Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 14:17
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Trump annuncia il ritiro delle truppe Usa dalla Siria: ora Erdogan può attaccare i curdi

Immagine di copertina
Photo by Murat CETINMUHURDAR / TURKISH PRESIDENTIAL PRESS SERVICE / AFP

Una doccia gelata. Ma non una sorpresa, perché l’ultima mossa di Donald Trump in Siria se l’aspettavano un po’ tutti. La Casa Bianca ha infatti annunciato di voler richiamare i circa 2mila soldati di stanza nel nordest del Paese, aerea sotto il controllo dei curdi, denominata anche Rojava – Kurdistan occidentale.

S&D

Il comunicato dell’amministrazione americana arriva pochi giorni dopo la dichiarazione del presidente turco Erdogan che a sua volta annunciava una nuova incursione in Siria.

Unico obiettivo: combattere i curdi, distruggere il confederalismo democratico in tutta l’area, e scatenare le milizie islamiche che di fatto erano state sconfitte dai curdi. Un’operazione, quella turca, che non sarebbe possibile se sul territorio fossero presenti soldati americani, visto che le due potenze sono entrambe membri NATO.

In realtà sul ritiro i militari USA si erano detti molto scettici. Il segretario alla Difesa Mattis aveva invitato alla cautela, visto che non si può dire che l’ISIS sia stato completamente sconfitto. E memore di quello che è successo in Iraq dopo il ritiro delle truppe nel 2011, non vorrebbe ripetere, l’errore visto che la situazione in Siria è tutt’altro che stabile.

Ad oggi i curdi, sotto l’ombrello delle Forze Democratiche Siriane (SDF), controllano circa il 30% della Siria. Il PYD (partito democratico curdo), forza politica che controlla la parte militare, si era detto disponibile ad iniziare dei negoziati con Damasco per trovare una situazione diplomatica e creare una Siria federale.

Tutta l’area è amministrata con il confederalismo democratico, in cui minoranze e donne hanno gli stessi diritti.

Una novità e cambio di passo rispetto alla Siria degli Assad che controllava il Paese con un regime estremamente autoritario e che non ha mai dato diritti alla popolazione curda. E cosí quando nel 2011 è scoppiata la rivolta, i curdi hanno colto la palla al balzo e hanno formato delle milizie popolari per difendere i civili.

Ma è con la battaglia di Kobane, nel 2014, che i curdi vengono riconosciuti dalla comunità internazionale. E soprattutto dall’allora presidente Barack Obama che decide di mandare i caccia in supporto delle truppe curde che hanno combattuto per mesi letteralmente casa per casa, con delle perdite enormi.

La battaglia di Kobane è poi diventata un simbolo per i media, ma soprattutto una garanzia sull’efficenza militare delle truppe YPG e YPJ – le milizie di uomini e donne curde.

Da quel momento nasce una stretta collaborazione che però è andata a minare i rapporti di Washington con Ankara. Infatti le tensioni sono aumentate, perché la Turchia ha sempre sostenuto le milizie islamiche e in molti hanno documentato lo stretto rapporto con ISIS.

Mentre Barack Obama ha sempre cercato di non irritare troppo l’alleato turco che vedeva con fumo negli occhi la formazione di un territorio autogestito da curdi, tra le prime mosse di Trump da presidente è stata quella di aumentare il supporto ai curdi, e incrementare il numero delle truppe in Siria.

Negli ultimi due anni la presenza Americana è arrivata a contare oltre 2mila soldati che hanno addestrato e aiutato le Forze Democratiche Siriane – che include forze arabe e curde – a sconfiggere lo Stato Islamico per riprendersi città chiave come Tabqa e Manbij e istituire delle base americane nella zona che, secondo il Pentagono, sarebbero servite come deterrente per i Russi e gli Iraniani che supportano militarmente il regime dal 2014.

In realtà anche da prima, ma nel 2014 c’è stato un incremento consistente di truffe di Russia e Iran, preoccupate dal fatto che Assad potesse perdere totalmente il controllo del Paese.

