Trump ritira gli Usa dall’Unesco: “È anti-israeliana, pro-Palestina e promuove un’agenda woke”
È la terza volta, la seconda sotto l'amministrazione Trump, che gli Stati Uniti si ritirano dall’agenzia educativa, scientifica e culturale delle Nazioni Unite
Gli Stati Uniti di Donald Trump escono nuovamente dall’Unesco, l’agenzia educativa, scientifica e culturale delle Nazioni Unite: dopo le indiscrezioni lanciate dal New York Post, infatti, una portavoce del dipartimento di Stato Usa ha ufficializzato la decisione dell’amministrazione americana. Si tratta della terza volta che gli Usa lasciano l’Unesco, la seconda sotto l’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti erano rientrati nell’agenzia da appena due anni, mentre l’attuale decisione entrerà in vigore alla fine di dicembre 2026.
“La continua partecipazione nell’Unesco non è nell’interesse nazionale degli Stati Uniti” ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Anna Kelly, che ha aggiunto: “Il presidente Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’Unesco, che sostiene cause culturali e sociali woke e divisive, che sono completamente non in linea con la politica del buon senso per la quale gli americani hanno votato a novembre”. Precedentemente, un funzionario statunitense aveva dichiarato che alcuni funzionari dell’amministrazione Trump hanno contestato “le politiche dell’Unesco in materia di diversità, equità e inclusione, nonché i suoi pregiudizi pro-palestinesi e pro-Cina”.
Statement by the Director-General of @UNESCO, @AAzoulay, following the decision of the United States to withdraw from the Organization.
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— UNESCO 🏛️ #Education #Sciences #Culture 🇺🇳 (@UNESCO) July 22, 2025
Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, ha dichiarato di “deplorare profondamente” la decisione degli Usa di ritirarsi dall’agenzia pur sottolineando che l’Unesco “si era preparata” a tale eventualità. Azoulay, poi, ha respinto le accuse di guidare un’agenzia anti-israeliana: “Queste affermazioni contraddicono la realtà degli sforzi dell’Unesco, in particolare nel campo dell’educazione sull’Olocausto e della lotta contro l’antisemitismo”. E ha aggiunto: “Le ragioni addotte dagli Stati Uniti d’America sono le stesse di sette anni fa, anche se la situazione è profondamente cambiata, le tensioni politiche si sono attenuate e l’Unesco costituisce oggi un raro forum di consenso su un multilateralismo concreto e orientato all’azione”.
La direttrice dell’Unesco ha poi promesso che l’agenzia porterà avanti la sua missione nonostante “l’inevitabile riduzione delle risorse”. Al momento non è previsto alcun licenziamento: “Lo scopo dell’Unesco è quello di accogliere tutte le nazioni del mondo, e gli Stati Uniti d’America sono e saranno sempre i benvenuti”. Azoulay, poi, ha aggiunto: “Continueremo a lavorare fianco a fianco con tutti i nostri partner americani nel settore privato, nel mondo accademico e nelle organizzazioni senza scopo di lucro, e porteremo avanti il nostro dialogo politico con l’amministrazione e il Congresso degli Stati Uniti”.