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Home » Opinioni

L’informazione tv di scarsa qualità abbassa il livello della politica (di A. Stille)

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Nell’ultimo anno ho avuto due pensieri contrastanti: la televisione – con film e serie da tutto il mondo su Amazon e Netflix – non è mai stata così interessante, mentre la politica – tra polarizzazione, tendenze autoritarie e fake news – non è mai stata peggiore. Mi sono chiesto: c’è una relazione tra le due cose? Nel 1984 il sociologo Neil Postman pubblicò un libro, intitolato Divertirsi da morire, in cui sosteneva che la migliore diagnosi della nostra società non è 1984 di George Orwell ma Brave New World di Aldous Huxley, in cui la popolazione viene controllata attraverso una droga che la distrae dai problemi reali.

S&D

Robert Putnam, politologo di Harvard, ha sostenuto nel suo libro Bowling Alone che l’ascesa della televisione ha provocato una diminuzione dell’impegno civico. L’americano medio passa 24 ore alla settimana a guardare la tv e, di conseguenza, trascorre meno tempo con gli amici, in chiesa o facendo attività politica.

Il filosofo francese Bernard Manin ha osservato che siamo passati dalla democrazia di partiti – in cui a contendersi il potere era- no gruppi di interesse rispondenti a blocchi ideologici – alla «democrazia dell’audience», in cui prevale il candidato con il pubblico più numeroso (Berlusconi, Trump…). I partiti diventano così marchi commerciali a cui noi rispondiamo come si fa su Facebook con i “like”.

Negli Stati Uniti fino al 1987 la televisione era in mano a tre principali reti che, sebbene private, dovevano rispettare la “Fairness Doctrine”: quando davano notizie dovevano presentare diversi punti di vista e non sostenere un partito o una posizione in particolare. Successivamente, con la tv via cavo, le reti a disposizione sono diventate centinaia e l’amministrazione Reagan – che amava deregolamentare tutto – decise che la “Fairness Doctrine” era obsoleta: con centinaia di canali gli spettatori sarebbero stati inevitabilmente esposti a più punti di vista, si sosteneva.

Nell’era dei tre canali le società di intrattenimento puntavano a raggiungere il più vasto pubblico possibile. Nell’era del cavo, invece, il pubblico è frammentato e riceve informazioni all’interno di compartimenti stagni. Con centinaia di canali – e senza obblighi di equilibrio o di accuratezza delle notizie – è diventato possibile credere che il Covid sia una bufala o che le mascherine e i vaccini siano stati inventati per privarci della libertà. Da una recente analisi è emerso che la popolazione degli Stati Uniti è la più polarizzata fra quelle dei principali Paesi industrializzati. In Giappone, Australia, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia e Germania, invece, la polarizzazione è diminuita. Il loro segreto? Notizie televisive statali ben finanziate e affidabili.

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