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Israele: “Non collaboreremo all’indagine sui crimini di guerra nei territori palestinesi”

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Le proteste della Marcia del ritorno nella striscia di Gaza il 21 dicembre 2018. Credit: Ahmad Hasaballah/IMAGESLIVE via ZUMA Wire/ANSA

Israele: “Non collaboreremo all’indagine sui crimini di guerra nei territori palestinesi”

Israele ha dichiarato che non collaborerà all’indagine aperta dalla Corte penale internazionale (Cpi) su possibili crimini di guerra commessi nei territori palestinesi occupati. In una lettera rivolta alla Corte, lo Stato ebraico ha ribadito la sua posizione “inequivocabile” in base alla quale il tribunale dell’Aia “non ha l’autorità per aprire un’indagine nei suoi confronti”, respingendo completamente l’accusa di aver compiuto crimini di guerra. Lo afferma una nota dell’ufficio del primo ministro israeliano, aggiungendo che “l’inaccettabile interferenza del tribunale è priva di qualsiasi fondamento giuridico e contravviene agli obiettivi per i quali è stata istituita”.

L’indagine, aperta a marzo dalla procuratrice capo della Cpi, Fatou Bensouda, riguarda possibili crimini di guerra commessi sia da israeliani che da palestinesi in Cisgiordania, nella striscia di Gaza e a Gerusalemme Est a partire dal 2014. La Corte aveva dato a Israele e all’Autorità Nazionale Palestinese la possibilità di chiedere una proroga, dimostrando di aver avviato un’inchiesta interna entro la data di oggi, venerdì 9 aprile.

Cinque anni di indagini preliminari

La decisione di non rispondere è stata presa dopo due giorni di colloqui tenuti dal primo ministro Benjamin Netanyahu, il capo di Stato maggiore dell’esercito Aviv Kohavi e alcuni dei principali esponenti del governo. Secondo il portale israeliano Ynet, avrebbero deciso di non procedere con un’indagine interna per non riconoscere la competenza della Corte.

Prima dell’annuncio dell’apertura formale delle indagini il 3 marzo, la procura della Cpi ha condotto indagini preliminari durate quasi cinque anni per determinare la competenza territoriale della Corte a seguito di una richiesta da parte della Palestina, che ha aderito alla Cpi nel 2015.

La Corte ha il potere di perseguire reati di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel territorio degli stati che hanno aderito allo Statuto di Roma, tra i quali non è presente Israele. Secondo Tel Aviv, l’adesione della Palestina allo Statuto di Roma non può essere considerato valido, in quanto non soddisfa i criteri per essere riconosciuta come Stato in base al diritto internazionale.

Negli scorsi giorni, Netanyahu ha definito la decisione di aprire un’indagine “oltraggiosa”. Durante un discorso tenuto in occasione della Giornata della memoria dell’Olocausto, ha dichiarato che la Cpi, ispirata al tribunale di Norimberga, ha tradito i suoi principi fondativi ed è diventata strumento dei nemici di Israele. “Il popolo ebraico era indifeso di fronte ai nazisti, ma non lo è più e ha tutto il diritto di difendersi dai suoi nemici”, ha detto. “Un organismo formato per difendere i diritti umani è diventato un organismo che in realtà difende chi calpesta i diritti umani “.

Il ministro della Difesa Benny Gantz oggi ha dichiarato che la decisione di aprire l’indagine è stata “cieca e ingiusta” e “potrebbe danneggiare molti altri paesi in futuro”, rendendo inoltre difficile “migliorare la situazione regionale”.

Di cosa si occuperà l’indagine

L’indagine, che procederà senza il coinvolgimento israeliano, si concentrerà principalmente sulla guerra del 2014 tra Israele e il movimento islamico palestinese Hamas nella striscia di Gaza, le proteste della Marcia del ritorno iniziate nel 2018 lungo la recinzione di confine tra Gaza e Israele e l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati dal 1967, considerati illegali in base al diritto internazionale. Anche se Israele non aderisce alla Cpi, i suoi cittadini possono essere arrestati all’estero a fronte di un mandato emesso dalla procura de l’Aia. A giugno la procuratrice Bensouda sarà sostituita dal parlamentare britannico Karim Khan.

Secondo le Nazioni Unite, durante i 51 giorni di conflitto nella striscia di Gaza nel 2014 sono stati uccisi 1.462 civili palestinesi, un terzo dei quali bambini, a fronte di 6 civili israeliani uccisi dal lancio di razzi dall’enclave, mentre le proteste della Marcia del ritorno tenute lungo la recinzione di confine tra Gaza e Israele nel 2018 e nel 2019, hanno portato alla morte di 189 palestinesi, 183 dei quali uccisi da munizioni reali usate dalle forze di sicurezza israeliane.

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