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Home » Esteri

Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Oltre 1.400 musicisti finlandesi: “Fuori Tel Aviv dall’Eurovision”. Processo a L’Aia, Israele: “Sudafrica agisce da braccio legale di Hamas” | DIRETTA

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Onu, Consiglio di Sicurezza chiede fine attacchi nel Mar Rosso. Gli Houti: "Gioco politico, Israele e Usa liberino Gaza". Golfo di Oman, nave abbordata da persone “non autorizzate”. Blinken incontra al-Sisi al Cairo

Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, giovedì 11 gennaio

È terminata la prima udienza all’Aia per le accuse di genocidio contro Israele. Il Sudafrica ha citato lo Stato ebraico di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia per violazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948. Pretoria chiede alla Corte di adottare urgentemente misure cautelari e ordinare la fine dell’offensiva nella Striscia dove, negli ultimi tre mesi, più dell’1 percento della popolazione è stato ucciso nei bombardamenti israeliani e 1,9 milioni di persone (quasi l’85 percento della popolazione) sono sfollati. Sotto accusa anche le dichiarazioni del presidente, del primo ministro e dei ministri israeliani riguardo la campagna militare lanciata su Gaza in risposta agli attacchi del 7 ottobre di Hamas. Nella serata di ieri, il premier Benjamin Netanyahu ha assicurato che Israele “rispetta pienamente il diritto internazionale” e “non ha intenzione di occupare permanentemente Gaza o di sfollare la sua popolazione civile”. Di seguito tutti gli aggiornamenti di oggi, giovedì 11 gennaio 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas.

DIRETTA

Ore 17.55 – Portavoce di Netanyahu: “Il Sudafrica agisce da braccio legale di Hamas” – “Il Sudafrica sta lavorando come braccio legale di Hamas”. L’accusa arriva da Mark Regev, portavoce del premier israeliano Benjamin Netanyahu per i media stranieri. “Presenteremo alla Corte Internazionale di Giustizia tutte le nostre contro-deduzioni alla denuncia del Sudafrica”, ha detto il funzionario in un’intervista al canale in arabo di Sky News. “Chiunque attacchi Israele deve sapere che risponderemo allo stesso modo”.

Ore 17.30 – Libano, inviato speciale Usa a Beirut per allentare la tensione nel Sud – L’inviato speciale degli Usa Amos Hochstein è arrivato oggi in visita a Beirut nel tentativo di allentare le tensioni al confine meridionale tra Hezbollah e Israele. “Credo fermamente che il popolo libanese non voglia un’escalation”, ha detto alla stampa dopo aver incontrato il primo ministro Najib Mikati.

Ore 17.00 – Idf, dal Libano meridionale sono stati lanciati 10 razzi sul nord di Israele – Almeno 10 razzi sono stati lanciati oggi dal Libano meridionale sulle città di Kiryat Shmona e Margaliot, nel nord di Israele. A rivelarlo sono le forze armate israeliane Idf, secondo cui tre missili sono stati intercettati.

Ore 16.15 – Eurovision, 1.400 musicisti finlandesi chiedono l’esclusione di Israele – Oltre 1.400 professionisti dell’industria musicale finlandese hanno firmato una petizione per bandire Israele dall’Eurovision Song Contest, accusando lo Stato ebraico di aver commesso crimini di guerra a Gaza. “Israele viola i diritti umani”, ha detto al quotidiano Hufvudstadsbladet il promotore della petizione, Lukas Korpelainen. “Non pensiamo sia giusto che il Paese partecipi all’Eurovision per ripulire la propria immagine”.

Ore 15.30 – Oxfam, “A Gaza muiono in media 250 palestinesi al giorno” – Il tasso di mortalità giornaliero a Gaza è più elevato di qualsiasi altro grande conflitto combattuto nel XXI secolo. La denuncia arriva da Oxfam, secondo cui nella Striscia in media muoiono 250 palestinesi al giorno. “Per 100 giorni la popolazione di Gaza ha sopportato una vita d’inferno. Nessun luogo è sicuro e l’intera popolazione è a rischio carestia”, ha detto la direttrice di Oxfam per il Medio Oriente, Sally Abi Khalil.

Ore 14.00 – Famiglie degli ostaggi al confine di Gaza con altoparlanti: “Resistete” – Le famiglie di alcuni ostaggi sequestrati il 7 ottobre da Hamas durante i sanguinosi attentati compiuti in Israele si sono riunite al confine con Gaza muniti di potenti altoparlanti per chiedere ai loro cari di resistere. “Non ci fermeremo finché non sarete tornati a casa. Tutto Israele è con voi”.

