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L’oligarca Mikhail Fridman: “Inutile sanzionare noi miliardari. L’Ue non ha capito come funziona il potere in Russia”

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“Non abbiamo alcun potere su Putin”. Lo ha dichiarato Mikhail Fridman, 57 anni, uno dei primi grandi oligarchi russi. In un’intervista esclusiva a Bloomberg, ha spiegato come le sanzioni contro i miliardari come lui dimostrano come l’Occidente abbia largamente frainteso come funziona il potere in Russia. Nato e cresciuto nell’Unione Sovietica nella città occidentale ucraina di Leopoli, ha fatto parte della prima ondata di oligarchi sotto Boris Eltsin, facendo fortuna nel settore bancario e energetico.

S&D

Il giorno dell’inizio dell’invasione, Fridman si trovava a Mosca per un consueto viaggio di lavoro, prima di precipitarsi frettolosamente a Londra da dove ha iniziato a ricevere chiamate sempre più allarmanti dall’Ucraina. Lui e i suoi soci gestiscono alcune delle più grandi banche del Paese e possiedono quote del principale operatore telefonico, la KyivStar. “Utilizzate tutti i soldi che vi servono per garantire la sicurezza degli impiegati e le loro famiglie,” ha scritto ai suoi dirigenti. Il 25 febbraio, io giorno successivo all’invasione, ha inviato una lettera allo staff della sua società LetterOne diventando il primo oligarca a prendere ufficialmente le distanze dal conflitto, definendolo una “tragedia” e affermando che “la guerra non è mai la risposta.”

Fridman non è solito fare dichiarazioni politiche e si è ben guardato dal criticare direttamente il presidente russo Vladimir Putin. Il giorno dopo, la sua organizzazione di beneficenza Genesis Philanthropy Group, ha annunciato una donazione da 10 milioni di dollari in sostegno ai rifugiati ucraini. Tutto ciò non gli è servito a evitare le sanzioni che hanno colpito altri miliardari russi come lui. Il 28 febbraio l’Unione europea ha imposto sanzioni contro lui e il suo socio d’affari storico Petr Aven, capo dell’Alfa Bank, la più grande banca privata russa al centro del consorzio Alfa Group fondato dallo stesso Fridman. Il suo avvocato ha iniziato a elencargli le conseguenze immediate delle sanzioni: divieto di viaggiare, conti bancari congelati. “Ero sotto shock, faticavo a capire quello che mi stava dicendo,” racconta a Bloomberg.

Quello che ora gli è chiaro però, è che l’UE non ha capito come funziona il potere in Russia. Se l’obiettivo delle sanzioni è motivare persone come lui a mettere pressione a Putin, dice, si tratta di una previsione non irrealistica, peggio. “Non ho mai occupato posizioni nello stato o in una società statale,” sostiene Fridman. “Se le persone a capo dell’UE credono che grazie alle sanzioni io possa avvicinarmi a Putin e dirgli di fermare la guerra, e che ciò possa funzionare, temo che ci troviamo tutti di fronte a un grave fraintendimento. Significa che chi prende le decisioni dall’alto non ha capito nulla di come funziona la Russia.” E questo è un pericolo per il futuro.

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