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Dieci miti da sfatare sulle persone transgender

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Le persone transgender sono confuse? Vogliono ingannare gli altri? L'orientamento sessuale è legato all'identità di genere? I transgender sono malati mentali?

Esistono ancora molte idee sbagliate sulle persone transgender, ovvero quelle persone che si identificano in un genere diverso da quello biologico. Per la comunità Lgbtq è importante sfatare i miti intorno ai transgender. Eccone dieci, molto diffusi, che se sfatati, possono favorire la non discriminazione della comunità transgender: 

Mito #1: le persone transgender sono confuse o vogliono ingannare gli altri

Il mito più diffuso circa le persone transgender è che siano confusi o che ingannino gli altri, volendosi identificare con un genere diverso da quello biologico. Per capire che tutto ciò è sbagliato, è prima di tutto importante capire il concetto di identità di genere e di espressione di genere: l’identità è l’appartenenza ad un genere in cui ci si riconosce, l’espressione è la modalità con cui si esterna la propria appartenenza a un genere, attraverso movenze, abbigliamento e altri comportamenti. Per molti è difficile capire come una persona, nata con una vagina e cresciuta per un certo periodo come una donna, possa ad un certo punto sentirsi un uomo, o viceversa. Quali pronomi si devono usare? Come ci si rivolge a loro? Ricercatori dell’università di Boston hanno condotto uno studio che dimostra come le persone transgender possono non riconoscersi nella loro identità sessuale biologica. Queste persone non vogliono ingannare gli altri, e neppure sono confuse, semplicemente sono persone che cercano di essere ciò che sentono di essere. Se i transgender fossero confusi ci si aspetterebbe che molti di più si pentissero della loro transizione, specialmente chirurgica. E invece questo non avviene: molti studi hanno dimostrato che solo l’1 o il 2 per cento di chi si è sottoposto a un’operazione chirurgica per cambiare genere, si è poi pentito.

Mito #2: l’orientamento sessuale è legato all’identità di genere

Le battaglie per l’uguaglianza dei diritti ha messo insieme persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender o queer. Ma questo non significa che le basi delle loro identità siano le stesse, infatti orientamento sessuale e identità di genere sono due cose diverse. L’orientamento sessuale riguarda ciò da cui una persona è attratta. L’identità di genere riguarda invece ciò che una persona si sente di essere. Una persona che si identifica come una donna, nonostante il suo sesso biologico sia maschile, può essere gay (se attratta da un’altra donna), etero (se attratta da un uomo), bisessuale o asessuale. La stessa cosa succede a un uomo, nato con i caratteri sessuali femminili. “Se qualcuno che prima era un uomo era attratto dalle donne, e ora che è una donna continua ad essere attratta dalle donne, cosa significa? Significa che prima era etero e adesso è gay. Il suo orientamento sessuale non è cambiato perché quella persona è sempre stata attratta dalle donne, è cambiata solo la sua identità di genere”, spiega Mara Keisling, transgender e direttrice del Centro nazionale per l’uguaglianza di genere degli Stati Uniti.

Mito #3: lasciare che le persone transgender usino il bagno che corrisponde alla loro identità di genere è pericoloso

Le persone transgender di solito preferiscono usare il bagno che corrisponde alla loro identità e non quello che corrisponde al loro genere biologico. Ma molti critici sostengono che questo può esporre gli altri a voyeurismo o peggio a violenze, nonostante nulla provi questa teoria. Alcune leggi o regolamenti sono stati varati in diversi stati americani per impedire che i bagni pubblici vengano frequentati da persone di genere biologico diverso, allo scopo di prevenire “la devianza sessuale o la violenza sessuale”. Per i difensori dei diritti dei transgender, leggi del genere sono discriminanti. 

Mito #4: la transizione è rappresentata semplicemente da un’operazione chirurgica

La transizione è un lungo e complicato processo, che coinvolge molti più ambiti che la sola chirurgia dei genitali. Le persone transgender devono affrontare cambiamenti personali, legali e sociali, oltre che medici. Ognuno decide personalmente come esprimere la propria identità di genere. Qualcuno può decidere se sottoporsi a cambiamenti legali, come ad esempio la modifica del nome e del genere sui documenti. Altri, che possono affrontarlo economicamente, possono sottoporsi a procedure mediche, che includono terapie ormonali e operazioni chirurgiche. In molti paesi le procedure legali, ad esempio il cambio del nome, sono difficili o addirittura non consentite. Per una transizione di genere completa da tutti i punti di vista, spesso sono necessari molti anni. 

