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Home » Esteri

Le prime ammissioni della Russia sul doping degli atleti olimpici

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Secondo il New York Times i funzionari russi hanno riconosciuto che si è trattato di una cospirazione istituzionale, ma negano il coinvolgimento del Cremlino

La Russia avrebbe ammesso per la prima volta una delle più grandi cospirazioni nella storia dello sport: una sistematica e vasta campagna di doping, che ha coinvolto centinaia di atleti russi durante le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 e altre competizioni.

S&D

Lo riporta il New York Times, citando interviste con funzionari di Mosca che, comunque, respingono l’idea che il programma di doping fosse sponsorizzato dal Cremlino.

“È stata una cospirazione istituzionale”, ha dichiarato martedì 27 dicembre il direttore esecutivo dell’agenzia anti-doping russa al quotidiano newyorkese.

Nell’articolo sono raccontati i dettagli su come il direttore di un laboratorio abbia manomesso le provette di urine durante le Olimpiadi e abbia fornito sostanze dopanti agli atleti. Secondo quanto riportato l’operazione sarebbe avvenuta con l’assistenza dei servizi segreti e del vice ministro dello sport.

Il New York Times ha raccolto le voci di alcuni funzionari del Cremlino sette mesi dopo le rivelazioni di Grigory Rodchenkov, il direttore del laboratorio anti-doping della Russia ai tempi delle Olimpiadi invernali di Sochi del 2014, secondo cui decine di atleti russi partecipanti erano parte di un programma di doping gestito da Mosca, pianificato nel dettaglio per anni e pensato per garantire il dominio ai Giochi.

La tesi è stata confermata dal rapporto McLaren diffuso il 9 dicembre dall’agenzia mondiale antidoping, che aggiunge dettagli alle informazioni anticipate a luglio 2016 e accusa la Russia di avere tramato una “cospirazione istituzionale” con l’aiuto dei propri servizi segreti.

Secondo le accuse dell’agenzia mondiale antidoping gli atleti non avrebbero agito da soli, ma sarebbero stati parte di un programma di doping di stato, con il coinvolgimento di trenta discipline sportive. L’inchiesta sostiene che il sistema è stato perfezionato durante le Olimpiadi di Londra del 2012, i campionati mondiali di atletica del 2013 e le Olimpiadi invernali di Soci nel 2014.

L’insabbiamento sarebbe avvenuto a tutti i livelli istituzionali. Secondo le indagini, gli atleti russi sapevano in anticipo quando sarebbero stati sottoposti ai test e quando ciò non bastava, le società corrompevano i dottori, sostituivano le provette delle urine o compivano atti intimidatori per nascondere l’utilizzo delle sostanze rinvenute nelle analisi degli sportivi, utilizzando anche membri dei servizi segreti.

La Russia ha vinto 72 medaglie ai giochi di Londra, delle quali 21 ori, e 33 medaglie a Soci, delle quali 13 ori. Non ha partecipato alle Olimpiadi di Rio 2016 perché espulsa in seguito alle prime rivelazioni sullo scandalo.

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