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Home » Esteri

Perché Turchia e alcuni paesi europei sono sull’orlo di una crisi diplomatica

Immagine di copertina

Il presidente turco Erdogan ha accusato i paesi europei che hanno vietato comizi di politici a sostegno del referendum in Turchia di essere “nazisti e fascisti”

Alcuni paesi europei come Germania, Paesi Bassi e Austria hanno deciso di impedire i comizi di politici turchi a sostegno del referendum costituzionale che si terrà in Turchia il 16 aprile. Di fronte a tali divieti, il presidente turco Erdogan ha accusato i paesi nordeuropei di essere “nazisti e fascisti”. 

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La tensione diplomatica tra Ankara e le altre capitali europee si sta alzando nelle ultime settimane. Il presidente turco ha parlato di “pratiche naziste” dopo i divieti di alcuni paesi europei di organizzare manifestazioni per convincere i turchi della diaspora a votare Sì. I voti dei cittadini turchi che vivono all’estero potrebbero essere fondamentali per Erdogan. 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha promesso ritorsioni su Germania, Austria e Paesi Bassi, affermando che il nazismo “è ancora diffuso in Occidente”.

Intanto in Europa cresce la preoccupazione nei confronti degli arresti di massa e delle epurazioni in diversi settori dello stato da parte di Erdogan dopo il fallito golpe del luglio 2016.

Ecco cosa è successo, stato per stato.

Paesi Bassi 

Il 12 marzo i Paesi Bassi avevano impedito alla ministra turca della Famiglia, Fatma Beytul Sayan Kaya, di tenere un comizio a Rotterdam, e l’avevano accompagnata al confine con la Germania, invitandola a fare ritorno a Istanbul. Poche ore prima il governo olandese aveva vietato l’atterraggio dell’aereo con a bordo il ministro degli Esteri turco Cavusoglu.

La polizia ha usato i cani e cannoni ad acqua contro i manifestanti che sventolavano bandiere turche a Rotterdam.

Dura la reazione di Erdogan, che ha paragonato i Paesi Bassi a “una repubblica delle banane”, accusandoli di islamofobia. 

Oggi, 13 marzo 2017, la Turchia ha presentato una protesta formale, convocando il più alto diplomatico olandese nel paese. Il ministro turco per gli Affari europei, Omar Celik, ha afferma che “la posizione dell’Olanda rappresenta una minaccia per i valori fondamentali dell’Unione Europea” e che Ankara imporrà “certamente sanzioni”. 

Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha detto che “la Turchia si aspetta che il resto dell’Europa condanni duramente l’atteggiamento olandese”. 

Il vice primo ministro olandese, Lodewijk Asscher, ha detto che “essere definiti nazisti da parte di un regime che sta facendo passi indietro per quanto riguarda i diritti umani è semplicemente disgustoso”.

I Paesi Bassi hanno messo in guardia i cittadini olandesi dall’intraprendere viaggia in Turchia. 

Nel paese elezioni 15 si terranno le elezioni parlamentari, e il candidato di estrema destra e anti-europeista, Geert Wilders, è dato per vincente dai principali sondaggi elettorali, in un testa a testa con il partito principale dell’attuale coalizione di governo di centrodestra ed europeista, guidato dall’attuale premier Mark Rutte. 

Germania

Lo scoppio delle tensioni tra Turchia e Germania risale a qualche settimana fa. Berlino aveva vietato alcune manifestazioni a cui avrebbero dovuto prendere parte alcuni ministri del governo di Ankara a favore del il sì al referendum costituzionale del prossimo 16 aprile voluto da Erdogan per rendere la Turchia un regime presidenziale.

Il 6 marzo Erdogan aveva accusato la Germania di “nazismo” in seguito a quel divieto.

Peter Altmeier, delegato alla cancelleria dell’amministrazione guidata da Angela Merkel, aveva spiegato che non esiste un veto generale sui comizi per la campagna elettorale turca in Germania, “ma devono avvenire secondo diritto e secondo la legge”. I comizi “devono essere comunicati” e le pratiche relative “vanno esaminate”. 

Pochi giorni prima, il 2 marzo, il ministro della giustizia turco aveva annullato l’incontro con il suo omologo in Germania dopo che le autorità tedesche gli avevano impedito di tenere un comizio per convincere i suoi connazionali in Germania a sostenere la riforma. 

In Germania ci sono più di tre milioni di persone di origine turca, di cui si stima che 1,4 milioni godano del diritto di voto nelle elezioni turche. La diaspora turca in Germania è il quarto distretto elettorale della Turchia. Ecco perché per Erdogan era così importante tenere quei comizi. 

Danimarca

Il primo ministro danese Lars Løkke Rasmussen ha detto di aver rimandato un incontro previsto a fine marzo con il primo ministro turco Binali Yildirim, perché “l’incontro non può prescindere dagli attuali attacchi turchi ai Paesi Bassi”, dicendosi preoccupato per i principi democratici messi a dura prova in Turchia. 

Francia

La Francia, al contrario degli altri paesi europei in questione, aveva invece permesso l’organizzazione di un comizio politico, ritenendo che non costituisse una minaccia. 

Le reazioni

Le autorità europee stanno invitando le parti in causa ad abbassare i toni per impedire che l’escalation di tensione possa sfociare in una più grave crisi diplomatica. 

“La Ue chiede alla Turchia di astenersi da commenti eccessivi e da azioni che possano esacerbare la situazione, che può essere risolta solo mantenendo un buon canale di comunicazione aperto”, ha detto il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas. 

Anche Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato ha invitato alla calma. “Un dibattito accesso è possibile ed il cuore delle nostre democrazie, ma allo stesso modo è fondamentale il rispetto reciproco. Vorrei incoraggiare tutti gli alleati a mostrare rispetto reciproco, mantenere la calma e avere un approccio misurato. Per contribuire a diminuire le tensioni, è importante concentrarci su tutto ciò che ci unisce”, ha detto Stoltenberg. 

“L’Olanda ha il pieno sostegno e la solidarietà” della Germania in merito gli attacchi della Turchia che ha accusato il paese di comportamenti nazisti”, ha detto la cancelliera Angela Merkel.

Anche Federica Mogherini, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha fatto appello alla calma. 

— LEGGI ANCHE: Tutto quello che c’è da sapere sulla riforma costituzionale in Turchia

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