Ore 13.30 – “Ricordateci”: il messaggio del medico palestinese mostrato all’Aia – Durante l’udienza alla Corte Internazionale di Giustizia, il Sudafrica ha mostrato due foto dello stesso messaggio scritto dal dottor Mahmoud Abu Nujaila, di Medici Senza Frontiere. “Chiunque rimarrà fino alla fine, racconterà come è andata. Abbiamo fatto quello che potevamo. Ricordateci”. Il secondo scatto mostra il foglio coperto dalle macerie dopo il bombardamento dell’ospedale di Al Awda, in cui è morto anche Abu Nujaila.

Ore 13.10 – Corte penale dell’Aia esaminerà uccisioni di giornalisti – La Corte penale internazionale dell’Aia, nell’ambito dell’indagine sulle accuse a Israele per crimini nella Striscia di Gaza, esaminerà anche gli attacchi israeliani che hanno portato all’uccisione di giornalisti. È quanto si legge in una dichiarazione della stessa Corte, un organismo distinto dalla Corte Internazionale di Giustizia, anch’essa con sede all’Aia. Israele non è uno Stato membro della Corte e non riconosce la sua giurisdizione. “Il pubblico ministero ha precedentemente sottolineato la sua preoccupazione per il crescente numero di attacchi contro i giornalisti a livello globale e ha sottolineato che tali attacchi potrebbero costituire crimini previsti dallo Statuto di Roma”, si legge nella dichiarazione dell’ufficio del procuratore generale della Corte, Karim Khan. Reporter Senza Frontiere ha presentato due denunce alla Corte nelle ultime 10 settimane, chiedendo di indagare e perseguire i casi di giornalisti uccisi in guerra. Nella prima denuncia presentata lo scorso ottobre, si affermava che otto giornalisti palestinesi erano stati uccisi da attacchi che avevano causato “danni sproporzionati” ai civili. Ha inoltre definito la morte di un giornalista israeliano che si occupava degli attacchi del 7 ottobre “l’uccisione intenzionale di una persona protetta dalle Convenzioni di Ginevra”, il che costituirebbe un crimine di guerra.

Ore 12.40 – Sudafrica: “Israele si considera al di là e al di sopra della legge” – “I palestinesi di Gaza, in quanto parte sostanziale e importante del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese, hanno, in maniera tanto semplice quanto profonda, il diritto di esistere”. Lo ha detto il professor Max du Plessis, uno degli avvocati che ha preso il parola a nome del Sudafrica di fronte ai giudici della Corte Internazionale di Giustizia per la causa intentata a Israele per violazione della convenzione sul genocidio. “Ciò che sta accadendo ora a Gaza viene inquadrato scorrettamente come un semplice conflitto tra due parti. Si tratta, invece, di atti distruttivi perpetrati da una potenza occupante, Israele, che da più di mezzo secolo sottopone il popolo palestinese a una violazione oppressiva e prolungata del suo diritto all’autodeterminazione. E queste violazioni avvengono in un mondo in cui Israele per anni si è considerato al di là e al di sopra della legge”.

Du Plessis ha dichiarato che numerose dichiarazioni di organismi ed esperti delle Nazioni Unite, nonché di varie organizzazioni, istituzioni e stati esperti in diritti umani “hanno collettivamente considerato gli atti commessi da Israele come genocidi o per lo meno avvertito che il popolo palestinese è a rischio di genocidio”.

“Sulla base del materiale presentato alla corte, gli atti denunciati da Israele possono essere definiti, almeno plausibilmente, come genocidi. La prova dello specifico intento genocida è chiara dalle dichiarazioni di funzionari governativi e soldati israeliani nei confronti dei palestinesi a Gaza e che possono essere caratterizzate come minimo plausibilmente genocide. Questo intento genocida, perlomeno plausibile, può essere dedotto anche dal modello di condotta contro i palestinesi a Gaza.
È anche, ancora una volta, quantomeno plausibile che Israele non sia riuscito a prevenire o punire il genocidio, la cospirazione per commettere un genocidio, l’incitamento diretto e pubblico al genocidio, il tentato genocidio e la complicità nel genocidio. È inoltre plausibile che il Sudafrica abbia l’obbligo di prevenire il genocidio, anche adottando tutte le misure ragionevoli in suo potere per influire efficacemente sulle azioni delle persone che hanno perpetrato e che potrebbero commettere un genocidio o che sono coinvolte nell’incitamento pubblico diretto al genocidio”. Du Plessis ha continuato: “Quindi vorrei essere chiaro: l’obbligo del Sud Africa è motivato dalla necessità di proteggere i palestinesi a Gaza e il loro diritto assoluto a non essere soggetti ad atti di genocidio”.

