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Caso Paragon, Nordio va oltre il segreto opposto da Mantovano: “La Penitenziaria non intercetta”

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Credit: AGF

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio assicura che nessuna struttura dipendente dal suo dicastero ha mai avuto a disposizione i software di spionaggio della società israeliana Paragon Solutions, con cui sono stati intercettati il giornalista Francesco Cancellato e alcuni attivisti tra cui Luca Casarini, capo missione dell’ong Mediterranea Saving Humans.

Il ministro lo ha spiegato ieri, mercoledì 19 febbraio, rispondendo a due interrogazioni del Pd e di Italia Viva durante un question time alla Camera. A sorpresa, Nordio ha fornito elementi aggiuntivi sulla vicenda, nonostante il giorno precedente il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che gestisce la delega sui Servizi segreti, avesse sostanzialmente opposto alle minoranze il segreto di Stato.

“Nessun contratto è stato mai stipulato dal Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, da cui dipende la Polizia penitenziaria, ndr) e/o dalle dipendenti direzioni generali Gom (Gruppo operativo mobile, ndr) e Nic (Nucleo investigativo centrale, ndr) con qualsivoglia società”, ha fatto sapere il ministro della Giustizia. Inoltre, ha aggiunto Nordio, “io posso assicurare che nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal Ministero della Giustizia nel 2024, e nessuna persona è mai stata intercettata dalla Polizia penitenziaria”.

Le interrogazioni erano state riformulate da Pd e Italia Viva dopo che martedì – tramite una lettera inviata al presidente della Camera Lorenzo Fontana – Mantovano aveva segnalato che il Governo non avrebbe potuto rispondere alle interrogazioni, in cui si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse in dotazione Graphite, lo spyware della Paragon Solutions.

Mantovano giustificava il diniego sulla base dell’articolo 131 del Regolamento della Camera, avvertendo che le informazioni su Paragon sono “classificate”. Nella lettera il sottosegretario affermava che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, aveva già “fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili”.

Il riferimento era alle risposte date da Ciriani nel question time dello scorso 12 febbraio: “Nessuno ha rescisso in questi giorni alcun contratto nei confronti dell’intelligence. Tutti i sistemi sono stati e sono pienamente operativi contro chi attenta agli interessi e alla sicurezza della nazione”, aveva spiegato il ministro rispondendo a due interrogazioni di Pd e Movimento 5 Stelle. “Il Governo intende adire le vie legali nei confronti di chiunque in questi giorni lo ha direttamente accusato di aver spiato i giornalisti. Come tutti possiamo constatare, il Governo non ha spiato i giornalisti, semmai li ha portati in salvo”, aveva aggiunto Ciriani.

Secondo Mantovano, il Governo e le strutture da esso dipendenti possono fornire ulteriori dettagli solo davanti al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che sta indagando sulla vicenda insieme all’Agenzia nazionale per cybersicurezza.

Nei giorni scorsi il Copasir ha sentito Bruno Valensise, direttore dell’Aisi (l’Agenzia per i Servizi interni), e Giovanni Caravelli, numero uno dell’Aise (l’Agenzia per i Servizi esteri). Entrambi hanno ammesso l’utilizzo del software di Paragon ma sempre nel rispetto delle regole concordate con la società israeliana.

Ieri, a sorpresa, davanti alla Camera, il ministro Nordio è andato oltre le informazioni rese pubbliche dal collega Ciriani, andando quindi oltre il divieto di parlare imposto dal sottosegretario Mantovano.

Le opposizioni accusano il Governo di voler nascondere qualcosa. “Ormai Meloni si è data alla latitanza: dopo la vicenda Almasri, il Governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon”, attacca la segretaria del Pd Elly Schlein.

Giuseppe Conte, presidente del M5S, parla di “fatto gravissimo”: “Il Governo rispetti Parlamento e cittadini”, dice l’ex premier.

Durissimo anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva. “Bingo. Nordio ha messo in seria difficoltà Mantovano”, è la sua lettura: “Un giornalista è stato intercettato in modo illegale: chi è stato? Se nessun ministro è responsabile dell’acquisto dello spyware, come dice il Guardasigilli, allora sono solo i Servizi ad avere questo strumento. Ma se i Servizi hanno intercettato un giornalista, allora Mantovano ha mentito”.

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