Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:46
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Nuova Zelanda, la prima ministra è stata criticata per avere usato un aereo di stato per motivi personali

Immagine di copertina
Credit: Afp

Jacinda Ardern ha chiesto che un aereo di stato la accompagnasse dalla Nuova Zelanda al Forum delle isole del Pacifico a Nauru. Il viaggio di andata e ritorno costerà ai contribuenti circa 52.873 dollari in più

La prima ministra della Nuova Zelanda Jacinda Ardern è stata criticata per avere usato un aereo di stato per motivi personali.

Tornata da poco al lavoro, dopo sei settimane di maternità, Arden dovrà dirigersi al Forum delle isole del Pacifico a Nauru nella giornata di mercoledì 5 settembre.

La donna, che sta ancora allattando la sua bambina, ha chiesto che il volo di Stato, che aveva già accompagnato sul posto il vicepremier Winston Peters, sia rimandato in Nuova Zelanda per riprenderla e portarla sul posto dove si terranno gli incontri.

Il viaggio di andata e ritorno costerà ai contribuenti circa 52.873 dollari in più.

“L’opzione era andare per poco tempo o non andare affatto”, ha commentato la prima ministra, che non può lasciare la figlia sola per molto tempo, visto che si trova ancora nella fase dell’allattamento.

“Se non andassi, immagino che ci sarebbero state le stesse critiche. Sarei stata criticata in entrambi i casi: se avessi scelto di non andare o se avessi scelto di andare”, ha proseguito rispondendo alle domande dei giornalisti di NZ Herald.

Inoltre, la neonata non può essere portata in viaggio perché non ancora in grado di sostenere le vaccinazioni richieste per entrare nel territorio di Nauru.

Dopo sei settimane di pausa, Jacina Ardern è tornata al lavoro all’inizio dello scorso mese di agosto.

Appena rientrata nel suo ruolo, che era stato preso dal vicepremier Peters, aveva detto ai suoi colleghi: “Le ultime sei settimane sono state meravigliose non solo per la nascita della nostra figlia, ma anche perché siamo stati riusciti a garantire un governo al popolo della Nuova Zelanda”.

“È davvero bello essere di nuovo tra tutti voi e in realtà lo dico sul serio. Andiamo avanti?”, ha poi aggiunto.

La gravidanza della premier trentottenne è stata vista un simbolo di progresso per le donne nei ruoli di leadership in quanto è diventata la seconda leader eletta, dopo Benazir Bhutto del Pakistan nel 1990, a partorire mentre era in carica come primo ministro.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”