Ore 12.20 – Blinken incontra al-Sisi al Cairo – Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, si sono incontrati al Cairo. Ieri al-Sisi ha incontrato il re Abdullah di Giordania e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas, nel porto di Aqaba sul Mar Rosso. Anche Blinken ieri ha incontrato Abbas, in Cisgiordania.

Blinken, che in una settimana ha visitato nove paesi e la Cisgiordania occupata, ha presentato a Israele una possibile intesa con i suoi vicini, che contribuirebbero a ricostruire Gaza dopo la guerra a condizione che Israele si impegni a consentire la creazione di uno stato palestinese indipendente.

Ore 12.00 – Attentato Kerman, identificato l’organizzatore e uno degli attentatori – L’uomo sospettato di aver pianificato l’attentato di Kerman del 3 gennaio scorso era un cittadino tagico conosciuto con il suo pseudonimo Abdollah Tajiki.
È quanto ritiene il ministero dell’intelligence iraniano, secondo quanto riporta l’agenzia ufficiale Irna, citata dall’Associated Press. Secondo l’IRNA, il sospettato era entrato nel paese a metà dicembre attraversando il confine sud-orientale dell’Iran, e se n’era andato due giorni prima dell’attacco, dopo aver fabbricato le bombe. Uno dei due attentatori suicidi è stato identificato: si tratterebbe di un 24enne di nazionalità tagica e israeliana. L’uomo, di cognome Bozrov, sarebbe arrivato in Iran attraversando il confine sud-orientale dopo mesi di addestramento da parte dell’Isis in Afghanistan. Le autorità starebbero ancora cercando di identificare il secondo attentatore suicida.

Ore 11.30 – Sudafrica: “Intenzione genocide evidenziate dalle parole dei leader israeliani” – Il secondo legale sudafricano, Tembeka Ngcukaitobi, ha presentato quelle che considera prove dell’intento genocida delle autorità israeliane, citando direttamente le parole di diversi leader israeliani, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant e il presidente Isaac Herzog. Ngcukaitobi ha ricordato il discorso in cui Netanyahu ha citato la storia biblica del popolo Amalek e ha mostrato video in cui le stesse espressioni venivano usate dai soldati a Gaza. È stato anche mostrato un video in cui i soldati israeliani cantavano della distruzione di Gaza.

Ngcukaitobi ha ricordato l’annuncio di Gallant sulla fine delle forniture di elettricità, cibo e acqua e carburante e i riferimenti del ministro ai palestinesi, descritti come “animali umani” . “Il linguaggio della disumanizzazione sistematica è evidente. Animali umani. Sia Hamas che i civili sono condannati dal governo israeliano”. Ha anche citato le parole di un vicepresidente della Knesset, che ha invocato la distruzione della Striscia di Gaza.

Ore 11.10 – Il Sudafrica: “Comportamenti di Israele indicano un intento genocida” – Continua l’intervento di Adila Hassim, avvocata dell’Alta corte del Sudafrica. “Tutti questi atti, individualmente e collettivamente, costituiscono un modello calcolato di condotta da parte di Israele che indica un intento genocida. Questo intento è evidente dalla condotta di Israele nel:

Prendere di mira i palestinesi che vivono a Gaza utilizzando armi che provocano distruzione su larga scala, nonché attacchi mirati contro civili.

Designare zone sicure in cui i palestinesi possano cercare rifugio e poi bombardarle.

Privare i palestinesi di Gaza dei bisogni primari: cibo, acqua, assistenza sanitaria, carburante, servizi igienico-sanitari e comunicazioni.

Distruggere infrastrutture sociali, case, scuole, moschee, chiese, ospedali e uccidere, ferire gravemente e rendere orfani un gran numero di bambini.

I genocidi non vengono mai dichiarati in anticipo, ma questa corte ha il vantaggio delle prove delle ultime 13 settimane che mostrano in modo incontrovertibile un modello di condotta e le relative intenzioni che giustificano una plausibile accusa di atti genocidi”.

