Il Salvator mundi di Leonardo è sparito, Sgarbi a TPI: “Qualcuno forse vuole tenerlo nascosto, ecco perché”
Nessuno sa dove sia, eppure si tratta del dipinto più costoso della storia: è il Savator mundi di Leonardo da Vinci.
Battuto all’asta per ben 450 milioni di euro, era stato venduto dal Louvre di Parigi a un privato.
Il principe saudita Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud, era indicato da più parti come l’acquirente dell’opera e divenuto poco dopo il primo ministro della Cultura nella storia saudita.
Ma l’opera, attribuita proprio al maestro vinciano nonostante i dubbi sollevati nel tempo, è totalmente irrintracciabile.
Qualche mese fa la decisione di esporlo al Louvre di Abu Dhabi, ma adesso, a più di un anno di distanza e nel cinquecentenario della morte del suo autore, Leonardo da Vinci, la vicenda del Salvator mundi si è trasformata in un vero mistero.
Poche settimane fa, in un’intervista al Corriere della Sera, il direttore del Louvre di Abu Dhabi, Manuel Rabaté, glissava su ogni domanda relativa al Salvator mundi: “Non è nostro, la decisione di esporlo non spetta a noi, ma al Dipartimento della Cultura e del turismo di Abu Dhabi”, diceva.
“Da quando il dipinto è sparito, mi accorgo che non è buone condizioni. Quindi le riflessioni sono due: o Leonardo si è trovato ad averlo dipinto con reticenza, lasciandolo quindi quasi incompiuto; oppure queste cattive condizioni aprono il dubbio a quello che oggi è diventato il mistero: ossia che possa non essere della mano di Leonardo”, lo spiega a TPI il critico d’arte Vittorio Sgarbi che solleva nuovamente i dubbi sulla paternità del dipinto.
“Il mistero è proprio questo: non quello che c’era prima che quest’opera venisse venduta – c’era infatti una storia precedente che evidentemente è finita in gloria con la vendita del dipinto, battuto all’asta come un’opera di Leonardo – ma ciò che riguarda il presente dell’opera”.
“Oggi che dovrebbe essere esposta al fianco della Gioconda al Louvre a Parigi o ad Abu Dhabi”, prosegue Sgarbi, “l’opera sparisce. La sua sparizione mi induce a pensare che qualcuno abbia insufflato nel facoltoso acquirente il dubbio che non sia di Leonardo. Però sono tutte osservazioni senza fondamento di prova”, ribadisce il critico.
“Se qualcuno ha dimostrato, ho portato degli elementi o ha fatto sorgere il dubbio nel proprietario che l’opera non sia buona, potrebbe esserci l’interessa a tenerla nascosta, piuttosto che a esporla. Questo è un mio pensiero. C’è un vento sfavorevole che induce a farla dimenticare piuttosto che a farla ricordare”.
Queste le riflessioni dell’affermato critico d’arte, che però sottolinea come il prezzo elevato al quale era stato battuto il dipinto, inducesse a credere – nonostante le polemiche – come effettivamente l’opera potesse essere attribuita al genio vinciano.