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Home » Esteri

Iran, quattro condanne a morte per manifestanti in piazza dopo l’omicidio di Mahsa Amini

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Più di 300 persone sono state incriminate per le proteste di Teheran innescate dalla morte di Mahsa Amini, di cui quattro accusate di un reato che comporta la pena di morte, ha affermato lunedì in un comunicato la magistratura iraniana. Il crimine in questione è il Muharebeh, letteralmente “guerra contro Dio”, previsto dalla Sharia e dal codice penale iraniano per chi “usa un’arma per terrorizzare la società e le persone, ferire agenti di sicurezza, appiccare il fuoco e distruggere proprietà pubbliche e governative con l’intento di sconvolgere la sicurezza del Paese e affrontare il sacro sistema della Repubblica islamica dell’Iran”, secondo le parole del procuratore di Teheran Ali Salehi.

S&D

Dal suo ufficio la segnalazione che “sono state emesse incriminazioni per 315 persone” con l’accusa di “congregazione e collusione con l’intenzione di agire contro la sicurezza del Paese”, “propaganda contro il sistema” e “disturbo dell’ordine pubblico”. È il pugno duro delle forze di sicurezza iraniane contro chiunque provi a manifestare dissenso in seguito all’omicidio Amini, la donna picchiata a morte dalla “polizia morale” perché non aveva indossato correttamente il velo. La violenza di strada ha provocato decine di morti, soprattutto tra i manifestanti ma anche tra le forze di sicurezza, e centinaia sono stati gli arresti. Il capo del dipartimento di Giustizia della provincia di Alborz, a ovest di Teheran, ha inoltre aggiunto che 201 manifestanti sono accusati di aver avuto contatti con i servizi segreti stranieri.

Una repressione che non guarda in faccia a nessuno ed è arrivata a coinvolgere anche i bambini: uccisi, picchiati o messi in centri di rieducazione, al punto da richiedere un intervento delle Nazioni Unite: “Esortiamo vivamente l’Iran a rispettare i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani , in particolare quelli previsti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia . Questo inizia con l’obbligo fondamentale di tutelare il diritto alla vita dei bambini in ogni circostanza”.

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