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Home » Esteri

Polonia: il presidente Duda chiede al governo di proteggere Netanyahu dal mandato di arresto della CPI durante la commemorazione della liberazione di Auschwitz

Immagine di copertina
A sinistra, il presidente della Polonia Andrzej Duda. A destra, il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Credit: AGF

Il presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda, ha chiesto al governo di Varsavia di “proteggere” il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, dal mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella Striscia di Gaza durante la visita del capo del governo dello Stato ebraico per la commemorazione dell’80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz.

L’appello di Duda è contenuto in una lettera, citata dall’agenzia di stampa statunitense Bloomberg, inviata dal presidente polacco al premier Donald Tusk poche settimane dopo le indiscrezioni emerse sui media israeliani, secondo cui Netanyahu non avrebbe partecipato alla cerimonia per timore di essere arrestato. Una visita che d’altronde non è stata ancora confermata, come ha spiegato oggi un consigliere del premier israeliano al quotidiano online Zman Yisrael, secondo cui il viaggio del capo del governo dello Stato ebraico ad Auschwitz “non è in programma”. “Andremo se riceveremo un invito”, ha dichiarato la fonte. “Ma innanzitutto dovranno risolvere la questione della CPI”.

Pertanto il presidente polacco ha chiesto rassicurazioni al proprio governo sul fatto che la visita di Netanyahu sarebbe avvenuta “senza ostacoli”. Nella sua missiva Duda si è infatti detto fiducioso sulla possibilità di trovare una “formula adeguata” per conciliare gli obblighi legali internazionali della Polonia con il significato simbolico della liberazione di Auschwitz. “La Polonia è un Paese sicuro, ogni leader che vi si reca ha diritto alla protezione”, ha commentato oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri di Varsavia, Pawel Wronski, smentendo di fatto il viceministro degli Esteri Wladyslaw Bartoszewski, responsabile del coordinamento della cerimonia, che pochi giorni fa aveva ribadito l’obbligo “di rispettare le decisioni della Corte penale internazionale”. Lo scorso mese, la stessa Corte
aveva chiarito che tutti i Paesi aderenti
allo Statuto di Roma, che ha istituito il tribunale,
sono tenuti a eseguire i mandati di arresto emessi
dall’Aja,
anche quelli contro capi
di Stato o di governo stranieri
come Benjamin Netanyahu.

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