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Onu: un milione di rifugiati potrebbero tornare in Siria entro giugno

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Un gruppo di rifugiati siriani in attesa al checkpoint del confine turco a Cilvegozu. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

Almeno un milione di rifugiati potrebbero ritornare in Siria tra gennaio e giugno 2025, in seguito alla caduta del regime di Bashar al-Assad e alla fuga del dittatore in Russia. “Ci aspettiamo di vedere un milione di siriani ritornare (in patria, ndr) tra gennaio e giugno del prossimo anno”, ha affermato Rema Jamous Imseis, direttrice dell’Ufficio per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), durante una conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.

“Oggi l’Unhcr ha pubblicato un Piano di preparazione e risposta per la Siria, con cui chiede di stanziare 310 milioni di dollari per far fronte alle esigenze critiche di un milione di rifugiati siriani che si prevede arriveranno in Siria tra gennaio e giugno 2025, nell’ambito di movimenti spontanei e organizzati dai governi ospitanti dei Paesi vicini”, ha aggiunto. “Questo appello, in collaborazione con altre agenzie e partner delle Nazioni Unite, comprende anche il sostegno a 200mila membri delle comunità locali che ospiteranno i rifugiati di ritorno e gli sfollati interni di ritorno”.

“Data la perdurante incertezza in Siria, chiediamo agli Stati di essere pazienti e di evitare di fare valutazioni affrettate o prendere decisioni drastiche finché non ci sarà maggiore chiarezza. È importante mantenere la protezione per coloro che hanno già trovato rifugio nei Paesi ospitanti e che non siano costretti a tornare in Siria. Qualsiasi ritorno di rifugiati deve essere volontario, sicuro e dignitoso”, ha dichiarato Rema Jamous Imseis.

“L’Unhcr ha pubblicato ieri una posizione aggiornata sui rimpatri in Siria, che sottolinea il principio di non respingimento (o nessun rimpatrio forzato) e il diritto dei siriani di accedere all’asilo. Mentre i rischi di protezione legati alla persecuzione da parte del precedente governo sono diminuiti, possono persistere o emergere altri rischi per gruppi particolarmente vulnerabili”.

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