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Home » Esteri

Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari

Immagine di copertina
Credit: AGF

La vicenda risale all’anno scorso e riguarda un servizio mandato in onda dal programma di punta della BBC, "Panorama", poco prima delle presidenziali statunitensi del novembre 2024

Donald Trump ha fatto causa alla BBC per diffamazione, chiedendo un risarcimento record di 10 miliardi di dollari per la presunta manipolazione di un video risalente al 6 gennaio 2021, quando centinaia di suoi sostenitori diedero l’assalto a Capitol Hill, a Washington D.C., perché convinti che le elezioni presidenziali vinte da Joe Biden nel novembre 2020 fossero state truccate.
“Mi hanno letteralmente messo le parole in bocca”, si era lamentato ieri il presidente degli Stati Uniti durante una conferenza stampa alla Casa bianca. “Mi hanno fatto dire cose che non ho mai detto. Mi hanno fatto parlare con parole che non ho mai pronunciato e sono stati scoperti perché credo che qualcuno alla BBC abbia detto che questa è una cosa così grave, che deve essere riportata. Chiamiamola fake news”.
L’azione legale, depositata presso un tribunale federale di Miami in Florida, accusa l’emittente britannica di diffamazione nei confronti del magnate repubblicano e di violazione delle leggi sulle pratiche commerciali ingannevoli e sleali, motivo per cui la cifra chiesta a titolo di risarcimento (5 miliardi per ogni capo di imputazione) risulta così elevata.

Il caso “Panorama”
La vicenda risale all’anno scorso e nasce da un servizio mandato in onda dal programma di punta della BBC, “Panorama”, poco prima delle presidenziali statunitensi del novembre 2024 vinte da Trump contro la vicepresidente democratica Kamala Harris. Il filmato mostrava un montaggio di vari estratti del discorso pronunciato dal tycoon il 6 gennaio 2021, in modo che l’allora presidente sembrasse chiedere esplicitamente ai propri sostenitori di attaccare il Campidoglio a Washington.
Quel giorno, centinaia di suoi fedelissimi, infervorati dalle accuse infondate di brogli elettorali, avevano preso d’assalto il Congresso nel tentativo di impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden.
“La BBC, un tempo rispettata e oggi screditata, ha diffamato il presidente Trump modificando intenzionalmente, maliziosamente e in modo ingannevole il suo discorso con il palese obiettivo di interferire nell’elezione presidenziale del 2024”, si legge in una nota degli avvocati di Trump citata dal quotidiano statunitense The New York Times. “La BBC ha da tempo l’abitudine di ingannare il suo pubblico nella copertura del presidente Trump, al servizio della sua agenda politica di sinistra”.
“A causa della loro natura salace, le dichiarazioni inventate trasmesse dalla BBC sono state ampiamente diffuse attraverso vari media digitali, raggiungendo decine di milioni di persone in tutto il mondo”, rimarca la denuncia presentata dai legali dell’inquilino della Casa bianca. “Di conseguenza, la BBC ha causato al presidente Trump un danno finanziario e reputazionale enorme”.

Scandalo a Londra
L’emittente britannica, già scossa negli ultimi anni da diverse polemiche e scandali, ha dovuto fare i conti con un terremoto interno. Lo scandalo aveva infatti già portato alle dimissioni del direttore generale della BBC, Tim Davie, e della responsabile della divisione BBC News, Deborah Turness. Inoltre, il presidente della BBC Samir Shah aveva cercato di placare le polemiche con una lettera di scuse inviata a Trump, che però non è bastata.
Nella denuncia depositata a Miami infatti, i legali del presidente Usa sostengono che, malgrado le scuse ricevute, la BBC “non ha manifestato né veri rimorsi per le sue azioni né intrapreso riforme istituzionali significative per prevenire futuri abusi”. Da parte sua infatti Shah si era scusato a nome dell’emittente per un “errore di giudizio” commesso mandando in onda il servizio così montato, ma aveva affermato che non vi erano basi per una denuncia per diffamazione. “Siamo determinati a combattere questa causa”, ha scritto il presidente della BBC in un’email citata dal quotidiano britannico The Independent.
“Come abbiamo già chiarito in precedenza, ci difenderemo in questo caso”, ha aggiunto oggi un portavoce dell’emittente britannica. “Non rilasceremo ulteriori commenti sui procedimenti legali in corso”.

Guerra ai media
Questa però non è certo la prima battaglia legale intrapresa da Trump contro i media. Il presidente Usa ha una lunga storia di cause avviate contro organi di informazione negli Stati Uniti. Attualmente ne ha due in corso contro i quotidiani statunitensi The New York Times e The Wall Street Journal. La prima è stata intentata a settembre contro il Nyt per diffamazione, pochi giorni dopo che il giornale aveva pubblicato una serie articoli sui suoi presunti legami con Jeffrey Epstein, motivo per cui Trump chiede un risarcimento di 15 miliardi di dollari. L’altra invece era stata avviata a luglio contro il Wsj, dopo che il quotidiano aveva segnalato per primo l’esistenza di un biglietto con la firma di Trump inviato ad Epstein per il suo compleanno.
Altre due azioni legali contro l’emittente ABC News e il conduttore George Stephanopoulos e contro il programma 60 Minutes della CBS per un’intervista con Kamala Harris si erano risolte rispettivamente con un risarcimento di 15 e 16 milioni di dollari.
Ma la guerra ai media di Trump non si limita alle aule di tribunale. Dal suo ritorno alla Casa bianca infatti ha più volte insultato e minacciato pubblicamente giornalisti, testate ed emittenti non allineate alla sua politica. Non solo: nell’ultimo anno l’amministrazione ha preso il controllo del pool di giornalisti ammessi a seguire più da vicino il presidente, escludendo per mesi i corrispondenti di Associated Press e Reuters e ammettendo numerosi creator di contenuti e influencer favorevoli a Trump.

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