Negli ultimi due anni le SDF hanno avuto solo successi. Hanno ripreso tutti i punti nevralgici della Siria da ISIS e sono arrivati dove il regime non sarebbe mai riuscito: Raqqa. La capitale dello Stato Islamico è caduta lo scorso anno. La battaglia è stata guidata da Rojda Felat, comandante donna. Ma da quel momento, novembre 2017, gli equilibri sono cambiati.

La Casa Bianca aveva fretta di chiudere l’incursione siriana, anche se John Bolton, il nuovo consigliere sulla sicurezza, ha sempre avuto come obiettivo l’Iran, e quindi le basi in Rojava sarebbero state un punto strategico per un possibile conflitto.

Il Pentagono ha sempre cercato di frenare, mantenendo una posizione molto chiara: ISIS non è stato sconfitto quindi è necessario rimanere.

Erdogan, però, non ha mai nascosto la sua posizione sui curdi siriani: hanno sempre goduto di buona stampa ma, secondo lui, “sono tutti terroristi”.

La realtà è che Ankara ha sempre vissuto molto male i successi di Rojava, e dal loro punto di vista questo progetto politico doveva essere contrastato a qualsiasi costo per non avere una possibile emulazione nell’Est della Turchia – anche questo territorio a maggioranza curda che dal 1978 chiede più diritti.

A gennaio l’operazione “ramoscello di ulivo” ha portato all’invasione di Afrin, nel nord ovest della Siria (sopra Aleppo), il terzo cantone di Rojava. Afrin è stata risparmiata dalla guerra per anni, e grazie allo YPG e lo YPJ che hanno difeso il territorio, l’area ha accolto circa due milioni di profughi.

Ma Afrin è capitolata in pochi giorni, e le milizie islamiche e i soldati turchi hanno compiuto decine di violazioni dei diritti umani.

Ora Erdogan vorrebbe entrare a Rojava, distruggere quello che è stato costruito fino ad ora. Ma una presenza americana glielo impedisce. Negli ultimi giorni consiglieri della Difesa americana hanno lavorato per una soluzione diplomatica, ben sapendo che un ritiro avrebbe un effetto domino sull’area e sarebbe una pugnalata alle spalle dei loro alleati.

Ma Donald Trump ha delle idee molto diverse. E sembra che Erdogan sia riuscito a convincerlo di lasciare Rojava. Alcuni commentatori credono che questa mossa sia in realtà per distogliere l’attenzione pubblica dalle decine di indagini che lo riguardano, e dalla vicenda di Micheal Cohen (avvocato privato del presidente) e dell’ex consigliere per la sicurezza Micheal Flynn, ieri in tribunale.

Se il piano verrà confermato, cosa che sembra molto probabile, la guerra ricomincerà, a meno che il regime siriano riesca a mediare la situazione e il PYD accetti molti compromessi. “Ora abbiamo un nemico in comune (ISIS ndr), ma non ci illudiamo: gli Americani se ne andranno e noi rimarremo soli contro i Turchi” mi aveva spiegato Nisrin Abdullah, comandante YPJ, nel 2017 in Siria. La donna, 35 anni, non ha mai avuto dubbi: “La nostra guerra non finirà con ISIS”. Un nuovo nemico è alle porte.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti dal 7 ottobre. Ue chiede ai Paesi donatori di ripristinare i fondi all'Unrwa. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Qatar: "Non c'è motivo di chiudere gli uffici di Hamas a Doha"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti dal 7 ottobre. Ue chiede ai Paesi donatori di ripristinare i fondi all'Unrwa. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Qatar: "Non c'è motivo di chiudere gli uffici di Hamas a Doha"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini
Esteri / Influenza aviaria, la preoccupazione dell’Oms per la trasmissione tra umani
Esteri / Media: “Hamas valuta l’ipotesi di lasciare il Qatar”. Bombardata in Iraq una base filo-iraniana
Esteri / Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran: colpita una base militare a Isfahan. Media: “Teheran non pianifica una ritorsione immediata”. Blinken: "Usa non coinvolti"
Esteri / Germania, arrestate due spie russe che preparavano sabotaggi