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Terremoto in Turchia e Siria: nuova scossa 5.3 a Dogansehir. Le vittime sono più di 11.000

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Il bilancio delle vittime del violento terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria è salito a oltre 11.200 morti, almeno 8.574 in Turchia e 2.662. Il totale delle vittime finora accertate, secondo fonti ufficiali, sale così a 11.236. L’Oms: “Fino a 23 milioni di persone potrebbero essere colpite dalle conseguenze del sisma”.

Mentre alle 14.11 ora locale è stata registrata una nuova forte scossa, questa volta con epicentro a Dogansehir, nella provincia di Malatya. Secondo quanto riportato dall’Afad, l’Autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze, la scossa ha raggiunto una magnitudo di 5,3.

Decine di scuole, ospedali e altre strutture mediche ed educative sono state danneggiate o distrutte dalle scosse, “con un forte impatto sui bambini”, riferisce Unicef. Il ministro Tajani riferisce che è un 50enne veneto, Angelo Zen, l’italiano che risulta disperso. Finora sono state messe in salvo 8mila persone: recuperati dopo 28 ore sotto le macerie anche una donna e i suoi tre figli. Squadre e mezzi di soccorso stanno giungendo da tutto il mondo.

“Questo è il terremoto più potente che ha colpito la regione in circa 100 anni ed è avvenuto nel momento peggiore possibile per i bambini e le famiglie vulnerabili nelle aree colpite. Decine di scuole, ospedali e altre strutture mediche ed educative sono state danneggiate o distrutte dalle scosse, con un forte impatto sui bambini”. Lo ha detto il portavoce Unicef James Elder.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere al lavoro per fornire assistenza ai terremotati in Siria, ma di non voler collaborare con il governo di Damasco. Whashinton è pronta a inviare ulteriore assistenza anche alla Turchia, dopo aver spedito due squadre di soccorso all’alleato della Nato. “In Siria abbiamo partner umanitari finanziati dagli Stati Uniti che stanno coordinando l’assistenza salvavita”, ha dichiarato ai giornalisti il Segretario di Stato Antony Blinken, incontrando il suo omologo austriaco. “Siamo impegnati a fornire assistenza per aiutare la popolazione siriana a riprendersi da questa catastrofe, così come siamo stati il loro principale donatore umanitario dall’inizio della guerra in Siria”, ha detto Blinken.

“Voglio sottolineare che questi fondi, ovviamente, vanno al popolo siriano, non al regime. Questo non cambierà”. Gli Stati Uniti hanno rifiutato la normalizzazione delle relazioni con il presidente siriano Bashar al-Assad o qualsiasi aiuto diretto per la ricostruzione, chiedendo di rendere conto degli abusi commessi durante la brutale guerra civile durata quasi 12 anni. Assad ha riconquistato la maggior parte del Paese e nell’ultimo anno ha ripristinato le relazioni con altre nazioni arabe e con la Turchia.

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