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Dall’esplosione allo scambio di accuse Israele-Hamas: cosa sappiamo sull’attacco all’ospedale di Gaza

Immagine di copertina

Cosa sappiamo sull’attacco all’ospedale di Gaza: che cosa è successo

Lo scorso 17 ottobre si è verificata un’esplosione all’ospedale di Gaza che ha provocato numerosi morti e feriti: Hamas e Israele si accusano reciprocamente sull’attacco, ma i dubbi, su ciò che realmente è accaduto, rimangono ancora molti. Ecco tutto quello che sappiamo sull’attacco all’ospedale al-Ahli di Gaza.

S&D

L’esplosione si è verificata la sera del 17 ottobre. Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della Salute di Gaza, ha dichiarato al Washington Post che la deflagrazione ha provocato la morte di 471 persone e il ferimento di oltre 300. Numeri che sono stati contestati da Israele, secondo cui il numero dei decessi non corrisponderebbe a quello fornito dai palestinesi.

Dove si trova l’ospedale di Gaza

L’ospedale al-Ahli è situato nel centro di Gaza City, la città più grande nella Striscia di Gaza. Il nosocomio è di proprietà ed è gestito dalla Diocesi di Gerusalemme, un ramo locale della Comunione Anglicana, uno dei più grandi gruppi cristiani al mondo.

Secondo quanto riporta il Washington Post, l’ospedale dispone di 80 letti e gestisce circa 4mila pazienti, eseguendo 300 interventi chirurgici e 600 visite radiologiche ogni mese. La struttura, inoltre, fornisce cure gratuite per le ustioni e i bambini denutriti, oltre a fornire assistenza alimentare e psicosociale.

Eileen Spencer, responsabile della raccolta fondi americana per la diocesi, ha dichiarato al Washington Post che l’al-Ahli è l’unica struttura medica indipendente guidata da cristiani a Gaza. L’ospedale al-Ahli spendeva in media 1.800 dollari al giorno per il carburante diesel necessario per far funzionare i suoi generatori per un massimo di 20 ore al giorno, secondo la raccolta fondi americana.

Nei giorni scorsi, Israele ha ordinato l’evacuazione di oltre un milione di persone dalla parte settentrionale della Striscia di Gaza, compresa Gaza City, per evitare una strage di civili. Hamas, dal canto suo, ha esortato gli abitanti a restare bollando l’ultimatum di Israele come “guerra psicologica”.

Diverse associazioni umanitarie hanno subito sottolineato l’impossibilità di spostare centinaia di migliaia di civili, compresi i pazienti ospedalieri. Le stesse associazioni sostengono che, al momento dell’attacco all’ospedale, numerose persone si trovavano nei pressi del nosocomio in cerca di riparo.

Cosa dicono i palestinesi

Alle 18,59 circa di martedì 17 ottobre si è verificata un’esplosione nell’area dell’ospedale. In un video circolato sui social e verificato dal quotidiano statunitense si sente il suono di un oggetto che ronza nell’aria, seguito da un’esplosione, con fuoco e pennacchi di fumo arancione provenienti da al-Ahli.

Poco dopo, diversi funzionari di Gaza hanno attribuito l’esplosione a un bombardamento da parte delle forze armate israeliane. “Aerei da guerra israeliani hanno bombardato l’ospedale arabo Al-Ahli nel centro di Gaza City, provocando il martirio di 500 palestinesi, inclusi bambini e donne” ha scritto sui social il ministero degli Affari Esteri palestinese.

“Israele ha oltrepassato ogni linea rossa” è stata invece la dichiarazione del presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, dell’Autorità Nazionale Palestinese e dello Stato di Palestina Abu Mazen aggiungendo che prendere di mira l’ospedale è stato un “orrendo crimine di guerra”. Anche Hamas ha puntato il dito contro Gerusalemme accusando Israele di “genocidio”.

Cosa dicono gli israeliani

Subito dopo l’esplosione, le autorità israeliane hanno affermato che avrebbero indagato sull’accaduto. Poco dopo, Israele ha attribuito alla Jihad islamica palestinese l’attacco: secondo le autorità di Gerusalemme l’esplosione si sarebbe verificata a causa di un lancio di un razzo.

Il giorno seguente l’attacco, mercoledì 18 ottobre, Daniel Hagari, portavoce delle forze di difesa israeliane, ha dichiarato in una conferenza stampa che le esplosioni sono state causate dal propellente del razzo contenuto nel missile fallito che “ha provocato un’esplosione più grande della testata del razzo stesso”.

Il governo israeliano, poi, ha aggiunto che una raffica di razzi è stata lanciata dalla Jihad islamica proprio nel momento in cui si è verificata l’esplosione nell’ospedale.

Sul sito dell’esercito israeliano, inoltre, è stata pubblicata una clip audio con un’intercettazione tra due militanti di Hamas che discutevano dell’incendio, sostenendo che la responsabilità fosse palestinese.

Secondo Hagari, Hamas avrebbe sfruttato la tragedia per trasformarla in una “campagna mediatica globale per nascondere ciò che è realmente accaduto” e per “gonfiare il numero delle vittime”.

La posizione degli Stati Uniti

Nel corso della visita in Israele da parte del presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, quest’ultimo ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che “sulla base di ciò che ho visto, l’attacco sembra essere stato fatto dall’altra squadra, non da te”.

L’inquilino della Casa Bianca, poi, ha detto a un giornalista di aver visto dei dati del Pentagono, che indicavano Hamas come responsabile dell’esplosione.

Dopo l’incontro, inoltre, Netanyahu ha affermato di aver mostrato a Biden delle “prove conclusive” che dimostravano la responsabilità della Jihad islamica.

Successivamente Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato che “il governo degli Stati Uniti ritiene che Israele non sia responsabile” attribuendo l’esplosione a “un razzo vagante lanciato da un gruppo terroristico a Gaza. Stiamo continuando a lavorare per confermare se si trattasse di un razzo PIJ fallito”.

Le possibili conseguenze

Verificare le informazioni, così come i video e le foto circolate sui social, e anche il numero preciso dei morti è pressoché impossibile secondo il Washington Post.

Quel che è certo è che l’attacco ha immediatamente scatenato una serie di reazioni diplomatiche, con le nazioni vicine che hanno accusato Israele.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condiviso su Twitter la sua indignazione, dichiarando che “il bombardamento di un ospedale contenente donne, bambini e civili innocenti rappresenta l’ennesimo esempio degli attacchi israeliani che ignorano i valori umani più fondamentali.”

Allo stesso modo, l’Arabia Saudita ha condannato l’incidente come un “crimine atroce commesso dalle forze di occupazione israeliane.”

Queste reazioni potrebbero segnare la fine del recente periodo di miglioramento dei rapporti diplomatici di Israele nella regione.

Inizialmente, il presidente Biden aveva previsto un viaggio ad Amman, dove avrebbe dovuto incontrare i leader di Giordania, Egitto e l’Autorità Palestinese per discutere della situazione nel conflitto tra Israele e Gaza. Tuttavia, questo incontro è stato annullato poche ore dopo l’attacco all’ospedale.

Nella notte di mercoledì, inoltre, si sono verificate ampie proteste in tutto il Medio Oriente, che hanno preso di mira non solo Israele, ma anche gli Stati Uniti, con ambasciate occidentali prese d’assalto da manifestanti indignati.

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