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Macron risponde ai gilet gialli: “Ascolterò i cittadini ma c’è un allarme ambientale”

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“Comprendo le paure dei cittadini ma non cedo alle violenze. Abbiamo fatto troppo poco sul clima”, ha detto il presidente francese Macron, rispondendo ai “gilet gialli”, che nei giorni scorsi hanno bloccato il paese con le loro proteste sul caro benzina.

S&D

Il discorso di Macron è arrivato alla presentazione del suo piano sull’abbandono dei combustibili fossili. “Ascolterò i cittadini, ma la Francia ha bisogno di una grande transizione energetica”, ha detto il presidente.

Secondo Macron è necessario un ampio dibattito nazionale sul tema della transizione ecologica. Il piano prevede che tutte le centrali a carbone saranno chiuse entro il 2022, lo sviluppo delle energie rinnovabili pulite e la riduzione dell’energia nucleare del 50 per cento entro il 2035. A tal proposito, 14 dei 58 reattori nucleari attualmente operativi verranno chiusi entro il 2035.

Rispondendo ai gilet gialli, il presidente Macron ha detto di non volere “una Francia a due velocità dove il più modesto debba pagare di più: rifiuto che la transizione ecologica accentui l’ineguaglianza tra i territori, questa è la paura espressa da molti dei nostri concittadini negli ultimi giorni, di essere lasciati indietro. Posso capire e condividere questa paura, ma sarà fatto di tutto per sostenere socialmente questa transizione, così che l’ecologia sia un’ecologia popolare”.

Il piano del governo sarà accompagnato da consultazioni dei cittadini della durata di 3 mesi, che dovranno coinvolgere associazioni e comitati, per trovare soluzioni concrete alle esigenze espresse dai manifestanti.

“Dobbiamo ascoltare le proteste di allarme sociale, senza rinunciare alle nostre responsabilità”, ha detto Macron ribadendo l’urgenza di rispondere all’allarme ambientale.

Il ministro della Transizione ecologica francese, François de Rugy, riceve oggi, 27 novembre, una delegazione di gilet gialli, su richiesta del presidente.

Il piano per la transizione prevede inoltre l’istituzione di un l’Alto consiglio per il clima composto da 13 membri tra cui Laurence Taubiana, ex negoziatrice della Francia durante la Cop 21, e Pascal Canfin, direttore generale di WWF Francia, accanto a climatologi, economisti, esperti e diplomatici.

Cos’è il movimento dei gilets jaunes

Alla base della protesta che attraversa la Francia c’è il movimento dei ‘gilets jaunes’ (gilet gialli), che prende nome dal giubbotto catarifrangente obbligatorio per legge su ogni automobile. Il movimento è spontaneo ed è nato a margine di partiti e sindacati.

Costituito da migliaia di cittadini organizzati in collettivi, e alimentato dal malcontento della classe medio-bassa, è riuscito a fare rete sui social contro l’aumento del prezzo del carburante, che salirà dal 2019 di sei centesimi al litro per il diesel e tre centesimi al litro per la benzina fino al 2022.

L’obiettivo è rendere meno costosa la benzina rispetto al diesel, più inquinante, e promuovere la transizione energetica. Tuttavia, molti dei manifestanti vivono in zone extraurbane lontane dai grandi agglomerati francesi e assicurano che l’auto è il loro unico mezzo di trasporto.

Il movimento, secondo un sondaggio, gode dell’appoggio del 74 per cento della popolazione francese. Politicamente ha ricevuto un sostegno trasversale che va dalla leader di estrema destra Marine Le Pen, al capofila della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, e ancora a Laurent Wauquiez (Les Republicains) e al sovranista Nicolas Dupont-Aignan.

Per smorzare il malcontento sociale e cercare di controbilanciare gli aumenti, il governo ha annunciato un piano che prevede tra l’altro un assegno energia annuale di 200 euro per aiutare 5,8 milioni di francesi in difficoltà a scaldare la propria casa e un assegno carburante che prevede un piccolo rimborso spesa mensile dei costi di trasporto sostenuti da alcune categorie di lavoratori.

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