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L’emergenza pandemica è alle spalle, ma non dimentichiamoci dei buoni propositi

Immagine di copertina
vaccino

Quando tre anni fa abbiamo assistito all’inizio della pandemia, non avevamo idea di quando ne avremmo visto la fine. Se i primi casi e le prime vittime potevano segnare un inizio chiaramente definito, ben più difficile era immaginare un segnale altrettanto netto che marcasse la fine dell’emergenza, e dopo aver toccato con mano una crisi sanitaria che ci sembrava inimmaginabile, oltre a domandarci quando sarebbe finita era legittimo chiedersi anche come lo avremmo capito.

In realtà, giorno dopo giorno, il lavoro del personale sanitario, la diffusione del vaccino, la collaborazione dei cittadini nell’attuare le misure di contenimento hanno contribuito a superare i momenti più difficili e il ritorno alla normalità è arrivato giorno dopo giorno, senza che ce ne accorgessimo più di tanto, e oggi il Covid, che continua a causare vittime e non va comunque sottovalutato, è qualcosa che abbiamo l’impressione di avere sotto controllo. Anche per questo, quando lo scorso 6 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato conclusa dopo tre anni la fase emergenziale della pandemia di Covid, a molti è sembrato semplicemente che si stesse prendendo atto di un fatto compiuto, con la normalità ormai tranquillamente tornata nelle nostre vite.

Ma proprio la normalità, ciò che per antonomasia rappresenta gli aspetti più ordinari delle nostre vite, raramente era stata messa in discussione come durante il picco dell’emergenza Covid. Non solo, infatti, misure come il distanziamento sociale o il confinamento hanno per la prima volta limitato aspetti delle nostre vite che davamo per scontati, ma la vulnerabilità cui l’intera società globale è stata esposta ci ha fatto riflettere su quanto quella che ritenevamo essere la normalità potesse, in realtà essere cambiata in meglio.

Piano piano, la tanto attesa normalità è tornata e appena abbiamo potuto ci siamo tutti nuovamente immersi al suo interno, con la chiara volontà di lasciarci alle spalle quello che per l’intera comunità umana ha rappresentato un periodo difficile. Questo, tuttavia, non deve farci dimenticare in primis le milioni di persone che a causa della pandemia non ci sono più, e nemmeno quei buoni propositi che in tanti si erano fissati nel pieno dell’emergenza pandemica e che ora sarebbe bene perseguire.

La nostra società è purtroppo caratterizzata da elementi di vulnerabilità che la pandemia ha messo in evidenza, dal punto di vista sanitario ma non solo. La scoperta di una dimensione diversa della vita, del rapporto tra l’essere umano e il proprio lavoro, una nuova prospettiva del fare comunità col prossimo anche attraverso spazi urbani a misura d’uomo sono stati solo alcuni dei numerosi spunti di riflessione emersi nel periodo pandemico. Il cambiamento sociale è stato sconvolgente, e molti di questi processi si sono innescati per cause di forza maggiore, ma i buoni propositi che ci siamo dati, non nascondiamoli sotto il tappeto.

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