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Coronavirus, il decreto sullo stato d’emergenza non prevede lockdown nazionale in caso di seconda ondata

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Il decreto sullo stato d’emergenza non prevede lockdown nazionale in caso di seconda ondata

Il decreto con cui il governo proroga lo stato di emergenza per il Coronavirus fino al 15 ottobre non consente un nuovo lockdown nazionale. Lo spiega l’Agi. Il testo dell’ultimo decreto varato dal Cdm il 30 luglio scorso, modificato da un emendamento bipartisan, prevede che se mai dovesse diventare necessario ricorrere nuovamente a misure altamente restrittive delle libertà, occorrerà un nuovo decreto ad hoc.

A riferirlo è il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd, all’Agi. “In Commissione Affari Sociali è stato approvato poco fa un emendamento che aggiunge al decreto sulla proroga dello stato di emergenza un importante articolo 1-bis, che riformula un emendamento bipartisan proveniente dal Comitato per la Legislazione. Secondo questo testo le disposizioni del decreto 19 (il primo decreto che ha stabilito il lockdown nazionale, ndr), che prevedevano limiti molto forti ai diritti e all’autonomia regionale, si applicano solo in quanto compatibili col successivo decreto 33, che invece aveva allargato le maglie”, ha dichiarato Ceccanti.

“Nel decreto in esame non era specificato bene cosa si prorogava assieme allo stato di emergenza: anche il lockdown generalizzato? O solo eventuali lockdown locali? Con la modifica apportata si specifica che la proroga non consente lockdown nazionali e che se fossero necessarie nuove forti restrizioni queste dovranno essere autorizzate con un decreto ad hoc”.

“Detto in termini più semplici – sottolinea Ceccanti, contattato telefonicamente dall’Agi – sia il Comitato per la Legislazione sia la Commissione Affari Costituzionali avevano rilevato l’esistenza di una seria difficoltà interpretativa e avevano affermato che la proroga non potesse consentire di tornare ai limiti troppo stretti del decreto 19 per le libertà di riunione, di religione, a lockdown generalizzati e a dare alle Regioni limiti solo in un senso più restrittivo rispetto alle disposizioni nazionali. Si riparte dai limiti ben più favorevoli ai cittadini del decreto 33, che consente alle Regioni di derogare in entrambi le direzioni, sia più restrittiva sia più permissiva. È importante aver rimosso questa difficoltà con un serio lavoro di interpretazione autentica”, ha concluso l’esponente dem.

Leggi anche: 1. Documenti del CTS, il governo non vuole renderli pubblici e fa ricorso contro il Tar. TPI chiede di vederli da mesi/ 2. Orfini a TPI: “Lamorgese non fa la ministra. I flussi di migranti sono gestibili, ma preferiamo finanziare i torturatori libici” / 3. Coronavirus, 1,4 milioni di italiani hanno sviluppato anticorpi: sei volte in più dei casi registrati / 4. Lo studio sui Paesi che hanno riaperto le scuole: i bambini si infettano raramente

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