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La Nazionale perde e la colpa è dell’atleta nera: l’inguaribile razzismo dell’Italia peggiore

Immagine di copertina
Paola Egonu. Credit: Ansa

Eccoci qui, come sempre, con la solita fallocrazia condita con un po’ di razzismo e un pizzico di omofobia: la nazionale di pallavolo viene eliminata dalla Serbia alle Olimpiadi e l’occasione diventa ghiottissima per sparare a palle incatenate contro Paola Egonu, colpevole di essere donna, nera, reo confessa di avere amato una donna e per di più di essere stata scelta come portabandiera olimpica urtando la suscettibilità di chi ha il modello macho e ariano come unico orizzonte.

Si parte dal solito delirante Adinolfi che twitta compulsivo: “Sempre più convinto che la decisione di fare di Paola Egonu la vessillifera olimpica per ragioni extrasportive abbia nuociuto alle qualità sportive della 22enne. Certi onori si concedono poi, Vanessa Ferrari avrebbe meritato il riconoscimento e Egonu si sarebbe sentita meno star”.

Un capolavoro: un fallimentare politico, pessimo moralista, direttore di un giornale che non legge nessuno giudica una pallavolista pluripremiata considerata tra le giocatrici più forti del mondo. Troppo forte la tentazione di schiacciare una donna nera dopo una sconfitta, troppo incontenibile l’invidia che gocciola da ogni parola. Troppo ghiotta l’occasione di rimettere “a posto” queste donne che si permettono di essere vincenti: le nuove streghe, per i tanti Adinolfi in giro, sono le donne troppo felici e troppo vincenti.

Accanto a Adinolfi ovviamente si srotola anche tutta la truppa di chi proprio non riesce a convincersi che essere neri e italiani sia un’offesa alla loro idea di patria: per loro non ha perso Paola Egonu, hanno perso i neri, è sempre quella vecchia (e terribile) storia della superiorità della razza. Si vergognano di dirlo così (sono vigliacchi per natura) e quindi giocano di sponda usando la pallavolo.

Poi c’è il giornalismo, certo brutto giornalismo: se sono donne devono essere inevitabilmente frivole e quindi la sconfitta si scopre che è tutta colpa dei social. Che geni: se avessimo saputo che per vincere le Olimpiadi sarebbe bastato disinstallare Instagram a questo punto avremmo una sagomata di medaglie d’oro. Se perde un uomo è colpa del suo essere scarso mentre se perde una donna è colpa dei selfie: l’importante è insistere nella rappresentazione dei vezzi femminili.

Ma badate bene, qui non è una questione di tifo: qui serve una presunta lesbica nera per mandare un messaggio a tutti gli altri: avete perso, non siete degni di rappresentarci, siete altro. Le Olimpiadi e la pallavolo sono solo un’occasione per esprimere la propria pessima natura. Ancora. Ancora una volta.

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