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Cara Meloni, Luca e Alba non sono “situazioni particolari” ma persone cui la legge non deve concedere solo eccezioni

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“È chiaro che un single o una coppia omosessuale sarebbero meglio di una casa-famiglia. Ed è giusto che la legge consenta a te e Alba di essere famiglia. Poiché si pone sempre dalla parte del soggetto più fragile. E quindi ammette che in situazioni particolari come la vostra vi possa essere un’adozione a tutti gli effetti”.

Partirei da questa affermazione per analizzare la risposta che oggi Giorgia Meloni ha dato a Luca Trapanese, assessore al Welfare di Napoli, padre adottivo della piccola Alba, una bambina affetta da sindrome di Down, che ieri indirizzava una lettera alla leader di Fratelli D’Italia invitandola a ragionare sulle adozioni per single e coppie omosessuali.

Meloni parla di “situazioni particolari”, ossia quella di una bambina con la sindrome di Down che è stata respinta da più famiglie e che solo in virtù di questa particolare condizione ha permesso a Luca di poter accedere a un’adozione. Sarò forse pignola io, tuttavia trovo che il linguaggio utilizzato da Giorgia Meloni non vada sottovalutato, perché travestito di buonismo che in realtà svela un pensiero molto più banale: tu, Luca Trapanese, in quanto gay e single, e tu piccola Alba, al mondo siete delle eccezioni e in quanto tali dovete accontentarvi. Detto così è orribile, ma la situazione particolare di cui parla Meloni è questa.

In Italia, allo stato attuale, infatti, Luca non avrebbe potuto adottare poiché single e Alba sarebbe senza genitore dopo il rifiuto di varie famiglie. Ma ciò che l’assessore prova a dire alla politica è proprio questo: “La gente ci dice spesso che siamo speciali, io invece, come forse saprai, lotto quotidianamente per affermare il contrario, e cioè che siamo una famiglia esattamente come lo sono tutte le altre”, scrive nella lettera. Ossia, non si vuole vivere nell’eccezione, ma fare in modo che persone come Luca e Alba non vivano nell’ombra della “particolarità”, quanto invece siano tutelate da leggi che permettano un pari accesso a certe pratiche.

D’altronde lo sappiamo, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. O leggere, in questo caso.

Secondo Meloni infatti, “La norma non è mai dettata per singoli individui, ma per un numero indeterminato di persone che si trovano in una stessa situazione..” e “La norma deve anzitutto porsi dalla parte del soggetto più fragile, difenderlo e garantirgli condizioni di vita migliori possibili”. Ma anche su questo punto Trapanese aveva fatto osservare a Meloni un concetto molto semplice e al contempo innegabile: “è un’idiozia che per un bimbo disabile sia sufficiente un solo genitore e per gli altri ce ne vogliano due sposati”, scrive nella lettera. E in effetti quale soggetto è più fragile e quindi meriterebbe maggiori tutele di un bimbo con sindrome di Down? Il paradosso è che invece quel bimbo, perché rifiutato, deve invece “accontentarsi”. Seguendo il filo del ragionamento meloniano.

Insomma sarà verissimo che allo stato attuale sono più le coppie che vogliono adottare del numero di bimbi ancora senza una famiglia, e sarà appunto verissimo che è la burocrazia la prima cosa che va migliorata. Ma in un mondo imperfetto (splendidamente imperfetto) come il nostro, non sarà che la legge deve aprire e non vietare forme di adozione che rispecchino la vita reale senza basarsi su prese di posizione ideologiche e anacronostiche? Meloni, se ha tempo, risponda anche a noi. Stavolta senza giri di parole e banalità.

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