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“Due anni fa Di Maio aboliva la povertà da un balcone. Oggi siamo i poveri d’Europa. Questo governo è il più a sinistra della storia repubblicana”

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La capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini, a TPI: "Governissimo? Non esiste. No a un polo di centro, gli italiani non amano i trasformismi. Mes? L'Italia ne ha bisogno"

Bernini (FI) a TPI: “No al Governissimo. Siamo i più poveri d’Europa”

Senatrice Bernini, il Governo ritiene di aver ottenuto una “vittoria” con l’accordo sul Recovery Fund. È una vittoria del governo o una vittoria dell’Europa?

Capisco l’entusiasmo, ma i toni trionfalistici del governo sono eccessivi, se non inopportuni. L’Italia potrà ricevere tanto dall’Europa perché di tanto ha bisogno, e questo non dobbiamo dimenticarlo. Per la prima volta da contributori netti diventeremo dei beneficiari netti, e su questo il governo dovrebbe porsi qualche domanda. A quasi due anni dal brindisi dal balcone di Palazzo Chigi per l’abolizione della povertà, ora siamo i poveri d’Europa. Non neghiamo l’importanza storica dell’accordo sul Recovery Fund, che è certamente una risposta all’altezza della crisi che stiamo vivendo. Ma ora Conte e il suo governo abbassino i toni e inizino a lavorare seriamente. Senza progetti credibili, addio contributi.

Conte sta mostrando molta ostilità al MES, il Fondo Salva Stati. Qual è la sua posizione a riguardo?

Continuo a non capire i veti incrociati sul Mes, fondi disponibili subito e non tra un anno, a tassi vicini allo zero o addirittura negativi con l’unica condizione di destinarli alla sanità. Una sanità che ha dimostrato una straordinaria capacità di reazione, ma che meriterebbe maggiori risorse anche per prevenire un’ondata di ritorno del virus. Il governo invece ci dice che non può rinviare le scadenze fiscali alle partite Iva perché non può fare a meno degli 8,4 miliardi previsti, e rifiuta 36 miliardi per nuovi ospedali, nuovi posti in terapia intensiva, ma anche per rendere più sicure le scuole, gli uffici, le fabbriche. Assurdo.

Come dovrebbero essere spesi i fondi del Recovery Fund?

Il perimetro di azione lo ha già definito l’Europa e cosa occorre all’Italia per tornare ad essere competitiva è noto: riforma del fisco, zero burocrazia, infrastrutture materiali e immateriali, lavoro, istruzione, riforma della giustizia. Ripeto, non è il ‘cosa’ che ci preoccupa, ma il come e soprattutto il quando. Stiamo parlando di riforma della giustizia da oltre un anno e non c’è neanche lo straccio di un testo su cui ragionare. Per le infrastrutture, il governo ha impiegato due mesi per un decreto semplificazioni che non semplifica, ma aggiunge caos. Sul lavoro, il governo insiste con reddito di cittadinanza e navigator. Siamo in alto mare, quando avremmo già dovuto presentare in Europa un piano serio per riformare il fisco rendendolo più sopportabile e giusto, per finanziare istruzione e ricerca e focalizzarci su asset strategici.

A suo parere che voto potremmo dare alla condizione dei nostri conti pubblici? E perché?

La prossima settimana discuteremo dell’ennesimo scostamento di bilancio, quindi di nuovo debito. Il Governo ha già buttato alle ortiche miliardi di euro per misure assistenziali rivelatesi fallimentari. Prima o poi questi debiti li dovremo pagare e purtroppo sconteremo scelte politiche sciagurate. Se prevarrà la logica assistenzialista, ovvero la spesa improduttiva, saremo condannati al fallimento. Anche per questo o Conte ci dice chiaramente a cosa serve il nuovo scostamento di bilancio, oppure una nuova ipoteca da mettere sulle spalle dei nostri figli non avrà il nostro placet in Parlamento.

In queste ore ci sono state 3 importanti “fuoriuscite” di esponenti di Forza Italia confluiti nel misto. Ha un commento su questa vicenda?

No, auguro loro buona fortuna.

Qualcuno parla di una ipotesi di “governissimo”. Cosa ne pensa?

Non esiste. Forza Italia ha fondato il centro-destra. Non potremmo mai andare a braccetto con questo Esecutivo che è il più a sinistra della storia repubblicana.

Cosa risponde a chi ritiene che gli schemi destra/sinistra siano superati e che oggi si vada su dualismi diversi, come pro/contro Europa, o pro/contro il mercato?

Ragionare per schemi contrapposti è talvolta una semplificazione della comunicazione politica, più che della politica stessa. Le faccio un esempio. All’interno del centrodestra su alcuni temi, soprattutto quelli etici, ci sono visioni diverse, ma nel mio partito ciascun esponente ha sempre avuto massima libertà di scelta e di opinione. Ciò non toglie che i valori di fondo siano gli stessi e siano condivisi. Il dibattito si svaluta se lo riduciamo a una contrapposizione tra fazioni o tifoserie. Dovremmo invece trovare la forza di abbandonare un modus comunicandi eccessivamente sloganistico a favore di uno più ragionato e propositivo. Ne guadagnerebbe la politica e renderemmo un servizio al Paese.

Quale futuro vede per Forza Italia e per le forze dell’area di centro, come Più Europa, Italia Viva? C’è possibilità di trovare punti o alleanze in comune?

Per quanto se ne vergogni, Italia Viva è al governo con il Movimento cinque stelle, ovvero ciò che è più distante da una classe dirigente di stampo liberale. Impossibile dunque dialogare con loro allo stato attuale. E poi non dobbiamo dimenticare che i “terzi poli” nell’Italia post prima Repubblica non hanno mai avuto grandi fortune, a riprova che i cittadini hanno bisogno di identificarsi con uno schieramento con un perimetro ben delineato. Agli italiani i trasformismi non piacciono. E nelle urne la coerenza dei comportamenti paga.

Leggi anche:

1. La malattia morale e politica di chi invoca il ritorno di Berlusconi (di M. Revelli) / 2. Da Prodi a De Benedetti: tutti quelli che rivogliono Berlusconi al governo / 3. Fratoianni a TPI: “Governissimo con Berlusconi? Non con noi. Ci sono interessi economici dietro”

4. Revelli a TPI: “Governissimo con Berlusconi? Certi potentati vogliono la restaurazione per mettere le mani sui fondi europei” / 5. Prove di governissimo? Per approvare lo scostamento di bilancio la maggioranza ha bisogno di Forza Italia / 6. Il governissimo con Berlusconi è il simbolo di una politica marcia voluta da certi salotti e certe redazioni

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