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Home » Esteri

Russia, dove e chi sta bombardando in Siria

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A settembre 2015, quasi sei mesi fa, il governo russo ha intrapreso una campagna militare aerea sul territorio siriano. Che effetti hanno sortito i suoi attacchi finora?

Secondo quanto denunciato da alcune parti, tra cui il governo turco e l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, la Russia avrebbe colpito con i suoi bombardamenti aerei sulla Siria tre ospedali e una scuola.

Mosca ha negato ogni responsabilità, attribuendola agli Stati Uniti, i cui raid – però – non avvengono in quella zona, vale a dire il nordovest della Siria, dove l’Isis, che è l’unico bersaglio dei raid statunitensi, non è infatti presente in maniera radicata.

La Russia, invece, non colpisce solo l’Isis con i propri raid, ma anche i ribelli siriani. L’obiettivo della campagna russa in Siria, infatti, non è solo quello comune agli Stati Uniti di sconfiggere il sedicente Stato Islamico, ma anche quello di aiutare il governo siriano del presidente Bashar al-Assad per arginare l’avanzata dell’opposizione composta dalle varie fazioni di ribelli.

Gli Stati Uniti, diversamente, non sostengono Assad, ma preferiscono fare affidamento sulla coalizione ribelle dell’Esercito siriano libero e dei curdi siriani dell’Ypg, favorendoli attraverso i loro raid aerei.

L’intervento russo in Siria ha cambiato lo svolgersi degli eventi nel conflitto. Le truppe di Assad hanno potuto avanzare in diverse aree del paese con un considerevole costo in termini di vite umane.

Secondo i dati delle organizzazioni che monitorano il conflitto siriano, i bombardamenti russi – iniziati a fine settembre del 2015 – hanno avuto una reale escalation all’inizio di febbraio del 2016, sia in termini di bombardamenti che in termini di copertura territoriale.

— A che gioco gioca la Russia in Siria? L’analisi di Davide Tramballi

(Qui sotto: una mappa mostra dove hanno avuto luogo i bombardamenti russi in Siria tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2016) 

I principali luoghi dei raid russi in Siria sono le zone del nordovest, nello specifico la città di Aleppo e la provincia di Idlib. Si tratta di aree la cui composizione è piuttosto frammentaria, in cui la Russia ha colpito sia l’Isis che i ribelli dell’Esercito siriano libero e il gruppo legato ad al-Qaeda di Jabat al-Nusra.

Ad Aleppo, ad esempio, è in corso una battaglia di grande portata, che finora ha causato la fuga di circa 70mila civili verso il confine turco, e che vede coinvolti l’esercito siriano fedele ad Assad, l’Isis, i ribelli dell’Esercito siriano libero e i curdi dell’Ypg.

Diversa la situazione nella provincia di Idlib, dove l’Isis non ha una presenza così radicata e a scontrarsi sono soprattutto le truppe fedeli ad Assad, i ribelli e al-Nusra.

I bombardamenti russi si sono inoltre focalizzati sulla città di Daraa, nel sud del paese, controllata dai ribelli, e su Deir Ezzor, nell’est del paese, una vera exclave fedele ad Assad nel cuore del territorio in mano al sedicente Stato islamico.

Nonostante la Russia, gli Stati Uniti e altre potenze mondiali abbiano posto le basi per un cessate il fuoco temporaneo in Siria all’inizio a metà febbraio, Mosca non sembra aver rallentato i bombardamenti nel paese.

Il primo ministro russo Dmitri Medvedev, in ogni caso, ha riferito al settimanale statunitense Time di non avere alcun piano che preveda l’interruzione a breve dei raid sulla Siria. “Tutto ciò avrà fine quando arriverà la pace”, ha riferito Medvedev.

(Qui sotto: una mappa mostra i cambiamenti territoriali nei dintorni della città di Aleppo) 

L’attività militare russa in Siria sta comunque portando i suoi vantaggi alle truppe di Assad. Questo fatto si può notare soprattutto nei pressi della città di Aleppo, dove l’esercito siriano è avanzato soprattutto a discapito dell’Isis e dei ribelli, bersaglio di numerosi raid russi.

Sempre ad Aleppo, anche i curdi dell’Ypg sono riusciti ad avanzare, traendo vantaggio dalle difese vicine indebolite dai raid russi.

A partire dal 2012, la città di Aleppo era divenuta una delle principali basi dei ribelli siriani nella guerra civile. Tuttavia, a partire dal settembre del 2015, le truppe di Assad hanno iniziato una serie di concreti sforzi per riconquistarla, arrivando nel febbraio del 2016 ad accerchiare gran parte di essa.

Le truppe governative siriane non sono in grado allo stato attuale di riuscire a riprendere possesso di una città importante come Aleppo. Per questa ragione l’aiuto aereo della Russia e gli aiuti provenienti dall’Iran sono di fondamentale importanza per Assad in questo momento.

Secondo quanto riportato dall’Institute for the Study of War, ci sarebbero infatti oltre 2mila miliziani sciiti composti da Hezbollah libanesi, afghani e iracheni sotto la guida della Guardia Rivoluzionaria Iraniana e del suo comandante Qassem Suleimani attualmente impegnati nelle operazioni militari nella provincia di Aleppo.

Per quanto i bombardamenti russi abbiano aiutato in modo considerevole gli uomini di Assad in alcune situazioni strategicamente importanti per lo svolgimento del conflitto, l’avanzata delle truppe governative non ha sortito un grande effetto e anzi si è dimostrata solo in parte significativa. 

(Qui sotto: una mappa mostra i movimenti militari e le acquisizioni territoriali dell’esercito di Assad dall’intervento russo in poi) 

Questo perché nessuna delle principali parti in causa nella guerra civile siriana è talmente forte da essere in grado di prendere il possesso dell’intero paese.

Se da un lato Assad ha un problema legato prettamente al numero di uomini del suo esercito, i ribelli dell’Esercito siriano libero soffrono molte divisioni interne. L’Isis invece è nemico di tutti, o quasi: certamente è avverso a qualsiasi potenza situata in Medio oriente. Nessuno, quindi, è in grado di sconfiggere da solo gli altri due, allo stato attuale.

Inoltre, questa situazione di stallo, fa sì che nessuno dei sostenitori stranieri di Assad e dei ribelli cessi di sostenere il loro alleato in Siria, fatto che rende sempre più complesso ogni tentativo di accordo di pace nel paese.

— A che gioco gioca la Russia in Siria? L’analisi di Davide Tramballi 

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