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Europee M5S, Micaela Quintavalle: “Contro di me attacchi inauditi degli attivisti”

Immagine di copertina
Micaela Quintavalle. Credit: Patrizia Cortellessa/Pacific Press via ZUMA Wire)

L'ex sindacalista Atac non ha passato il primo turno delle selezioni per candidarsi alle Europee col Movimento. E su De Vito dice: "Lo conosco da anni, sono convinta della sua innocenza"

Tra gli esclusi del primo turno alle votazioni online sul sistema Rousseau in vista delle elezioni europee 2019 c’è anche Micaela Quintavalle, ex sindacalista di Cambiamenti M410, licenziata da Atac dopo aver denunciato i malfunzionamenti degli autobus.

Quintavalle è risultata 18esima tra gli esclusi nel Lazio, aggiudicandosi 101 voti (qui tutti i risultati). L’ex sindacalista non aveva mai nascosto il suo sostegno al Movimento Cinque Stelle, ma non aveva neanche risparmiato dalle critiche la giunta di Virginia Raggi in merito alle decisioni sul trasporto pubblico nella Capitale. TPI l’ha contattata telefonicamente dopo le votazioni su Rousseau, anche per commentare lo scandalo che ha coinvolto M5S a Roma.

Micaela, cosa pensi dei risultati delle europarlamentarie?

Avevo parlato mesi fa con delle persone del Movimento, ci eravamo messi a tavolino e avevamo detto che io, certo, avevo anche criticato il Movimento, ma erano tutte critiche costruttive. In realtà il mio cuore comunque va ai principi del M5S originario. Quando si era paventata anche solo la possibilità di presentare con loro il mio nominativo alle Europee ho lasciato decadere ogni altro tipo di contatto con altri partiti.

Poi è scoppiato lo scandalo sullo stadio con l’arresto di Marcello De Vito

L’arresto di Marcello De Vito ha sconvolto tutti nel Movimento. Io ho sempre avuto molta stima di lui.

Lui era una delle figure con cui ti eri interfacciata?

Avevo parlato anche con lui, sì. Abbiamo sempre avuto una dialettica importante, anche di scontro feroce. Non ci siamo parlati per mesi quando mi venne fatta la proposta di accettare dei compromessi pur di tornare all’interno di Atac. Però è una persona della quale ho stima.

Quando è successo tutto questo il mio nome ormai era in lista. Io non ho fatto nessuna autopropaganda e, soprattutto, mi sono ritrovata a subire attacchi dagli attivisti del Centro Italia in maniera indiscriminata.

Nessuno aveva potuto spiegare loro, neanche io, che i miei attacchi al Movimento erano da un lato comunque costruttivi e dall’altro anche tecnici. L’altro giorno un uomo è rimasto ferito su una scala mobile. La sicurezza era zero e io non volevo attaccare le persone, cercavo di tutelare gli utenti affinché non si facessero male.

Per questi attivisti è impossibile criticare il Movimento, mentre secondo me non va idolatrato, lo si può appoggiare anche criticandolo.

Con queste due premesse, autopropaganda zero e attacchi inauditi degli attivisti, 101 voti secondo me sono un ottimo risultato, ma siamo lì.

C’è da dire che il Movimento 5 Stelle non è mai stato tenero coi dissidenti, pensiamo all’espulsione del senatore De Falco.

Quella è la linea del partito, anche qui io sono stata critica. Per esempio, anche nel caso di De Vito, l’espulsione ci sta, perché se la linea del partito è quella… ma avrei preferito umanamente un comportamento diverso. Avrebbero potuto dire: “Ci abbiamo lavorato a contatto per 12 anni, ci auguriamo che riesca ad uscirne fuori senza conseguenze”.

Non si è pensato alla moglie, alla figlia. Invece questo accanimento io non l’ho gradito, ma mi rendo conto che se la linea del partito è quella va rispettata.

Tu continui a credere che De Vito sia innocente?

Sì, sono stra-convinta della sua innocenza. Lo conosco da tanti anni. Magari mi sbaglio, sarà una lezione di vita nel caso in cui io stia sbagliando.

