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Scontri tra l’esercito iracheno e i manifestanti nella regione petrolifera del sud: 9 morti

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Credit: Getty Images

La regione di Bassora è un hub fondamentale per le esportazioni di petrolio, che corrispondono a più del 95 per cento delle entrate del governo di Baghdad. Le proteste vanno avanti da più di una settimana

Da oltre una settimana il sud-est dell’Iraq è sconvolto dalle proteste: i manifestanti chiedono lavoro per i giovani e accesso a elettricità, acqua e altri servizi di base in tutto il territorio.

S&D

Ad oggi, ci sono stati 9 morti e decine di feriti a seguito degli scontri tra i manifestanti e l’esercito.

Le proteste sono iniziate nella città di Bassora, che si trova nell’omonima provincia, e in breve tempo si sono estese anche alle province di Maysan, Najaf, Baghdad, Karbala, Babil, Wassit, Diwaniyah e Dhi Qar.

A dare la notizia è stata l’emittente curda Shafaq news.

I primi manifestanti sono morti negli scontri con l’esercito iracheno nella città di Samawa mentre cercavano di assaltare un tribunale locale.  In risposta all’assalto, la polizia ha aperto il fuoco sulla folla.

Secondo quanto riferito dall’emittente localei manifestanti hanno anche fatto irruzione nell’aeroporto locale, provocando disagi nei voli, e hanno assaltato il consiglio provinciale.

Negli scontri del 15 luglio sono rimasti uccisi anche altri 3 manifestanti nella città di Al Amara, capoluogo del governatorato di Maysan.

Secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento provinciale della sanità, Ahmed al Kanani, “le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti”.

Il primo ministro iracheno, Haider Al Abadi, ha dovuto lasciare in anticipo il vertice Nato di Bruxelles per far fronte alle proteste.

Il premier, che guida un governo provvisorio in attesa della formazione di un nuovo governo, ha dispiegato l’esercito nella città di Bassora.

Alcuni reparti dell’esercito sono stati schierati a protezione del giacimento petrolifero di Majnoon, che si trova a circa 40 chilometri a nord di Bassora, e al confine con il Kuwait.

Bassora, nel sud dell’Iraq, è un hub fondamentale per le esportazioni di petrolio, che corrispondono a più del 95 per cento delle entrate del governo di Baghdad.

Il premier ha detto ai militari di “non sparare sui manifestanti pacifici” e si è impegnato a investire 3 miliardi di dollari per implementare i servizi nella regione di Bassora.

Alcuni giorni fa, il più importante religioso sciita iracheno, l’ayatollah Ali Al Sistani, aveva espresso la sua “solidarietà ai manifestanti, che fanno i conti con una totale mancanza di servizi in una estate torrida”.

Intanto, la compagnia petrolifera irachena Basra Oil ha annunciato l’assunzione di 10mila persone nel sud del paese con l’obiettivo di fermare le proteste in corso nella provincia di Bassora.

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