Le condanne a morte nel 2014
In Cina si registra un numero di condanne a morte superiore al resto del mondo messo insieme. Il rapporto di Amnesty International
La Cina è il Paese del mondo in cui ci sono state più esecuzioni nel 2014. Da solo, il Paese asiatico conta un numero di condanne a morte superiore al resto del mondo messo insieme. Il record negativo conferma quanto registrato nel 2013.
I dati sono stati forniti dal rapporto di Amnesty International, l’Ong che promuove la tutela dei diritti umani nel mondo, sulle condanne a morte e le esecuzioni del 2014.
Lo scorso anno si sono contate quasi 2.500 condanne a morte nel mondo, con un incremento di cinquecento rispetto all’anno precedente. Ma le esecuzioni effettuate sono 607, in calo rispetto alle 778 del 2013. Più di 19mila persone rimangono in attesa dell’esecuzione della pena.
Stabilire con precisione il numero delle condanne capitali in Cina è impossibile, dal momento che esse sono considerate un segreto di Stato, tuttavia Amnesty stima che si tratti di migliaia.
Subito dopo la Cina, il Paese con il numero maggiore di condanne a morte nel 2014 è l’Iran, dove 289 sentenze capitali sono state dichiarate ufficialmente, ma si contano almeno 454 altre condanne che non sono state riconosciute dalle autorità.
A seguire, l’Arabia Saudita, dove le condanne a morte sono state 90, l’Iraq (almeno 61) e gli Stati Uniti (35).
Il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, ha dichiarato: “In un anno in cui le orribili esecuzioni sommarie da parte di gruppi armati hanno segnato la coscienza globale come mai prima, è spaventoso che siano i governi stessi a ricorrere a più esecuzioni come reazione istintiva per combattere il terrorismo e crimine.”