Tornando agli attacchi degli attivisti, pensi sia stato perché non ti conoscevano o che ci sia stata malafede?

Non lo so, penso però si siano limitati a guardare i miei interventi da Giletti quando criticavo la giunta. Non hanno visto quando, per gli stessi motivi, avevo criticato Marino e Delrio. Quindi ho cercato di far capire loro che quando ci sono stati quegli attacchi, io ero una referente sindacale, che doveva tutelare gli autoferrotranvieri e i cittadini.

Non ho mai voluto fare come la Cgil, che quando c’erano i problemi ma c’era il Pd al comune non denunciava niente.

Il mio essere elettrice del M5S è una realtà intima e personale.

Non va bene che io fossi idolatrata e amata da queste persone quando attaccavo Marino e Delrio e invece, quando dicevo le stesse cose, ma rivolte a Enrico Stefano, a Virginia Raggi, a Linda Meleo, che facevano gli stessi errori, sono stata messa alla forca. Io sono stata coerente nella salvaguardia alla cittadinanza.

Il tuo impegno nel sindacato continua?

Mi sono dimessa dall’incarico di segretario nazionale a gennaio, perché sono dell’idea che per difendere e tutelare i lavoratori uno debba fare il loro lavoro. Loro mi hanno chiesto di fare il presidente onorario, ma io negli ultimi cinque anni ho dato tutto quello che avevo da dare.

A breve c’è l’udienza del ricorso che ho presentato contro il mio licenziamento. Se con la sentenza dovessi essere reintegrata e tornassi a fare l’autoferrotranviere di Atac, si potrebbero aprire degli scenari. Sicuramente mi tessererei con quel sindacato e farei il mio lavoro come ho sempre fatto.

Cosa ti aspetti dall’udienza?

Non ho grande fiducia nella giustizia, purtroppo. Soprattutto dopo il caso Vannini e la sentenza che ha stabilito che una ragazza era “troppo brutta” per essere stata violentata.

È pur vero però che io sono stata licenziata per lesione dell’immagine aziendale e violazione del codice etico, non per una mia mancanza, quindi mi auguro che un giudice onesto si renda conto che, anche se ho sbagliato le modalità di denuncia, l’ho fatto perché dopo decine di segnalazioni inascoltate, avevo veramente il terrore per la vita delle persone. Se un giudice capisse questo potrei vincere la causa. Lo spero perché amo il mio lavoro e mi manca fare l’autista.

E invece per la politica? Ritenterai in futuro?

In cinque anni ho fatto passare veramente tanti treni. Per le elezioni del 4 marzo il Movimento mi disse se volevo essere candidata al collegio uninominale in parlamento, ma io preferii restare con i lavoratori a combattere dal basso.

Diciamo che come ogni cittadino prenderò parte attivamente alla vita politica. Il resto non lo posso dire, ad oggi non lo so, intanto vorrei prendere la laurea e ricominciare a guidare un autobus dell’Atac.

Ritornando indietro al 4 marzo ti candideresti?

No, non mi pento delle mie scelte. Ero consapevole dei miei limiti ed ero ancora a capo di un sindacato. Avevo affrontato il discorso con alcuni tesserati, alcuni mi diedero della pazza, altri apprezzarono la mia volontà di restare con loro. Mio padre ogni volta che parliamo al telefono mi dice che ho fatto la più grande cavolata della mia vita. Invece io non mi pento di niente, doveva andare così.

Perché poi allora la decisione di scendere in campo per le europee?

Non ero più a capo di un sindacato, non avevo un lavoro. Potevo prendere le decisioni per me stessa, ero una libera cittadina che poteva tentare questa strada, che poi ha preso la piega che abbiamo detto. Non avevo nessun obbligo rispetto ai lavoratori, anzi, partecipare alle europee poteva forse significare mettere mano alle leggi sui riposi, sulle turnazioni, e dare una mano da un piano più alto.

>>“Pensavano sarei stata zitta, ho lottato per M5S ma da Atac sono stata cacciata”, parla Micaela Quintavalle, la pasionaria licenziata per aver denunciato i malfunzionamenti

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