Ore 10.50 – Sudafrica: “Israele ha ucciso un numero di civili senza precedenti” – Dopo l’intervento del ministro della Giustizia sudafricano, prende la parola la legale Adila Hassim: “Questo è un caso che mette in risalto l’essenza stessa della nostra comune umanità, come espressa nel preambolo della Convenzione sul genocidio. Il Sudafrica sostiene che Israele ha trasgredito l’articolo 2 della convenzione commettendo azioni che rientrano nella definizione di genocidio. Le azioni mostrano comportamenti sistematici dai quali si può dedurre un genocidio”.

“Nelle scuole, negli ospedali, nelle moschee, nelle chiese e mentre cercavano di trovare cibo e acqua per le loro famiglie. Sono stati uccisi se non sono riusciti a evacuare, uccisi nei luoghi in cui sono fuggiti e persino uccisi mentre tentavano di fuggire lungo rotte dichiarate sicure da Israele”, ha detto Hassim in un altro passaggio. “Le uccisioni sono così estese che i corpi vengono sepolti in fosse comuni, spesso senza identità. Solo nelle prime tre settimane, dopo il 7 ottobre, Israele ha usato 6.000 bombe a settimana. Almeno 200 volte ha impiegato bombe da 2000 libbre nelle aree meridionali della Palestina designate come sicure. Queste bombe hanno decimato anche il nord, compresi i campi profughi. Le bombe da 2000 libbre sono alcune delle bombe più grandi e distruttive disponibili. Israele ha ucciso un numero di civili senza precedenti. Con la piena consapevolezza di quante vite civili porterà via ogni bomba. Più di 1.800 famiglie palestinesi a Gaza hanno perso numerosi membri e centinaia di famiglie di più generazioni sono state spazzate via senza alcun sopravvissuto. Madri, padri, figli, fratelli, nonni, zie, cugini, spesso tutti uccisi insieme. Queste uccisioni non sono altro che la distruzione della vita palestinese. Vengono inflitti deliberatamente. Nessuno viene risparmiato. Nemmeno i neonati”.

Ore 10.40 – Sudafrica. “Riconosciamo la continua Nakba del popolo palestinese” – Il discorso con cui l’ambasciatore Vusimuzi Madonsela ha presentato la causa del Sudafrica contro Israele: “Il Sudafrica ha riconosciuto la continua Nakba del popolo palestinese attraverso la colonizzazione israeliana a partire dal 1948, che ha sistematicamente e con la forza espropriato, sfollato e frammentato il popolo palestinese, negandogli deliberatamente il diritto inalienabile all’autodeterminazione riconosciuto a livello internazionale e il diritto al ritorno riconosciuto a livello internazionale come rifugiati nelle loro città e villaggi in quello che oggi è lo Stato di Israele. Siamo inoltre particolarmente attenti al regime istituzionalizzato di leggi, politiche e pratiche discriminatorie di Israele, progettate e mantenute per stabilire il dominio, sottoponendo il popolo palestinese all’apartheid su entrambi i lati della Linea Verde. La lunga impunità decennale per le diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani ha incoraggiato Israele nella reiterazione e nell’intensificazione dei crimini umanitari in Palestina. Innanzitutto, il Sudafrica riconosce che gli atti genocidi e le omissioni da parte dello Stato di Israele fanno inevitabilmente parte di un continuum di atti illegali perpetrati contro il popolo palestinese dal 1948. La richiesta colloca gli atti e le omissioni genocide di Israele nel contesto più ampio dei 25 anni di apartheid, dei 56 anni di occupazione e dei 16 anni di assedio imposti alla Striscia di Gaza”

Ore 10.20 – L’Aia, iniziata l’udienza sulle accuse di genocidio – Il caso alla Corte internazionale di giustizia si apre con le dichiarazioni del Sudafrica, rappresentato dal giudice ad hoc Dikgang Moseneke. Israele, rappresentato da Aharon Barak, ex capo della corte suprema israeliana, interverrà domattina.

Ore 10.00 – Iran, arrestate 35 persone per l’attentato di Kerman – Le autorità iraniane hanno arrestato 35 persone per l’attentato suicida che la scorsa settimana ha ucciso almeno 84 persone a Kerman, nel sud dell’Iran. Lo riporta l’agenzia Tasnim.

