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Home » Esteri

La zanzara geneticamente modificata che sconfiggerà la malaria

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I ricercatori dell'università di Irvine in California stanno creando un insetto immune al parassita, per far estinguere le zanzare vettori della malattia

I ricercatori dell’università di Irvine in California hanno modificato geneticamente la zanzara vettore della malaria per renderla immune a questa malattia.

S&D

La scoperta potrebbe consentire di debellare definitivamente la malaria, dato che il parassita viene diffuso proprio da alcune specie di zanzare, tra cui l’Anopheles, la zanzara diffusa in India su cui sono stati compiuti gli esperimenti, che contagiano l’uomo tramite le loro punture.

Quasi 3,2 miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale, sono a rischio malaria. Nonostante i repellenti, le zanzariere e gli altri mezzi che si possono utilizzare per tenere lontani gli insetti che trasmettono la malaria, questa malattia continua ad uccidere 580mila persone ogni anno, di cui la maggior parte in Africa.

Proprio per questo gli scienziati stanno cercando di elaborare un metodo che sconfigga la malaria minandola alle basi: eliminando le zanzare vettore.

I ricercatori americani sono riusciti a produrre in laboratorio zanzare che oltre a non trasmettere la malattia danno alla luce cuccioli che nel 99 per cento dei casi riflettono le stesse caratteristiche modificate geneticamente sui genitori.

Generazione dopo generazione, gli insetti che trasmettono il parassita dovrebbero estinguersi, lasciando il passo alle zanzare modificate e alla loro progenie.

Rilasciare in natura un animale il cui Dna è stato modificato geneticamente, però, potrebbe comportare rischi per l’ecosistema. Gli scienziati devono quindi monitorare tutte le possibili conseguenze di un esperimento tanto delicato, prima di testarlo in natura.

Gli studiosi dell’università di Irvine hanno affermato che il prototipo non è ancora stato ultimato e saranno necessari ulteriori ricerche prima di utilizzare la zanzara nei Paesi più colpiti dalla malattia.

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