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Calenda: “Meloni ci ascolta perché è matura, il Pd no. Siamo noi il centro riformista”

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“Io sto con Pd e 5S sul salario minino e vorrei migliorare la Finanziaria. Non c’è contraddizione”, così il leader di Azione Carlo Calenda in un’intervista a Repubblica, in cui respinge le accuse di trasformismo mosse da chi ritiene il Terzo Polo stampella della maggioranza. “In una fase complicata per il Paese – spiega Calenda – ci siamo assunti l’onere di fare una proposta di bilancio strutturata, che poi abbiamo offerto sia alle opposizioni, sia alla maggioranza. Il Pd non ha mai risposto, mentre Meloni dicendo che mi vuole incontrare ha fatto un gesto importante”.

Il leader di Azione assicura che insieme ad Italia Viva il suo partito vuole restare all’opposizione, un’opposizione che non sarà mai “pregiudiziale”. “Se il governo dovesse sfaldarsi sarebbero problemi per l’Italia e io non me lo auguro”, dice. “Hanno vinto le elezioni e devono governare. Vediamo cosa sanno fare e se non sono in grado spetterà agli elettori decidere. È finito il tempo dei governi d’emergenza o d’opportunismo”, afferma.

Nell’intervista Calenda anticipa i punti che porterà sul tavolo dell’incontro con Meloni, in programma per discutere la legge di bilancio: escludere tagli alla Sanità, attingere alle risorse del Mes, imporre un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità e del gas. “Secondo noi lo Stato deve applicare alla fonte uno sconto del 50 per cento e coprire la differenza di prezzo almeno sino a fine marzo”, spiega l’ex ministro, che ringrazia nuovamente Meloni “per aver ascoltato” il Terzo Polo – “un atto di maturità politica” – e suggerisce alla prima ministra di “non dare retta ai suoi ministri”: né a Matteo Salvini, perché “è immorale tenere i migranti sulle navi, ma anche inutile visto che poi scendono tutti”, né a Giuseppe Valditara, che sull’importanza dell’umiliazione per la crescita degli studenti “ha detto un’idiozia gravissima”.

Infine Calenda sferra il suo attacco alla sinistra e all’enfasi riposta sull’opposizione di piazza. “Attenzione a come parlate, a soffiare sul fuoco della tensione sociale, a evocare continuamente le piazze, soprattutto se prima non si avanzano controproposte serie”, dichiara, rivendicando il suo diritto a non prendere parte alle proteste. “Oltretutto andare in piazza solo per il Reddito di cittadinanza così com’è, con tutte le storture che presenta, per il Pd è un errore politico perché significa schiacciarsi sui 5Stelle. Com’è accaduto per la pace, quella sarà un’altra piazza di Conte”. “Noi siamo il centro riformista, altro rispetto a Pd e M5S”, conclude Calenda.

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