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Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Gaza, il bilancio delle vittime arriva a 29.606 morti. Lula insiste: “Non è una guerra, è un genocidio”. Bozza di accordo, fonti Hamas: “Sei settimane di tregua e 200 detenuti in cambio di 35 ostaggi”. Israele, ministro Esteri: “Onu collabora con Hamas dal 7 ottobre” | DIRETTA

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Credit: AGF

Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, sabato 24 febbraio

La guerra nella Striscia di Gaza è arrivata al 140esimo giorno e non accenna a fermarsi mentre a Parigi si tratta per un possibile accordo che porti a una tregua e allo scambio tra gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e i detenuti palestinesi. Ieri il bilancio delle vittime della guerra nella Striscia ha superato i 29.500 morti e i 69.600 feriti, a cui si aggiungono circa 7mila dispersi. Intanto il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha presentato un piano per il dopo Hamas che prevede la chiusura dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e il controllo militare israeliano sulla Striscia e sulla Cisgiordania, affidando il governo di Gaza a un’amministrazione civile, un’iniziativa “destinata a fallire” secondo l’Autorità Nazionale Palestinese, che Tel Aviv non intende coinvolgere nel futuro del territorio costiero. L’Onu ha poi chiesto di fermare ogni trasferimento di armi o munizioni a Israele che lo Stato ebraico possa usare a Gaza, denunciando al contempo le “gravi violazioni dei diritti umani” compiute da “tutte le parti in conflitto” in Israele, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Non si fermano le ostilità nemmeno in Yemen, dove ieri gli Usa hanno abbattuto diversi droni e missili da crociera pronti per essere lanciati dai ribelli Houthi verso il Mar Rosso. Di seguito tutti gli aggiornamenti di oggi, sabato 24 febbraio 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas.

DIRETTA

Ore 20,15 – Israele, ministro Esteri: “Onu collabora con Hamas dal 7 ottobre” – Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha accusato le Nazioni Unite di “aver collaborato con i terroristi di Hamas” sin “massacro del 7 ottobre”. Così il ministro ha commentato la richiesta del Consiglio Onu per i diritti umani di imporre un embargo sulla vendita di armi a Israele: “Dal massacro del 7 ottobre, l’Onu ha collaborato con i terroristi di Hamas e ha cercato di minare il diritto di Israele a difendere se stesso e i suoi cittadini. L’aver ignorato i crimini di guerra, i crimini sessuali e i crimini contro l’umanità di Hamas resterà una macchia indelebile sia sulle Nazioni Unite come organizzazione che sulla persona del Segretario generale Antonio Guterres”.

Ore 17,30 – Unrwa costretta a sospendere la consegna degli aiuti nel nord di Gaza – L’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) è stata costretta a sospendere le consegne di aiuti nel nord di Gaza. Lo riferisce la direttrice delle relazioni esterne dell’agenzia Onu, Tamara Al-Rifai, secondo cui non è “possibile condurre operazioni umanitarie adeguate” nella zona. “Il comportamento disperato delle persone affamate ed esauste sta impedendo il passaggio sicuro e regolare dei nostri camion”, ha detto la funzionaria, che però si è detta “molto cauta su come spiegare la situazione per non far sembrare che stiamo incolpando le persone o descrivendo queste cose come atti criminali”.

Ore 16,30 – Bozza di accordo a Parigi, fonti Hamas: “Sei settimane di tregua e 200 detenuti in cambio di 35 ostaggi” – La bozza di accordo elaborata a Parigi per una tregua nella Striscia di Gaza prevede la sospensione delle ostilità per sei settimane e il rilascio di un numero compreso tra i 200 e i 300 detenuti palestinesi in cambio della liberazione di 35-40 ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre scorso. Lo ha reso noto oggi una fonte interna a Hamas all’agenzia di stampa francese Afp.

Ore 14,45 – Lula insiste: “Non è una guerra a Gaza, è un genocidio” – Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha ribadito che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, riaccendendo così le polemiche scatenate la scorsa settimana quando aveva paragonato la guerra in corso nel territorio costiero all’Olocausto. “Ciò che sta facendo il governo israeliano non è una guerra, è un genocidio”, ha scritto oggi Lula sulla piattaforma social X (ex Twitter). “Bambini e donne vengono assassinati”. Il presidente brasiliano ha poi aggiunto che non intende rinunciare alla propria “dignità per la menzogna”, riferendosi alla richiesta arrivata da Tel Aviv di ritrattare le proprie dichiarazioni. “Allo stesso modo in cui quando ero in prigione ho detto che non avrei accettato un accordo per uscire dal carcere e che non avrei scambiato la mia libertà con la mia dignità, dico: non scambierò la mia dignità con la menzogna”, ha sottolineato. “Sono favorevole alla creazione di uno Stato palestinese libero e sovrano. Possa questo Stato palestinese vivere in armonia con lo Stato di Israele. Non cercate di interpretare l’intervista che ho rilasciato. Leggete l’intervista e smettetala di giudicarmi in base alle parole del Primo Ministro israeliano”. La scorsa settimana, dopo le dichiarazioni di Lula, lo Stato ebraico aveva dichiarato il presidente brasiliano “persona non grata”, aveva convocato l’ambasciatore nel Paese e aveva preteso le scuse del leader sudamericano.

