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La drogano, filmano lo stupro e minacciano di diffondere il video online: madre di 27 anni si suicida

Immagine di copertina
Jenna Johnson

Jenna Johnson è stata stuprata nella notte tra il 22 e il 23 dicembre. Il 1 gennaio la donna si è tolta la vita, in seguito alle minacce subite dai suoi due aggressori

Prima l’hanno drogata, poi l’hanno violentata, filmando la scena con un cellulare. Per giorni, poi, gli aggressori hanno usato quelle immagini per ricattarla e darle il tormento: se avesse denunciato la violenza sessuale subita, avrebbero diffuso online quel video.

Lei, una donna britannica di 27 anni, non ha retto la pressione psicologica di quella minaccia e si è tolta la vita.

I fatti sono avvenuti nel Regno Unito, il 1 gennaio 2019. La vittima è Jenna Johnson. Il corpo senza vita della ragazza è stato ritrovato nella sua casa di Thurs, cittadina scozzese. A far intuire che fosse successo qualcosa alla giovane è stato il fatto che Jenna non si fosse presentata all’appuntamento a casa dei genitori.

La 27enne era attesa a pranzo dai suoi, insieme ai suoi due bambini. Quel giorno, però, Jenna non ha mai citofonato a casa della madre e del padre. I genitori hanno aspettato che la figlia e i nipoti arrivassero, ma dopo aver atteso abbastanza hanno deciso di andare a casa sua.

Una volta arrivati presso l’abitazione, i genitori hanno fatto la terribile scoperta: la loro Jenna si aveva deciso di farla finita. Alla base del gesto, la paura che quel video potesse finire online. Secondo i genitori e gli amici della 27enne, infatti, non ci sarebbe nessun’altra motivazione dietro il suo suicidio.

LEGGI ANCHE: Una ragazza è stata stuprata per ore in sala operatoria mentre era sotto anestesia

I due stupratori per giorni e giorni l’avevano perseguitata con quelle immagini. La brutale violenza si era consumata al termine di una festa. Jenna non si era accorta di nulla, perché prima di procedere allo stupro, i due aggressori l’avevano drogata. La mattina successiva alla festa, la ragazza si era risvegliata con i segni evidenti dell’aggressione: il suo corpo era ricoperto di lividi e graffi. Sulle braccia, la donna ha riconosciuto anche il segno di un ago che le aveva bucato la pelle.

“Non sappiamo se la stessero ricattando o se semplicemente si stavano godendo il potere su di lei, ma Jenna era sconvolta”. Genitori e amici non si danno pace. Mentre gli inquirenti si dicono convinti che non ci sia un nesso tra il suicidio della giovane donna e lo stupro, chi conosceva la ragazza sa bene che quel nesso esiste: “Jenna era totalmente devota ai suoi figli e la possibilità di perderli la terrorizzava”, hanno riferito ai media locali.

Dopo che il corpo di Jenna fu trovato, fu portato a Glasgow per un esame autoptico. Ma i test non hanno portato a nulla, perché l’aggressione sessuale era avvenuto giorni prima, nella notte del 22 dicembre o nelle prime ore del 23 dicembre.

Jenna ha raccontato dello stupro subito ai suoi amici più stretti e alla sua sorellina Kelsey. A loro la 27enne ha rivelato le identità dei due uomini che l’hanno spinta al suicidio. Ora la sua famiglia pretende che sia fatta giustizia.

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