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Home » Esteri

Le autorità riservano trattamenti inumani ai nativi americani che protestano in North Dakota

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La denuncia arriva dal relatore speciale dell'Onu, Maina Kiai, avvocato per i diritti umani, che ha sottolineato l'uso della forza indiscriminata contro i manifestanti

“Diversi manifestanti tra i nativi americani che in North Dakota stanno protestando contro la realizzazione di un oleodotto e di un gasdotto sul loro territorio hanno subito trattamenti “inumani”. La denuncia è arrivata martedì 15 novembre dal relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà di associazione e di riunione pacifica, Maina Kiai. 

Avvocato di fama internazionale keniano, impegnato nella difesa dei diritti umani, Maina Kiai ha dichiarato in comunicato stampa, come i manifestanti che stanno protestando pacificamente per la realizzazione di un progetto invasivo in North Dakota, siano stati maltrattati dalle forze di sicurezza locali.

Secondo il funzionario nominato dall’Onu, gli agenti hanno usato la forza oltre il limite consentito per ristabilire l’ordine, nel corso dell’ennesima protesta da parte dei nativi americani della tribù dei Sioux. Kiai ha puntato il dito contro le autorità locali denunciando “le condizioni disumane e degradanti” delle persone arrestate e detenute nelle carceri. 

Le sue dichiarazioni sulle proteste in North Dakota, messe in atto da un numero consistente di nativi americani della tribù dei Sioux – sostenuti anche da altre tribù vicine – sono state accolte dai funzionari di alto livello delle Nazioni Unite.

Kia ha sostenuto che le forze di sicurezza, sia pubbliche che private, avevano usato la forza in maniera ingiustificata ai danni dei manifestanti, procedendo all’arresto di almeno 400 persone. 

“I manifestanti hanno raccontato di aver dovuto schivare proiettili di gomma e gas lacrimogeni. La loro protesta nasce prevalentemente dalla preoccupazione per l’impatto ambientale che la realizzazione di un oleodotto e di un gasdotto potrebbero avere. Costoro cercano solo di proteggere la loro terra considerata sacra”, ha dichiarato il funzionario. 

Kiai ha segnalato anche episodi in cui gli stessi manifestanti hanno fatto ricorso alla violenza, ma la risposta da parte degli agenti locali dislocati sul campo al fine di garantire ordine e sicurezza, era sproporzionata e mirava a destabilizzare il gruppo compatto di manifestanti radunati pacificamente.

— LEGGI ANCHE: Perché le tribù di nativi americani protestano in North Dakota

La protesta contro la realizzazione di un oleodotto e di un gasdotto organizzate dai nativi americani provenienti da tutto il paese è stata definita il più grande raduno delle tribù da più di un secolo.

A supporto della loro causa si sono uniti anche attivisti di ogni specie, comprese star del cinema americano. 

Da mesi, migliaia di persone sono accampate su un terreno di proprietà federale, nel tentativo di fermare la costruzione del gasdotto, quasi terminato nella sezione del North Dakota. 

I leader tribali hanno criticato le forze dell’ordine per l’uso indiscriminato della forza contro i manifestanti. Alcuni testimoni hanno raccontato che più di 40 persone sono rimaste ferite da spray al peperoncino o da proiettili di gomma sparati dagli agenti locali, mentre altri sono stati umiliati durante la detenzione. 

Il funzionario delle Nazioni Unite nella sua dichiarazione ha fatto riferimento a queste pratiche inumane. “Hanno marcato le persone con dei numeri e li hanno stipati in celle di detenzione sovraffollate, costringendoli a dormire sul cemento, negando loro ogni forma di assistenza medica. Questo è un trattamento inumano e degradante”. 

Il capitano locale, Brian Niewand, ha replicato alla stampa locale prendendo le difese dei suoi sottoposti, sottolineando come i suoi ufficiali hanno usato la forza ma con moderazione, arrestando solo coloro che avevano attaccato le autorità o che si erano rifiutati di lasciare la zona. 

Intanto, le proteste non si placano in tutto il paese. 

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