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Home » Esteri

La storia della mamma più giovane al mondo che partorì a 5 anni

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Il 27 settembre Lina Medina ha compiuto 84 anni. Oggi è un’anziana signora peruviana, e il suo nome non dice più di tanto alla maggior parte delle persone ma c’è stato un tempo, molti decenni fa, in cui la sua storia fece il giro di tutto il mondo perché ciò che le era successo era ai limiti dell’incredibile.

S&D

Era il 1939 e Lina Medina aveva cinque anni. La bambina iniziò a non sentirsi molto bene e il suo addome, pian piano, si fece sempre più grande, destando la preoccupazione dei suoi familiari che iniziarono a pensare di trovarsi di fronte a un tumore. Fu per questa ragione che i genitori di Lina portarono la bambina in una clinica situata nella città di Pisco.

Quando il dottor Lozada, medico della struttura, visitò la bambina, non credette ai propri occhi. Ciò che aveva di fronte non era un tumore, come i genitori temevano, ma una gravidanza.

Lina, che aveva appena cinque anni, aspettava un bambino da sette mesi. I medici trasferirono immediatamente la bambina a Lima, capitale del Perù, per seguire il suo caso in un ospedale meglio attrezzato.

Il 14 maggio 1939 Lina Medina mise alla luce un bambino con un parto cesareo (quello naturale era impossibile viste le dimensioni ridotte del bacino). Era appena entrata nella storia divenendo, a cinque anni, la madre più giovane di sempre.

Il nuovo nato prese il nome di Gerardo Alejandro, in onore dei medici Gerardo Lozada e Alejandro Butalleu che avevano seguito la gravidanza della bambina.

Ma oltre all’ingresso nella storia, questa vicenda pose immediatamente due importanti interrogativi: come era possibile che una bambina di cinque anni fosse rimasta incinta? E chi era il padre?

Quest’ultimo punto implicava infatti che fosse avvenuta una violenza su una bambina, e non passò inosservato né all’opinione pubblica né agli investigatori.

Il dottor Edmundo Escomel, che seguì il caso per la rivista medica La Presse Medicale ed ebbe occasione di parlare con la bambina, scrisse che Lina “non poteva dare risposte precise”, lasciando intendere che non ricordava oppure che non era in grado di comprendere cosa fosse successo.

In ogni caso, le autorità arrestarono il padre della bambina con le accuse di violenza sessuale e incesto, ma successivamente venne rilasciato a causa dell’insufficienza delle prove.

Chi sia il padre di Gerardo Alejandro rimane ancora oggi uno dei misteri di questa vicenda.

Per quanto riguarda invece l’aspetto medico, le risposte – seppur insolite – sono molto chiare. Il dottor Escomel ebbe modo, come abbiamo detto, di analizzare il caso e notò che Lina Medina aveva avuto una pubertà estremamente precoce.

Secondo il medico, le prime mestruazioni erano arrivate ad appena otto mesi (anche se altre fonti riferiscono siano arrivate a due anni e mezzo). A quattro anni aveva già sviluppato le mammelle.

Di fronte a una vicenda così insolita, non mancò chi sollevò dubbi sulla veridicità della storia. Tuttavia, la documentazione esistente, composta soprattutto dalle radiografie che mostrano inequivocabilmente la presenza del feto, e un articolo del New York Times – che parlò di un funzionario statunitense che verificò di persona ciò che era accaduto – misero da parte ogni dubbio sulla veridicità dei fatti.

La famiglia Medina, tuttavia, non era in grado di dare un futuro al nuovo nato, e per questa ragione il governo peruviano istituì una commissione che si sarebbe occupata di mantenere Gerardo.

Il piccolo crebbe convinto che Lina fosse la sua sorella maggiore, e solo con il passare degli anni scoprì la verità. Durante l’infanzia ebbe sempre una buona salute, ma morì a 40 anni a causa di una malattia del midollo osseo.

Lina, invece, ebbe un altro figlio nel 1972, da suo marito. Il dottor Lozada si era occupato della sua istruzione e le aveva dato un impiego come segretaria presso il suo studio.

Con il passare degli anni l’attenzione sul suo caso, seppur diminuita, è sempre rimasta di un certo rilievo, ma Lina non ha mai parlato più di tanto in pubblico, al punto da rifiutare, nel 2002, un’intervista con l’agenzia di stampa Reuters.

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