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Caso Diciotti, la Lega avverte il M5s: “Processare Salvini equivale a processare il governo”

Immagine di copertina

Il possibile rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso Diciotti rischia di aprire una vera e propria crepa nel Governo. A lanciare quello che sembra un chiaro avvertimento al Movimento 5 stelle sono i capigruppo della Lega Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari.

S&D

Gli esponenti leghisti sostengono: “Processare Salvini equivale a processare il governo”. Il leader del M5s Di Maio ha però annunciato il voto del grillini a favore dell’autorizzazione a procedere.

“Processare chi, nell’esercizio delle sue funzioni di ministro dell’Interno, ha contemporaneamente agito nel pieno rispetto delle leggi e della Costituzione e ottemperato al mandato ricevuto dagli elettori, quello cioè di garantire rispetto delle regole e delle normative, significa inequivocabilmente tentare di processare il governo”, hanno detto i due capigruppo.

Lo stesso Salvini, che aveva lasciato ai 5Stelle la facoltà di votare “con coscienza” perché “non ho bisogno di aiutini nascosti”, si è chiesto: “Ma è normale che un ministro dell’Interno, con l’appoggio di tutto il governo, venga processato per aver fatto quello che ha promesso in campagna elettorale?”.

La Giunta per le immunità del Senato si riunisce mercoledì 30 gennaio per avviare l’esame della richiesta del tribunale dei ministri di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno.

La Giunta, presieduta da Maurizio Gasparri, è formata da 23 persone. Al momento ci sono 9 voti contro (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) e 12 a favore (Leu, Pd e al momento anche il Movimento Cinque Stelle).

Incerti due voti, quelli dell’ex M5S Gregorio De Falco e Meinhard Durnwalder (Svp- autonomie).

In Giunta il voto sarà palese, mentre in aula forse sarà segreto.

La posizione del ministro Lorenzo Fontana

In un’intervista a La Stampa il ministro alla Famiglia è sicuro che “le ragioni politiche, giuridiche e storiche” stiano “dalla parte di Matteo”. Per questo “Siamo e saremo tutti al suo fianco, pronti ad affrontare qualsiasi scenario”.

Ed ecco il messaggio al Movimento 5 stelle: “Chiaramente” avverte Fontana “se da parte del M5s ci dovesse essere la scelta del voto a favore dell’autorizzazione a procedere” questa “avrà inevitabilmente delle conseguenze politiche” [qui abbiamo spiegato perché il voto dei Cinque Stelle sarà fondamentale].

La linea di Fontana è chiara: le decisioni prese sulla Diciotti non sono state “di Matteo Salvini” ma “di tutto il Consiglio dei Ministri”. Quindi “se si vuole aprire un processo” che “coinvolga tutti i ministri, premier Conte compreso”.

“Indagate anche me, a questo punto” aggiunge Fontana. “Sono nello stesso Governo, condivido le azioni” quindi “sono un complice” di Matteo Salvini.

Anzi, “dovrebbe essere indagato proprio tutto il Governo visto che in Consiglio dei ministri non ho mai sentito dei distinguo rispetto alla sua azione”. Parole, queste, chiaramente rivolte all’alleato e, in particolare, a chi – come Alessandro Di Battista e diversi senatori (qui l’intervista di TPI a Elena Fattori) – stanno prendendo le distanze da Matteo Salvini.

“Forse” conclude Fontana “non tutti hanno l’intelligenza o il coraggio di capire quanto grave sia questa situazione”.

Il Movimento 5 stelle è quindi chiamato a decidere cosa fare: la linea ufficiale è quella di votare a favore del rinvio a giudizio di Salvini e lasciare che la giustizia faccia il suo corso. Di Maio ha però già annunciato che in caso di processo a carico del collega vicepremier sarà “il primo a testimoniare a suo favore”.

Il bivio è sempre più vicino. A meno che non sia proprio Salvini a evitare lo scontro nel Governo, annunciando di rinunciare alla “immunità” e rendendo così inutile il voto in Senato.

 

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