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Home » Esteri

La proposta dell’Italia sui migranti in 10 punti

Immagine di copertina
Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte. Credit: Aris Oikonomou

Centri di protezione internazionale nei paesi di transito, rafforzamento delle frontiere esterne e superamento del criterio del paese di primo arrivo, ecco il piano presentato dal governo italiano al mini-vertice europeo

Domenica 24 giugno 2018 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha partecipato insieme ad altri 15 leader europei al vertice europeo sui migranti che si è tenuto a Bruxelles in vista della sessione del Consiglio europeo del 28 giugno.

Il premier ha presentato la proposta dell’Italia sulla riforma del regolamento di Dublino. La proposta è riassunta in un documento intitolato European Multilevel Strategy for Migration.

“Siamo qui per presentare proposta italiana completamente nuova basata su un nuovo paradigma di soluzione dei problemi della migrazione”, ha detto Conte ai giornalisti arrivando a Bruxelles.

La proposta, secondo Conte “mira a superare completamente il regolamento di Dublino, basato su una logica emergenziale”.  “Noi vogliamo invece affrontare problema in modo strutturale, le nostre opinioni pubbliche ce lo chiedono”.

La proposta italiana è articolata in 10 punti. Ecco quali sono:

  • Superare il regolamento di Dublino

L’Italia rileva come oggi solo il 7 per cento di coloro che sbarcano sulle coste italiane abbia effettivamente diritto d’asilo. Il regolamento di Dublino viene considerato inadeguato e insufficiente per far fronte alla situazione attuale.

  • Creazione di centri di protezione internazionale nei paesi di transito

Per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari, è prevista la creazione di centri di protezione internazionale nei paesi di transito.

A questo scopo l’Unione europea dovrebbe lavorare con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (UNHCR) e con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).

Nella proposta si definisce “urgente rifinanziare il Trust Fund UE-Africa (che ha attualmente uno scoperto complessivo di 500 milioni di euro) che incide anche su contrasto a immigrazione illegale su frontiera Libia-Niger”.

  • Rafforzamento delle frontiere esterne

Rafforzare le frontiere esterne, superare le regole di Dublino “ormai insufficiente” e superare il criterio del paese di primo arrivo sono altri punti contenuti nella proposta.

Secondo quanto riporta l’agenzia Agi, che cita fonti di palazzo Chigi, il governo sottolinea che “sta già sostenendo missioni Ue (EUNAVFOR MED Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica” e che “occorre rafforzare queste iniziative”.

  • Superamento del criterio del paese di primo arrivo

Il punto centrale della proposta italiana “è quello di superare il criterio del paese di primo arrivo”.

“Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”, si legge nella proposta. “È necessario riaffermare responsabilità-solidarietà come binomio, non come dualismo. È in gioco Schengen”.

  • Scissione di porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo

L’Italia chiede di separare il legame “tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo”.

Secondo il governo, va rivista “la responsabilità comune tra Stati membri su naufraghi in mare che non può ricadere tutto sui paesi di primo arrivo. Si deve superare il concetto di ‘attraversamento illegale’ per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti”.

  • Centri di accoglienza in più paesi europei

Il governo italiano sottolinea che non è possibile accogliere tutti i migranti in Italia o Spagna. Occorrono centri di accoglienza in più paesi europei a tutela di chi arriva e per evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento.

  • Contrasto ai movimenti secondari

Gli spostamenti dei rifugiati da un paese europeo a un altro devono essere regolati da intese tecniche tra gli Stati maggiormente interessati.

  • Contrasto del traffico di esseri umani per mano dell’Unione europea

La lotta al traffico dei migranti deve essere condotta a livello di Unione europea e non lasciata solo ai singoli Stati membri.

  • Intensificare gli accordi e i rapporti tra l’Unione europea e i paesi di partenza o transito

L’Unione europea intensifichi le relazioni con i paesi terzi da cui partono o transitano i migranti, come Libia e Niger, con l’obiettivo di stipulare accordi e finanziare o stimolare investimenti in progetti in questi stessi paesi.

  • Fissare quote d’ingresso per i migranti economici

L’Italia sostiene che ciascun paese europeo debba stabilire quote di ingresso dei migranti economici, con adeguate misure finanziarie per gli Stati che si rifiutano di accogliere rifugiati.

La posizione degli altri paesi Ue

Il presidente francese Emmanuel Macron insiste sulla necessità che, per risolvere il problema dei migranti, si creino centri chiusi nei paesi di primo sbarco e sanzioni nei confronti dei paesi che si rifiutano di accogliere i migranti.

Questa soluzione è osteggiata dall’Italia, come ha espresso il vicepremier Luigi Di Maio. “L’ipotesi degli hotspot nei paesi di primo sbarco vorrebbe dire ‘Italia pensaci tu’. Non esiste”, ha detto. “I centri vanno realizzati nei paesi di origine e transito e devono essere a guida europea”.

La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta favorevole a “intese rapide” per superare la questione dei flussi migratori, ma “solo tra alcuni paesi”.

“Bisogna mettere in campo soluzioni equilibrate e giuste”, ha detto la cancelliera all’arrivo al vertice che si tiene a Bruxelles, al quale partecipano 16 Stati membri dell’Ue.

Merkel sente la pressione del proprio ministro dell’Interno, Horst Seehofer, mandante di una crisi politica nel governo.

La sua posizione è molto simile a quella prospettata in precedenza da Emmanuel Macron, che aveva detto: “Soluzione a Ventotto o solo tra alcuni Stati”.

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