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Draghi e i giovani: dialoghi sul futuro

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Credit: Ansa

Dopo il celebre discorso con cui “salvò l’euro”, il banchiere-premier si mette a dare lezioni a un gruppo di ragazzi tra i 6 e i 16 anni. Il loro dialogo sul nuovo numero di TPI, in edicola da venerdì 3 dicembre

Torre Maura, periferia di Roma. Il presidente del Consiglio Mario Draghi risponde alle domande di un gruppo di ragazzi sul futuro del Paese e della loro generazione. Il dialogo:

Draghi: «Mi ha fatto un piacere straordinario andare in giro e vedere che splendido posto è questo, che comunità fantastica. Siete parecchio fortunati, sapete, ad avere questo posto e queste persone che sono… Come definirle? Bravissime. Vi vogliono un bene straordinario, comincia tutto da lì, dal loro affetto e anche dall’affetto che vi sapete dare tra voi. Quindi appena si entra in questo posto si capisce subito che c’è un calore e un amore straordinario qui dentro, e da lì parte tutto, la vostra educazione, il vostro apprendimento, il vostro divertimento. Perché senza divertimento le cose non rimangono in testa. Quindi bravi, che bello. Grazie per avermi invitato oggi».

Una ragazza: «Secondo lei i ragazzi come faranno a trovare la loro strada nella vita? (…)».

Draghi: «È una domanda molto profonda. Ora parlo, come dire, come governo, come presidente del Consiglio. Quello che dovremmo fare è investire molto di più, creare tantissimi punti luce portare di più lo sport nelle scuole, e questo abbiamo iniziato a farlo. Fare della scuola stessa una comunità. Quindi avere il tempo pieno… Quello che continuiamo a dire è che bisognerebbe che, una volta finito l’orario scolastico, le ragazze e i ragazzi potessero tornare a scuola, stare aperti il pomeriggio per fare molte attività come fate qui. Quindi questo governo ha investito moltissimo, è stata destinata una somma molto grande di tanti miliardi per la creazione delle palestre nelle scuole, per il tempo pieno, quindi la situazione sta migliorando. Perché piano piano tutti noi, i grandi hanno cominciato a capire che voi siete al primo posto, e quindi… Ma non voglio fare un discorso, mi fermo qui».

Alessandro: «Buongiorno, mi chiamo Alessandro, ho 12 anni. Che lavoro voleva fare da grande?».

Draghi: «Ah ma guarda, da piccolo piccolo… Diciamo che non vi dico quello che volevo fare quando avevo cinque anni. Ma quello che volevo fare quando avevo da undici dodici anni fino ai venti: mi sarebbe piaciuto essere un atleta. Quello che mi piaceva di più era fare sport, e possibilmente essere un bravo giocatore di pallacanestro. Ho visto che mi hai guardato le gambe, perché effettivamente uno si chiede, ma come mai potevi nella tua testa avere l’ambizione di diventare un grande giocatore di pallacanestro, se sei così basso? Allora faccio una premessa, all’epoca la mia altezza andava benino per certi ruoli come quello del playmaker. Però per il resto no. Comunque è una delle tante cose che ho provato e non è andata bene, però mi sono divertito tantissimo nel frattempo. Poi mi sono reso conto piano piano che l’importante non è tanto quello che vuoi diventare, ma è quello che sei. L’esperienza più importante è ora, la cosa più importante è sempre quella che stai facendo in quel momento, ed è essenziale che uno si senta pienamente coinvolto da quello che sta facendo. La cosa che fa dispiacere, come a me è capitato tante volte, per questo me ne sono accorto, è quando uno non si sente più interessato da quello che fa, da dove si trova, dalle persone che vede. Ecco, questi sono i momenti che secondo me voi probabilmente, e lo spero, ne vivete di meno. Perché siete più giovani e più entusiasti e questo vi aiuta molto. Ma ricordatevi che sognare va bene, perché alla fine ci sono certe cose che piacciono di più e con cui uno si identifica, però quello che conta è oggi. Ora».

Il testo riporta la conversazione tra Draghi e i ragazzi del “Punto Luce” di Save The Children avvenuta il 23 novembre. Per leggere il dialogo completo sul settimanale The Post Internazionale-TPI clicca qui

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