Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:14
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Come mandare una cartolina in un paese dove non esistono indirizzi

Immagine di copertina

La Mongolia, stato in cui molte case sono prive di indirizzo, adotterà un metodo di geolocalizzazione creato da una startup che assegna a ogni luogo un semplice codice

Il nostro indirizzo è un’informazione che siamo tenuti a
dare in moltissime occasioni: per compilare moduli, per
aprire un conto, per ricevere posta, o ancora per segnalare un’emergenza alle
autorità. Eppure, per quanto non sia così noto, circa il 75 per cento della
popolazione mondiale (pari a circa 4 miliardi di persone) non è in grado di
fornire quest’informazione, perché moltissimi luoghi del pianeta non prevedono
una numerazione esatta per un’identificazione immediata di un’abitazione.

Proprio per ovviare a questo problema, nelle prossime
settimane la Mongolia, tramite il suo ufficio postale nazionale, inizierà a
fare uso di un nuovo e originale sistema di localizzazione per identificare vie
e numeri civici.

Si tratta di un metodo ideato da una startup britannica
chiamata What3Words, che assegna un gruppo di tre parole diverso per ogni
spazio di 9 metri quadrati del pianeta, sicuramente meno complesso da ricordare
di una serie di coordinate GPS.

Si tratta di parole comuni unite in modo casuale, ma ogni
combinazione corrisponde a uno e a un solo luogo del mondo: per esempio, la
Casa Bianca, al 1600 di Pennsylvania Avenue, diventa sulk.held.raves, e lo
Stade de France corrisponde a reporter.smoked.received.

La Mongolia sarà il primo stato a utilizzare il sistema per
la consegna della posta perché ci sono troppo poche strade con un proprio nome
sul suo territorio di oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati: al momento, quando
le persone non hanno un indirizzo, la soluzione è recarsi verso un punto di
raccolta rivolto a più destinatari.

Attraverso il nuovo sistema creato da What3Words, il governo spera di migliorare questa condizione, che già viene adottata dalle Nazioni Unite, e che può essere liberamente consultata attraverso il sito della startup, in cui è possibile anche inserire il proprio indirizzo e vedere a quale gruppo di parole corrisponderebbe nel sistema in questione.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Reportage TPI – Il prezzo del sangue: così i tagli di Trump mettono a rischio la lotta all’HIV in Uganda
Esteri / Make Antitrust Great Again? Tutte le crepe nel movimento trumpiano tra lobbisti e falchi dei monopoli
Esteri / L’età della grande paralisi globale: ecco perché nessuno può sfidare il duopolio di Usa e Cina
Ti potrebbe interessare
Esteri / Reportage TPI – Il prezzo del sangue: così i tagli di Trump mettono a rischio la lotta all’HIV in Uganda
Esteri / Make Antitrust Great Again? Tutte le crepe nel movimento trumpiano tra lobbisti e falchi dei monopoli
Esteri / L’età della grande paralisi globale: ecco perché nessuno può sfidare il duopolio di Usa e Cina
Esteri / Oms: “Oltre 1.000 persone sono morte a Gaza in attesa di un’evacuazione medica dal luglio 2024”
Esteri / L’indiscrezione: “Grecia, Israele e Cipro valutano una forza militare congiunta nel Mediterraneo”
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Piogge torrenziali, raid aerei e aiuti in ritardo: la tregua con Israele regge ma a Gaza si continua a morire
Esteri / Il discorso di Trump agli Usa: “Ho ereditato un disastro ma ora l’America è tornata”
Esteri / Iran, condannato a morte per “corruzione sulla Terra”: ora il pugile Mohammad Javad Vafaei Sani rischia l’esecuzione
Esteri / Putin minaccia: “La Russia raggiungerà tutti gli obiettivi in Ucraina. Con la diplomazia o con la forza”