Ore 9.30 – Israele: uccisi 10 miliziani di Hamas – L’aeronautica israeliana afferma di aver ucciso tre “terroristi” mentre emergevano da un tunnel nel campo profughi di al-Maghazi, nel centro di Gaza. Secondo quanto riporta un post pubblicato su X, un velivolo ha ucciso anche tre persone che uscivano da un edificio a Khan Yunis, nel sud e altri due uomini sono stati colpiti mentre entravano nello stesso edificio. Altri due sono stati uccisi mentre piazzavano una bomba.

Ore 9.00 – Onu, sistema sanitario al collasso – Il sistema sanitario della Striscia di Gaza è al collasso a causa dei bombardamenti. Lo ha ribadito il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric, secondo il quale più di tre quarti delle 77 strutture che offrono assistenza sanitaria primaria nella Striscia non operano più. Secondo Dujarric, solo un quinto dei 5.000 posti letto necessari per far fronte ai traumi e alle emergenze è disponibile. “Le ostilità in corso a Deir el-Balah e Khan Younis – insieme agli ordini di evacuazione nelle aree vicine – stanno mettendo tre ospedali a rischio di chiusura: Al-Aqsa, Nasser e l’ospedale europeo di Gaza”, ha detto Dujarric. “Circa 350.000 persone con malattie croniche e circa 485.000 persone con disturbi di salute mentale continuano a subire interruzioni nelle loro cure a Gaza”, ha detto Dujarric. Secondo l’Onu, i circa 1,9 milioni di sfollati nella Striscia (quasi l’85 percento della popolazione) sono a rischio di malattie a causa delle cattive condizioni di vita, dei rifugi sovraffollati e della mancanza di accesso ad acqua, servizi igienico-sanitari adeguati.

Ore 8.35 – Golfo di Oman, nave abbordata da persone “non autorizzate” – Una nave è stata abbordata da persone “non autorizzate” nel Golfo di Oman. Lo ha dichiarato lo United Kingdom Maritime Trade Operations (UKMTO) dell’esercito britannico, che ha detto di aver ricevuto una segnalazione dal responsabile della sicurezza della nave secondo cui si sentivano “voci sconosciute al telefono” insieme al capitano della nave. Altri tentativi di contattare la nave sono falliti. L’incidente è avvenuto nelle acque tra l’Oman e l’Iran.

Ore 8.00 – Attacco israeliano a Khan Yunis: 7 morti e 25 feriti – Sette persone sono state uccise e 25 ferite in un attacco israeliano contro una residenza nella città di Khan Yunis, nel sud di Gaza. Lo riporta l’agenzia di stampa statale palestinese Wafa. Fonti locali hanno riferito che tra le vittime ci sono donne e bambini.

Ore 7.30 – Al-Huti: la risoluzione Onu è un “gioco politico” – La risoluzione dell’Onu è un “gioco politico”. Lo ha detto Mohammed Ali al-Huti, capo del Supremo comitato rivoluzionario degli huthi. Nel suo post su X ha aggiunto che nel Mar Rosso le forze yemenite agiscono per legittima difesa e risponderanno ad ogni azione contro di loro. “Chiediamo al Consiglio di sicurezza dell’Onu di liberare immediatamente 2 milioni e 300.000 persone dall’assedio israelo-americano a Gaza”, ha affermato.

Ore 7.00 – Netanyahu: Israele non vuole occupare permanentemente Gaza – “Voglio che alcuni punti siano assolutamente chiari: Israele non ha intenzione di occupare permanentemente Gaza o di sfollare la sua popolazione civile. Israele sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese, e lo fa nel pieno rispetto del diritto internazionale. Il nostro obiettivo è liberare Gaza dai terroristi di Hamas e liberare i nostri ostaggi. Una volta raggiunto questo obiettivo, Gaza potrà essere smilitarizzata e deradicalizzata, creando così la possibilità di un futuro migliore sia per Israele sia per i palestinesi”. Lo afferma in un messaggio in lingua inglese il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

Ore 6.30 – Il Consiglio di Sicurezza Onu chiede la fine degli attacchi huthi nel Mar Rosso – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che condanna gli attacchi degli huthi dello Yemen sulle navi nel Mar Rosso e ne chiede la fine “immediata”. “Gli huthi cessino immediatamente tutti questi attacchi, che impediscono il commercio globale e minano i diritti e le libertà di navigazione, nonché la pace e la sicurezza regionale”, si legge nella risoluzione, elaborata da Usa e Giappone e adottata con 11 voti a favore e l’astensione di Russia, Cina, Mozambico e Algeria.

 

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