Rachele Scarpa, veneta come il ventinovenne leghista Alberto Stefani, giovane ma in corsa sia al proporzionale che in un uninominale per un secondo mandato dopo l’elezione nel 2018, lo stesso anno in cui entrò a Montecitorio la sua collega e coetanea pentastellata Angela Raffa, oggi capolista in Sicilia. Per il resto, però, i pochi under 30 presenti sono inseriti in posizioni che sembrano più simboliche che altro, sia al proporzionale che negli uninominali. In questi ultimi collegi, pochi sembrano essere stati messi in posizione contendibile: c’è il forzista Domenico Brescia (29 anni) a Giugliano, ma per il resto sembrano mandati o alla ricerca di imprese che avrebbero dello storico, come Dalila Ansalone di Fratelli d’Italia a Bologna o la schiera di giovani nati a metà anni ’90 schierati dal centrosinistra in Lombardia.

Tra questi c’è anche Federica Gasbarro del movimento ambientalista Fridays for Future (FFF), che Impegno Civico ha anche inserito come capolista in un plurinominale. La sua lista però è data sotto al 3 per cento, e il collegio di Busto Arsizio è molto proibitivo.

Il movimento nato dall’iniziativa di Greta Thunberg è stato un simbolo di impegno giovanile, spesso preso ad esempio su come gli under-30 andrebbero coinvolti direttamente nella vita pubblica, ma a quanto pare non saranno queste elezioni l’occasione per farlo. E non solo per le candidature, ma anche per i programmi. È vero, siamo nel mezzo di un’emergenza sociale tra caro energia, guerra e strascichi di una drammatica pandemia, ci sono tanti temi da affrontare ma al fianco di bollette, pensioni e flat tax non sembra che i temi più cari ai più giovani entrino nel dibattito pubblico.  Eppure, quando la pandemia ebbe inizio, si era iniziato a immaginare una società più sostenibile e a misura d’uomo da promuovere appena quel dramma sarebbe finito. Ora che il peggio sembra alle spalle, sembra che ci siamo dimenticati di questi buoni propositi che sarebbero invece potuti partire dai giovani, protagonisti silenti di un mondo che cambia ma che continuiamo a vedere solo come spettatori.

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