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Draghi: “Volevo rimanere ma non me l’hanno consentito. Meloni ha dimostrato di essere una leader abile”

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Draghi: “Volevo rimanere ma non me l’hanno consentito. Meloni ha dimostrato di essere una leader abile”

Mario Draghi torna sulle polemiche che hanno accompagnato la fine del suo governo, a meno di un anno e mezzo dal suo insediamento. “Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati”, ha raccontato in un’intervista a Il Corriere della Sera.

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“Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito”, ha ribadito l’ex presidente del Consiglio, che ha detto di non essere interessato “a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”.

“L’Italia ha mostrato di sapercela fare”

“Faccio il nonno. E mi godo il diritto dei nonni di poter scegliere che cosa fare”, ha detto nell’intervista di Antonio Polito, in cui ha rivendicato i successi del suo governo. “A febbraio 2021 la situazione era molto difficile. La pandemia uccideva centinaia di persone ogni giorno, la campagna di vaccinazione stentava a decollare, l’economia era ferma, c’era grande incertezza sulla riapertura delle scuole. Poi, quando si era cominciata a vedere la fine del tunnel, scoppiò la guerra”, ha spiegato. “Adesso siamo in un contesto internazionale complicato, di incertezza geopolitica e di rallentamento economico globale. Tuttavia l’Italia ha mostrato di sapercela fare. Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo. Il debito pubblico in questi due anni è calato come mai nel dopoguerra, e l’Italia è l’unico grande Paese europeo che, negli ultimi anni, è riuscito ad aumentare le proprie quote di mercato nell’export internazionale”.

Molte le “decisioni difficili” prese dal suo governo. “Penso alla scelta di attuare tra i primi in Europa il green pass e l’obbligo vaccinale. Sapevo che erano limitazioni delle libertà individuali, ma erano necessarie per garantire a tutti il diritto alla salute, soprattutto ai più fragili. Mi fa piacere vedere oggi che la Corte Costituzionale concordi in pieno con l’impostazione del governo. Altrettanto difficile è stato scegliere ad aprile dello scorso anno di riaprire le scuole: mi hanno paragonato a Bolsonaro, hanno detto che avremmo causato una catastrofe sanitaria. Ma l’epidemia è rimasta sotto controllo e i ragazzi sono tornati a scuola in modo continuativo. Infine, il sostegno immediato e convinto all’Ucraina: i rischi di una ritorsione russa erano evidenti, ma non potevamo girarci dall’altra parte davanti a chi aveva riportato la guerra in Europa”.

Secondo Draghi, è stato fatto molto per combattere le disuguaglianze. “L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha stimato che le nostre misure di sostegno hanno praticamente azzerato l’impatto del carovita sulle famiglie più povere, con forti effetti redistributivi”, ha detto l’ex presidente della Banca centrale europea, citando i dati sulla disoccupazione e occupazione: “All’inizio del 2021, il tasso di disoccupazione in Italia era al 10,2%. A ottobre era sceso al 7,8% e il tasso di occupazione ha raggiunto il 60,5%, un record storico”. “Eravamo anche vicini all’introduzione del salario minimo e alla riforma del reddito di cittadinanza, per farlo funzionare meglio. Ma questo è il passato, ora occorre guardare avanti”.

Riguardo l’inflazione, Draghi ha parlato di una “sfida” che le banche centrali “non fronteggiavano da molto tempo”. “Preservare la stabilità dei prezzi è essenziale, perché un’inflazione alta e variabile aumenta l’incertezza economica e sociale, danneggia i più poveri, chi ha un reddito fisso e in ultima analisi mina la crescita”, ha sottolineato Draghi, che vede come “causa primaria dell’alto tasso d’inflazione” il prezzo dell’energia “che la Russia ha fatto salire cominciando a diminuire  deliberatamente le forniture di gas mesi prima dell’invasione dell’Ucraina”. “L’accordo su un tetto al prezzo del gas raggiunto nei giorni scorsi è un risultato importante, per cui l’Italia si è battuta da mesi: adesso va applicato in modo efficace”, ha affermato, giudicando “prioritario” che “i governi continuino a proteggere i più fragili”. Secondo l’ex premier “sarebbero opportune nuove iniziative europee, che ricalchino il fondo comune di sostegno al mercato del lavoro adottato durante la pandemia”.

Sul Pnrr: “Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri”

Draghi ha anche difeso il suo esecutivo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dopo le accuse lanciate dal governo Meloni. “Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri, come ha certificato la Commissione Europea. Questo è l’unico indicatore da cui dipende l’erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale”, ha detto. “Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti, e qui mi riferisco in particolare agli obiettivi del secondo semestre di quest’anno: ne abbiamo raggiunti circa metà nel tempo che ci è stato dato. I rimanenti obiettivi sarebbero certamente stati raggiunti prima della fine di questo semestre, come è avvenuto nei due semestri precedenti”.

Allo stesso tempo, ha speso parole di elogio per l’attuale premier. “Non spetta a me giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale”, ha detto, mettendo però in guardia dal rischio che “si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia”. “Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale”.

La fine del governo

Sulla fine del suo governo, Draghi ha dato la colpa al venir meno della “volontà dei partiti di trovare compromessi”, con “l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura”. “Il governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare”, ha detto, ricostruendo poi i mesi precedenti la mancata fiducia che portò alle sue dimissioni lo scorso luglio, in cui “diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri”. Fa l’esempio del Movimento 5 Stelle che “era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato” e di Lega e ancora una volta M5s che “chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene”.

“Nei pochi giorni che intercorsero tra la decisione del M5s di non votare la fiducia sul decreto Aiuti e il dibattito sulla fiducia in Senato l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Sono ancora profondamente grato per questi appelli, come per tutto il sostegno che ho ricevuto durante il mio incarico. Ma le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili”, ha spiegato. “Ad esempio, il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5s”.

Il partito guidato da Giuseppe Conte ha avuto, secondo Draghi un ruolo “decisivo” per consentire “a Kiev di riprendere una porzione significativa del Paese che era stata occupata dai russi”. “Noto però che oggi il M5S è contrario a proseguire nel sostegno militare all’Ucraina”.

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