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Gianfranco Fini torna in tv: “Sui diritti civili decida il Parlamento. Restino le mascherine negli ospedali”

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Gianfranco Fini ospite di Mezzora in più. Credit: ANSA/CLAUDIO PERI

Gianfranco Fini torna in tv: “Sui diritti civili decida il Parlamento. Restino le mascherine negli ospedali”

“Non sono un ispiratore di Giorgia Meloni, non ha bisogno di ispiratori”. Gianfranco Fini torna in televisione dopo un’assenza durata anni e mette in guardia dagli alleati la nuova presidente del Consiglio, a cui avrebbe “aperto una strada”. “Il fatto che Fratelli d’Italia abbia raccolto più voti di quelli messi insieme da Forza Italia e Legamia mette in agitazione gli alleati che hanno il diritto di rimarcare la loro identità”, ha detto il fondatore di Alleanza nazionale, che 14 anni fa aveva sostenuto la nomina di Meloni a vicepresidente della Camera, a soli 29 anni. “Posso dire che c’è stato chi ha indicato una strada, che poi tocca ai più giovani percorrere”, ha detto in un’intervista a Mezz’ora in più su Rai3, rifiutando l’etichetta di “ispiratore” della prima donna arrivata a guidare il governo italiano.

“Dovrà essere paziente e abile nel tentativo di tenere tutti insieme, nell’ambito di un programma unico e delle risorse disponibili, agendo sulla base di valori condivisi. Do per scontato che ci saranno fibrillazioni”, ha sottolineato l’ex presidente della Camera, protagonista di aspri scontri con l’allora leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, nell’ultima fase della sua carriera politica. Far confuire An nel Popolo delle libertà, guidato dal Cavaliere, è stato secondo Fini “un errore imperdonabile”. “Non lo perdono a me stesso”, ha detto l’ex segretario del Movimento sociale italiano, che ha anche fatto mea culpa per lo scetticismo con cui aveva accolto l’idea di fondare Fratelli d’Italia. “Io per primo dicevo: ‘Ma dove vanno?’. Non ci credevo, ma ora devo dire che avevano ragione loro e torto io”.

Nel corso dell’intervista, ha difeso ancora una volta la svolta di Fiuggi, con cui An rinnegò formalmente i legami col fascismo. “Non so se c’era Meloni, che aveva 18 anni. Ma c’era il segretario della sua sezione, Fabio Rampelli, che mi ha detto che si riconobbero in quella svolta: scrivemmo che l’antifascismo era stato essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva oppresso”, ha affermato Fini, aggiungendo che con questa scelta, la sinistra “non può accendere l’interruttore dell’antifascismo in modo strumentale”. “Con questa nostra dichiarazione, la sinistra prese atto che non si poteva continuare a dire che il fascismo era tornato. Fiuggi pose fine a una stagione“, ha continuato Fini, che ha definito “risibili” alcune delle accuse mosse a Meloni. “Chiedono di riconoscere l’antifascismo come valore? Lo abbiamo detto a Fiuggi e Meloni non si è dissociata”.

A Meloni, Fini ha inoltre consigliato di fare “attenzione” sui diritti civili. “Sono una materia delicata, specie quando si decide su famiglia e orientamento sessuale. Sono argomenti divisivi, su cui si confrontano elementi di forte identità culturale, religiosa; l’atteggiamento laico delle istituzioni; il mutare delle sensibilità e l’evoluzione scientifica”, ha spiegato. “Ogni volta che si è deciso, in Italia, si è arrivati a posizioni divisive. E — lo dico con una punta di polemica — la ministra delle pari opportunità Roccella è una dei parlamentari che promise di promuovere il referendum per abrogare le unioni civili… forse è meglio che a decidere, su questo punto, sia il parlamento. E che restino le mascherine obbligatorie negli ospedali”.

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