Mito #5: tutte le persone transgender si sottopongono a transizione chirurgica

Non tutti i transgender che affrontano terapie ormonali o altro tipo di chirurgia plastica, poi decidono di sottoporsi a una transizione medica completa. Il 61 per cento dei transgender, secondo un sondaggio condotto a livello nazionale negli Stati Uniti nel 2011, si è sottoposto a procedure mediche, mentre solo il 33 per cento ha affrontato un’operazione chirurgica completa. Circa il 14 per cento delle donne e il 72 per cento dei trans uomini hanno dichiarato di non voler sottoporsi alla ricostruzione dei genitali. Molti transgender soffrono di disforia di genere, il conflitto tra l’identità di appartenenza e quella biologica, che può portare a malattie come la depressione o addirittura al suicidio. 

Mito #6: l’assistenza sanitaria specifica per i transgender è costosa

Lo Human rights campaign, un gruppo per la tutela dei diritti Lgbtq ha stimato che trattamenti specifici per persone transgender possono costare tra i 25mila e i 75mila dollari, una cifra insignificante rispetto ai costi della sanità, considerato anche che meno dell’1 per cento della popolazione è composto da transgender. I trattamenti specifici per i transgender inoltre possono rivelarsi un guadagno se paragonati al costo che potrebbe avere la cura di patologie come la disforia di genere, depressione e altre, secondo quanto dicono organizzazioni come l’American psichiatric association. Una delle città più all’avanguardia nell’assistenza sanitaria specifica per transgender è San Francisco. 

Mito #7 : i bambini non sono abbastanza grandi da conoscere la loro identità di genere

Alcuni bambini, genuinamente si possono identificare con un genere diverso da quello biologico anche quando sono molto piccoli. Medici e genitori dovrebbero rendersi conto se un bambino mostra di avere un’identità di genere diversa da quella biologica. I genitori dovrebbero inoltre fornire un ambiente che lascia i bambini liberi di esplorare la propria identità di genere, dice Diane Ehrensaft, direttrice del centro per la salite mentale dell’Ucsf Benioff Children’s Hospital’s Child and Adolescent Gender Center. Secondo la psicologa dell’età dello sviluppo “entro i sei anni si conosce la propria identità di genere e si capisce se c’è qualcosa che non va”. I transgender rifiutati dalle loro famiglie sono tre volte di più esposti al rischio di emarginazione sociale o di una vita per strada. Il 72 per cento in più rischia di essere messo in prigione e il 59 per cento in più potrebbe tentare il suicidio. Un ambiente favorevole fin da bambini aiuta a prevenire tante patologie o difficoltà socioeconomiche che i transgender potrebbero dover affrontare da adulti. 

Mito #8: i transgender sono malati mentali

Le più grandi associazioni mediche americane come l’American Medical Association e l’American Psychiatric Association, sono concordi nel dire che il transgenderismo non è una malattia mentale. Prima si usava il termine “disordine dell’identità di genere”, ora il termine è stato abbandonato in favore di “disforia di genere” per indicare il conflitto tra l’identità in cui ci si riconosce e l’identità biologica. La disforia, che non è più considerato un disturbo, è una condizione medica ormai riconosciuta che può condurre a depressione, ansia o tentativi di suicidio. Far sì che una persona intraprenda il suo percorso di transizione di genere può impedire che la disforia si manifesti. La disforia è una condizione temporanea e risolvibile, non una malattia mentale inguaribile. 

Mito #9: le persone transgender rappresentano un terzo genere

Molti transgender si identificano esplicitamente come un uomo o una donna, non fanno parte di un terzo genere. Tuttavia alcuni transgender possono identificarsi in un genere che va oltre quelli tradizionali di maschile e femminile. Ad esempio le persone androgine possono non identificarsi né nel genere maschile né in quello femminile, avendo caratteristiche di entrambi i generi. 

Mito 10#: drag queen e king sono transgender

Drag queen e king fanno parte della comunità Lgbtq ma non necessariamente sono gay, bisex o transgender. Le donne transgender non sono necessariamente travestite o drag queen. Le drag queen spesso sono uomini, che si vestono da donne allo scopo dell’intrattenimento. Essere una persona transgender non è ridotto solo all’indossare vestiti tipici del genere opposto. È piuttosto un’identità permanente che accompagna i transgender per l’intera vita. Travestirsi può essere una caratteristica dei transgender, ma non quella principale. Allo stesso modo, essere un travestito, una drag queen o king non significa identificarsi con un genere diverso da quello biologico, spesso ci si traveste per puro divertimento. 

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