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Home » Politica

Bonus matrimonio solo a chi si sposa in chiesa, il dietrofront della Lega: “Sarà allargato a tutti”

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Dietrofront della Lega sulla proposta di legge per istituire un bonus ai giovani sposi che decidono di celebrare le nozze in chiesa: depositato lo scorso 13 ottobre, in apertura di legislatura, il testo “sarà naturalmente allargato a tutti i matrimoni durante il dibattito parlamentare”, dice Domenico Furgiuele, primo firmatario. “La mia proposta è volta a incentivare il settore del wedding – ha spiegato – indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”. La proposta sarebbe quella di fornire un credito fino a 20mila euro, basato sulla detrazione del 20 per cento delle spese collegate alla celebrazione del matrimonio religioso, come gli ornamenti in Chiesa, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il parrucchiere, il make-up e il servizio fotografico. Le coperture finanziarie sono quantificate in 120 milioni per il 2023, 90 milioni per il 2024 e 85 milioni per il 2025. Una legge che però “non è allo studio del governo”, precisano da Palazzo Chigi, rimarcato l’iniziativa parlamentare del testo. Il ministro della Difesa Guido Cosetto ha ribadito: “Il bonus nozze non fa parte della manovra, è la proposta presentata da un deputato. Non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa, non è un tema che interessa ad uno Stato laico”.

S&D

Alla base della proposta del deputato Furgiuele c’è un’analisi sul numero dei matrimoni civili che “pur avendo subito un calo consistente nei primi mesi del 2020, avevano già mostrato in piena pandemia una variazione negativa più contenuta rispetto ai matrimoni religiosi”. Quindi il leghista sostiene che “la diversa intensità nella diminuzione dei matrimoni è riconducibile anche alle diverse tipologie di celebrazioni e festeggiamenti, nonché al livello di partecipazione che in genere contraddistinguono le tradizioni del nostro Paese”. “Le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare – si legge nel testo – e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso. Molte coppie sono dubbiose anche sui corsi prematrimoniali, i quali hanno una finalità ben precisa e spesso sottovalutata: cercare di far capire alla coppia se si è realmente pronti nel prendere la decisione di sposarsi”.

Per come è scritta attualmente, la legge prevede che i promessi sposi debbano avere meno di 35 anni, un reddito non superiore a 23 mila euro, debbano avere la cittadinanza italiana da almeno dieci anni e il matrimonio deve essere celebrato in Italia. Prima delle annunciate modifiche in Parlamento, la legge era stata duramente criticata dalle opposizioni, che hanno gridato all’incostituzionalità. “Zaia non aveva appena detto ‘Basta battaglie di retroguardia’? Altro che `libera Chiesa in libero Stato´, qui siamo ancora al Papa Re”, ha detto Mara Carfagna, presidente di Azione. “Un beneficio riservato a italiane e italiani da almeno dieci anni, che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente etero. Una perla di analfabetismo costituzionale, meglio della fascistissima tassa sul celibato: ce la possiamo risparmiare”, ha osservato Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa.

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