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Sfidare le bombe con un violoncello

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Quando un'autobomba è esplosa in una piazza di Baghdad, un musicista ha deciso di sfidare i terroristi, andando a suonare nel luogo dell'attentato

Quando lo scorso mese Karim Wasfi ha sentito un’autobomba esplodere poco distante da casa sua, ha reagito con la sua unica arma: la musica. Sceso nella piazza dell’attentato, si è seduto nel mezzo della polvere e dei detriti e ha iniziato a suonare con il suo violoncello.

L’attentato è avvenuto il 27 aprile in una trafficata via del distretto di Mansour, nella parte occidentale di Baghdad, in Iraq. Nell’attacco sono morte dieci persone e altre 27 sono rimaste ferite. Secondo Wasfi, di fronte alla violenza era giusto rispondere con un gesto creativo e di bellezza.

Wasfi è il direttore dell’orchestra nazionale Irachena ed è abituato a portare la sua musica nei teatri più prestigiosi, ma è fermamente convinto che l’arte debba appartenere a tutti e che sia ancora più indispensabile in un Paese come l’Iraq.

“La mia era un’azione per bilanciare le cose, per compensare quell’orrore, quella pazzia, quell’atto di terrore grottesco e indecente”, ha detto Wasfi ad Al Jazeera. “Era un modo per sconfiggerli con azioni di bellezza, creatività e raffinatezza”.

Secondo Wasfi, il violoncello non può fermare le bombe, ma è un segno di perseveranza e la dimostrazione che la vita è bella e che vale la pena viverla sino in fondo.

Il suo concerto improvvisato è stato accolto con grande emozione dai passanti: “Quello che è successo è straordinario”, dice Wasfi al Washington Post. “Tutti quanti – soldati, ufficiali, netturbini, lavoratori – si sono riuniti e sono venuti ad ascoltare la musica. Anche chi guidava si è fermato. Capivano l’importanza della civiltà e della bellezza”.

Wasfi è riuscito a portare avanti i lavori dell’orchestra nazionale anche nei periodi più violenti della recente storia irachena. Otto anni fa, i concerti dovevano essere organizzati di nascosto e mai in tarda serata. Oggi l’orchestra è tornata a pubblicizzare i suoi eventi, ma le tensioni che dilaniano il Paese sono evidenti anche al suo interno: molti musicisti appartenenti a etnie diverse si rifiutano di sedere l’uno accanto all’altro durante le prove.

A febbraio le autorità irachene hanno revocato il coprifuoco, per ridare alla città un senso di normalità. Ma la normalità è ancora lontana a Baghdad. Il numero di attacchi, diminuito negli scorsi anni, è di nuovo in aumento nella capitale irachena: i miliziani dello Stato Islamico hanno rivendicato una decina di attentati negli ultimi mesi, che hanno colpito soprattutto le aree sciite della città.

Una settimana dopo l’attentato di Mansour, altre due bombe sono esplose nel centro di Baghdad, nel quartiere di Karrada. Il doppio attentato è avvenuto di sabato sera, vicino a ristoranti e negozi pieni di persone. La prima bomba ha ucciso sette persone, la seconda altre dieci. Il giorno dopo, Wasfi è tornato in piazza a suonare.

L’artista non è nuovo a queste imprese: ha eseguito performance anche di fronte a checkpoint militari, ospedali psichiatrici, mercati, case per gli anziani e orfanotrofi. A chi dice che la musica sia un vezzo opzionale quando la gente soffre, Wasfi risponde che non è assolutamente vero.

“Abbiamo bisogno della musica allo stesso modo dell’ossigeno e dell’acqua. Capisco la realtà dei discorsi sui beni e i servizi primari. Ma per me la musica è un bene primario”, ha detto.

“La musica inspira le persone”, racconta Wasfi. “Stimola la mente. Aiuta con la matematica e con la fisica. Aiuta con le arti e la pittura. Fa comportare bene i bambini. Ti dà abbastanza disciplina per poter diventare un ingegnere, un fisico o un ufficiale dell’esercito”.

“Ha un impatto positivo sulla psicologia dell’umanità. Ti fa respirare meglio. Pensi in modo più chiaro. Puoi trovare più talento in te stesso. E, soprattutto, è una lingua internazionale che tutti capiscono. La musica è tutto”, conclude.

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