Ore 13,45 – “Significativi progressi ai negoziati Parigi per una tregua” – I negoziati tra Israele e Hamas mediati a Parigi da Usa, Francia, Egitto e Qatar hanno raggiunto “progressivi significativi”, elaborando “una base su cui costruire un piano” per raggiungere una tregua nella Striscia di Gaza e un accordo per lo scambio tra gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre scorso e i detenuti palestinesi ancora nelle carceri dello Stato ebraico. Lo ha reso noto oggi all’emittente Channel 12 un funzionario della delegazione israeliana intervenuta ai colloqui nella capitale transalpina. “Ci sono state buone trattative, ci sono progressi significativi”, ha detto il funzionario a Channel 12. “Abbiamo una base su cui costruire un piano e i negoziati”. Lo schema elaborato a Parigi, secondo il quotidiano israeliano Maariv, sarà presentato oggi al gabinetto di guerra dello Stato ebraico, quindi sarà girato a Hamas. Un’altra fonte diplomatica ha spiegato al quotidiano israeliano Haaretz che “un accordo può essere raggiunto prima del Ramadan”, che comincerà il 10 marzo prossimo, termine ultimo fissato da Israele per la liberazione degli ostaggi, pena un’offensiva sulla città di Rafah, al confine con l’Egitto, dove si sono rifugiati oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi. “Qualsiasi ulteriore progresso è nelle mani di Hamas”. La prossima fase dei colloqui, secondo la fonte citata da Channel 12, si concentrerà invece sulle condizioni del cessate il fuoco e sulla questione di quali ostaggi e quali detenuti dovranno essere liberati durante la tregua.

Ore 13,00 – Ong: oltre 7.000 palestinesi arrestati in Cisgiordania dal 7 ottobre – Dal 7 ottobre scorso, giorno degli attentati di Hamas e della Jihad Islamica, almeno 7.210 palestinesi sono stati arrestati dalle forze di sicurezza israeliane nei Territori occupati della Cisgiordania. Lo riporta la Palestinian Prisoners’ Society, che monitora i detenuti nelle carceri israeliane e che non ha rivelato l’identità della vittima, secondo cui nella notte sono state arrestate altre 22 persone, compreso un giornalista e due minori, in una serie di raid a Hebron, Tulkarem, Beit Furik e nei dintorni di Jenin.

Ore 10,30 – Gaza, il bilancio dei morti sale a 29.606 vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 29.606 morti. Secondo i nuovi dati diffuso dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 69.737 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 92 persone.

Ore 10,00 – Comitato del Consiglio Onu per i diritti umani chiede embargo sulle armi a Israele – Un comitato di esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto oggi di imporre un embargo sulle armi contro Israele, sostenendo che tali forniture costituiscono una violazione delle leggi internazionali. “Ci sono indicazioni che Israele stia violando il diritto umanitario”, hanno fatto sapere i membri del comitato dell’Onu.

Ore 9,00 – Gaza, raid di Israele sull’abitazione dell’attore Mahmoud Zuaiter: 23 morti – Almeno 23 persone sono morte ieri a Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza a causa di un raid israeliano che ha colpito l’abitazione del noto attore Mahmoud Zuaiter, che però è rimasto illeso. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa Afp. Noto per il suo umorismo cupo, Zuaiter ha un seguito di oltre 1,2 milioni di follower sui social. In un video postato ieri sera, l’attore 40enne appare seduto con la figlia ferita in braccio: “Sono sempre stato contrario all’idea di lasciare Gaza. E ho pregato Dio di non costringermi a partire perché amo così tanto Gaza e la sua gente. Ma sembra che vogliano che lasciamo tutti Gaza”, ha detto Zuaiter prima di scoppiare in lacrime. Secondo una nota dell ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, il raid ha provocato anche 50 feriti.

Ore 8,30 – Wall Street Journal: Hamas chiede il rilascio di 3.000 detenuti palestinesi – Hamas è disposto ad accettare il rilascio di tremila detenuti palestinesi in cambio della liberazione degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre scorso per raggiungere un accordo con Israele volto a ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il Wall Street Journal, citando fonti egiziane, secondo cui il gruppo terroristico palestinese avrebbe aperto a questo possibilità rinunciando al rilascio di tutte le donne e i minori ancora detenuti nelle carceri israeliane. Tuttavia, secondo le fonti citate dal quotidiano statunitense, Hamas pretende ancora il rilascio dei condannati per terrorismo che stanno scontando lunghe pene detentive. Secondo il Wall Street Journal, il gruppo accetterebbe una tregua iniziale di sei settimane per poi negoziare un cessate il fuoco permanente: a queste condizioni sarebbe disposto a continuare a liberare alcuni ostaggi (al momento sono 134, di cui solo un centinaio sarebbero ancora vivi).

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